Recensione Capodanno a New York (2011)

Padre artistico della commedia sentimentale più citata degli ultimi anni, Garry Marshall elargisce romanticismo in grandi quantità, distogliendo lo spettatore dalla povertà delle singole vicende per inondarlo di luci e commozione.

Midnight in New York

Chi vive a New York adora esserci e chi non ci vive sogna di andarci almeno per un giorno. Magari a Capodanno per festeggiare in Times Square assieme ad altre migliaia di persone. Una donna, Claire (Hilary Swank), neo eletta Vice Presidente del Times Square Alliance, deve vigilare affinché la cerimonia della palla luminosa fili liscia come l'olio. Il suo cuore soffre per una 'ferita' che ancora sanguina, ma lei continua a fare buon viso a cattivo gioco. All'ombra dello skyline si muovono anche Randy (Ashton Kutcher), fumettista depresso, che per una sorta di contrappasso è costretto a vivere le ultime ore del 2011 chiuso in ascensore con Elise (Lea Michele), e Ingrid, segretaria disperata che molla il lavoro per esaudire una lunga lista di desideri inespressi, facendosi aiutare dal giovane Paul. A proposito di giovani, la nipotina di Paul, Hailey (Abigail Breslin), quindicenne desiderosa di dare il suo primo bacio a Seth, deve disubbidire alla madre Kim per scappare alla transenna della 54.ma e realizzare il proprio sogno. Di contro Kim dovrebbe pensare alla sua vita sentimentale e a quello strano appuntamento che l'attende a Mezzanotte. Una Mezzanotte che potrebbe essere speciale per Tess (Jessica Biel) e Grace (Sarah Paulson), due donne in attesa di partorire (anche) per mettere le mani sui venticinque mila dollari che vengono regalati al primo nato dell'anno. Ma nell'ospedale in cui lavora l'infermiera Aimee (Halle Berry) c'è anche chi, come Stan (Robert De Niro), sa che ha poco ancora da vivere e cerca qualcuno con cui condividere quel momento; magari sentendo gli echi lontani del grande concerto che la popstar Jensen (Jon Bon Jovi) sta regalando al pubblico di Times Square. Con un pensiero particolare rivolto alla chef Laura, che lui ha osato lasciare a pochi giorni dalle nozze.


Chiariamo subito un punto: Capodanno a New York non è la versione americana del cinenepanettone, un paragone talmente ardito da risultare privo di ogni fondamento. Quella di Garry Marshall infatti è una rom com a tutti gli effetti, senza sguaiataggini e con fiumi di buoni sentimenti e stupisce che si sia solo pensato di poter accomunare due prodotti tanto distanti. Detto ciò, questo non significa che Marshall abbia centrato il bersaglio come gli era già capitato con l'ormai leggendario Pretty Woman. Altri tempi, altri interpreti e soprattutto, altra storia, certamente costruita per il lieto fine, ma mai sdolcinata. Padre artistico di una delle commedie romantiche per antonomasia, in questa sua ultima fatica cinematografica Marshall non riesce proprio a mantenere il giusto tono, realizzando esattamente quello che ci si aspettava: un film di corto respiro, con pochissimi guizzi, utile soprattutto per 'ripassare' le strade e gli spazi più famosi di New York, come si fa davanti ad un Bignami.

Mutuando la struttura di Appuntamento con l'amore, cast composto rigorosamente da star, un avvenimento ben preciso che rappresenta il cuore del racconto, il regista elargisce romanticismo in grandi quantità, distogliendo lo spettatore dalla povertà delle singole vicende per inondarlo di luci e buoni sentimenti. Da caustica voce di Lisa Simpson Yeardley Smith diventa una sorta di Cupido per l'imbranato Josh Duhamel, Sarah Jessica Parker è una madre un po' troppo pantofolaia (anzi, perennemente in zoccoli) preoccupata che la figlia diventi una macchina da guerra come Carrie Bradshaw ('Tu però ti divertivi', rimarca giustamente la ragazza), mentre Michelle Pfeiffer viene scarrozzata in Vespa dal volenteroso Zac Efron (che non è esattamente Gregory Peck in Vacanze Romane). C'è perfino la regina indiscussa della commedia sentimentale, quella Katherine Heigl vittima degli strali di Mila Kunis in Amici di letto, dichiarazione d'intenti più che chiara da parte del regista.
Film di qualità non eccelsa, quindi, Capodanno a New York è quel genere di commedia detestata dai cinici, che la ritengono fasulla e melensa, e (naturalmente per i motivi opposti) apprezzata dai romantici cronici, felici di sapere che almeno un giorno all'anno, nella città più cinematografica del mondo, tutti possono avere tutto. La verità, in questo caso, non sta nel mezzo, perché la pellicola è effettivamente un deludente prodotto sentimental-popolare che, seppur ben orchestrata nelle varie storie che si intrecciano, non possiede né arguzia né leggerezza, riservando un solo (blando) colpo di scena in un epilogo che è il trionfo dell'happy ending, senza se e senza ma. Pur nella sua mancanza di originalità, il film non sarebbe neanche tanto detestabile, ma raramente nello script si trova quel giusto equilibrio tra sentimento e sorriso, certo mai facile da trovare, anche se in tal senso nella recente storia di un certo cinema 'leggero' gli esempi virtuosi non mancano. La palla di Times Square diventa il simbolo di un'umanità in attesa e poi finalmente liberata, a caccia di seconde occasioni o di un bacio da scoccare a uno sconosciuto. Un messaggio sicuramente edificante che nel finale viene ulteriormente caricato con enfasi moraleggiante. I titoli di coda, un montaggio degli errori più divertenti del cast, sono senz'altro il momento più riuscito o almeno quello più spiritoso di tutta la pellicola. E anche questo dovrebbe suggerire qualcosa.

Movieplayer.it

2.0/5