Pedro Almodovar presenta Gli amanti passeggeri

Uscirà il 21 marzo prossimo la nuova commedia del regista spagnolo che torna al mood degli esordi raccontando la storia di un disastroso viaggio in aereo; "Celebro la vitalità degli anni '80", ha detto oggi in conferenza, durante la quale ha anche dato qualche consiglio al nuovo Papa.

Anche per Pedro Almodòvar torna la primavera e non è una questione meteorologica. Accantonati gli umori noir delle ultime pellicole, il cineasta spagnolo si ritrova a dirigere una commedia e con Gli amanti passeggeri, in uscita italiana il prossimo 21 marzo, grazie a Warner Bros che distribuisce in 300 copie, si 'riappropria' del mood degli esordi, quando bastava un gazpacho drogato per lasciare che i personaggi delle sue storie grottesche e coloratissime venissero travolti da un insolito destino. Lo abbiamo incontrato questa mattina a Roma assieme a buona parte del cast dell'ultimo lavoro, una pellicola ambientata a bordo di un aereo che sta per schiantarsi. Spinti dalla situazione di pericolo, l'equipaggio e i passeggeri aprono l'un l'altro il proprio cuore, con esiti imprevedibili. Affiancato da Blanca Suàrez, la giovane amante di uno dei passeggeri, Carlos Areces, il pagliaccio triste di Ballata dell'odio e dell'amore, qui nei panni di uno steward omosessuale (come gli altri due colleghi e i piloti) e Miguel Ángel Silvestre, lo sposo in viaggio di nozze che porta con sé una preziosa quantità di mescalina, Almodòvar ci ha parlato di politica e religione, soffermandosi sull'elezione del nuovo Papa Francesco I, e di questo tuffo nel passato, alla riscoperta di una vena comica, a quanto pare mai sopita.

Pedro, cosa ti ha spinto a dirigere una commedia come questa? Pedro Almodòvar: Ormai l'unico sport che mi concedo è quello di camminare per le strade di Madrid e in questi ultimi anni sono stato spesso fermato dalla gente che mi chiedeva di tornare a fare film leggeri. Mi dicevano di aver riso tantissimo con me e questa richiesta è rimasta nel mio cuore. Certo, non sono un negoziante che propone una merce, e mi sono deciso a fare questo passo solo quando ho avuto una buona sceneggiatura tra le mani. A quel punto mi sono lanciato con entusiasmo. Mi sono chiesto se fosse possibile recuperare quei temi che avevo affrontato negli anni '80 e da cui, per una naturale evoluzione, mi ero un po' allontanato e mi sono detto che avrei potuto farcela. Questo film è un tributo a quel decennio che è stato così importante per tutti noi. In Spagna questo è il periodo peggiore dall'avvento della democrazia, non sono un nostalgico, ma ricordo quell'esplosione della libertà e mi manca molto, sì.

Quanto hai voluto parodiare i film catastrofici sui disastri aerei?
Non direi di avere avuto esperienze estreme a bordo di un aereo e non so cosa succede di particolare in certi frangenti. La mia intenzione era quella di riunire un gruppo di persone in un luogo chiuso da cui non potevano uscire, e aumentare così la tensione fra loro. L'unico modo che avevano per potersi divertire e per superare la paura della morte era quello di parlarsi, di comunicare attraverso la parola. Ci sono molte sequenze in cui compare il telefono, inoltre gli schermi che si vedono sull'aereo sono tutti spenti; volevo in un certo senso sottrarre alla TV il potere di raccogliere le confessioni. Solo la parola crea relazioni tra le persone.

Eppure dopo l'11 settembre l'aereo è diventato un "luogo" cinematografico molto pauroso, passaci il termine...
E' passato un tempo sufficiente per poter parlare con ironia dell'argomento.

In queste ultime ore si è parlato tanto dell'elezione del nuovo pontefice, che idea ti sei fatto al riguardo?
Lasciamogli fare qualcosa prima di criticarlo. Al momento l'unica cosa su cui posso esprimermi da regista è la recitazione al momento della sua comparsa alla finestra, ma non saprei dirvi molto, se non che ha un passato come tutti noi. Detto questo, si inserisce nel solco di una certa continuità e questa non è una buona notizia. Per la Chiesa la sfida più grande è quella di diventare contemporanea, cosa che non è mai riuscita ad attuare. Se vuole, posso dargli due consigli: il primo, per favore, per favore, innalzi le donne allo stesso livello degli uomini. Se una donna decide di intraprendere una carriera che richiede dedizione assoluta come quella religiosa, deve avere accesso ai miracoli del perdono e della consacrazione, che si ottengono con la confessione e con la comunione. Punto secondo, dia scacco matto al celibato. Una decisione del genere farebbe scomparire lo spettro degli abusi sessuali. Non solo, ma se i religiosi venissero a contatto con il sesso, questa esperienza li accosterà agli altri, facendogli comprendere meglio ciò che al momento capiscono solo a livello teorico. E in vista di una normalizzazione completa, dovrebbe concepire il matrimonio in tutte le sue combinazioni, cioè uomo-donna, uomo-uomo e donna-donna. Oltre questo non si può andare, ma tre combinazioni sono meglio di una.

A proposito di combinazioni, i personaggi del film sono piuttosto disinibiti in tema di sesso, anche grazie all'aiuto di alcol e droga...
Ho sempre considerato il sesso come una celebrazione della natura e in questo film la catarsi erotica mi sembrava il modo più appropriato per consentire ai personaggi di salutare la vita.

Il momento che stiamo attraversando non è dei migliori, questo disastro aereo che si cerca di evitare in tutti modi è una sorta di metafora della vostra situazione politico-sociale?
Certo e lo si vede molto chiaramente. C'è un viaggio senza destinazione, l'aereo che gira in un'ellisse, l'atterraggio forzato. La commedia pretende che tutti si salvano, ma nella realtà non sappiamo se atterreremo e chi prenderà in mano il comando della situazione, vivo tutto questo con grande incertezza.

E da vicino di casa, come giudichi i risultati elettorali italiani?
Non mi azzardo a dare opinioni, non conosco la vostra situazione nel dettaglio, ma certo è che l'ingovernabilità non è mai buona. Temo che anche in Spagna, in caso di elezioni, assisteremmo alla stessa frammentazione e ad una scomparsa del bi partitismo. Noi, però, non abbiamo un Beppe Grillo.

Anche in questo, come in altri tuoi film, si parla di morte, attraverso il ruolo della sensitiva Bruna (Lola Dueñas)...
Non sono credente, non sono praticante e non ho il dono della fede. Mi piacerebbe credere in un aldilà, ma non ci riesco. Proprio per questo temo la morte e da quando mia madre è scomparsa non c'è giorno in cui non ci penso. Non la accetto, non la comprendo ed è un problema. Però come soggetto è un elemento eterno.

Nel film troviamo Antonio Banderas e Penelope Cruz in due piccole parti, come mai li hai voluti con te?
Volevo che dessero il benvenuto al pubblico, che dicessero, 'Questo è il nuovo film di Pedro, speriamo che vi piaccia'.

Una domanda agli attori, per avere qualche dettaglio in più sul lavoro con Pedro Almodovar... Blanca Suàrez: Si è trattata di un'esperienza particolare, speciale, peccato che sia durata solo due settimane. Pedro è aperto, ti ascolta, se serve modifica le battute in corso di scrittura e ha chiaro il pensiero del personaggio. Mi sono sentita molto sicura durante le riprese.
Carlos Areces: Non avrei mai potuto dire di no a Pedro. Insieme abbiamo formato una squadra eccezionale, lavorando ininterrottamente. Pedro non ti lascia spazio per l'improvvisazione, ma crea cose nuove per il tuo personaggio. A volte a malincuore bisogna rinunciare a delle battute che sono da antologia.
Miguel Ángel Silvestre: Pedro è un regista libero, ti dà i suggerimenti giusti, ama intervenire, ti manipola, ti fa essere vulnerabile e quindi più spontaneo.
Pedro Almodòvar: Non voglio passare come il dittatore di turno, lo capisco che ci restano male se mi trovo a tagliare qualche scena, ma tanto il percorso fatto resta comunque nel personaggio.

Pedro, stai già lavorando al prossimo progetto?
Sì, ma non ho ancora scelto, so solo che non sarà una commedia.