Mark Andrews e Katherine Sarafian ci presentano Ribelle - The Brave

Interessante faccia a faccia con il regista e la produttrice del nuovo film d'animazione Disney-Pixar, la storia di una principessa scozzese che rompe ogni regola pur di cambiare il suo destino; 'Cosa amiamo della Pixar? Sono artisti, non affaristi', ci hanno raccontato.

E' una principessa coraggiosa e indomita la protagonista del tredicesimo lungometraggio Disney-Pixar, Ribelle - The Brave, in uscita nazionale il prossimo 5 settembre, anche in versione Disney Digital 3D e già in vetta al box office americano. Grandi occhi blu e fulva capigliatura, Merida, figlia di Re Fergus e della Regina Elinor, non è fatta per contemplare il suo regno in Scozia e per partecipare ai noiosi rituali di corte, ma desidera essere un'arciera, libera di scorrazzare per la foresta con il suo cavallo Angus. Quando la madre organizza un torneo tra i primogeniti degli altri clan, allo scopo di individuare il futuro consorte di Merida, la ragazza si sente in trappola. Restia ad ogni limitazione e forte della sua bravura nel tiro con l'arco Merida riesce a rimandare le nozze e cerca aiuto in una buffa strega intagliatrice di legno. L'incantesimo che avrebbe dovuto cambiare il cuore di sua madre, scatena invece una misteriosa maledizione che la giovane riesce a sconfiggere solo facendo appello a tutto il suo coraggio. Diretta inizialmente da Brenda Chapman, la pellicola è stata poi completata da Mark Andrews, già collaboratore di Brad Bird (Gli Incredibili), che ha firmato la sceneggiatura assieme a Steve Purcell e Irene Macchi. Assieme al regista e alla produttrice Katherine Sarafian abbiamo parlato a lungo di questo innovativo lungometraggio.

Com'è nato il progetto di Ribelle? Katherine Sarafian: la storia è nata da un'idea di Brenda Chapman che ha raccontato il rapporto con la figlia di 6 anni, una bambina ribelle e vivace. Si è chiesta come sarebbe diventata da adolescente e come sarebbe cambiato il loro rapporto, decidendo così di costruire questa favola. Mano a mano tutti noi abbiamo dato il nostro contributo, Mark ha quattro figli, tre maschietti e una femmina, proprio come re Fergus, io ho dei figli, quindi nello svilupparsi della storia abbiamo inserito le nostre esperienze personali.

Quali sono state le grandi innovazioni che questo film ha portato nel mondo della Pixar? Mark Andrews: la sfida era quella di poter raccontare una storia ambientata in un tipico e ruvido paesaggio scozzese. C'erano tutti gli elementi che il computer odia: gli alberi, la nebbiolina, i tessuti, i capelli, l'acqua, insomma quelle cose organiche che difficilmente una macchina riesce a rendere. Un computer, lo sapete, funziona a meraviglia quando si tratta di linee e numeri. Siamo riusciti nell'impresa, certo, ma non è stato semplice farlo nel modo in cui volevamo. Abbiamo dovuto mettere mano e cambiare il software da cima a fondo per poter rivitalizzare e ammodernare tutto.

I capelli di Merida sono probabilmente l'aspetto che resta maggiormente impresso della sua figura e immaginiamo che sia stato difficile rappresentarli in maniera così naturale. Come ci siete riusciti? Mark Andrews: abbiamo preso a schiaffi tutti, urlandogli contro.
Katherine Sarafian: non è vero (ride). I capelli dovevano essere importanti perché identificavano Merida, facevano capire chi fosse ancora prima che lei iniziasse a parlare. Abbiamo mostrato i disegni al team tecnico e avrebbero voluto nascondersi da qualche parte, poi però si sono messi a lavorare sodo. Ci sono voluti due anni per sviluppare la tecnologia in grado di rendere in maniera così naturale il capelli. Il bello di lavorare alla Pixar è che si imparano cose nuove da ogni film fatto in passato. Gli Incredibili, Monsters and Co., Ratatouille, ci hanno dato l'opportunità di rappresentare sempre meglio tessuti, oggetti, il movimento, i capelli. Per questo c'è da elogiare tutta la crew.

Chi vi vede dall'esterno immagina che voi siate dei privilegiati a lavorare con Pixar, il luogo dei sogni e della fantasia. In due parole, cosa vi piace del vostro lavoro e qual è l'aspetto che vi fa invece più imbestialire? Mark Andrews: ci provo, ma non ho due parole. Quello che mi piace è che anche i grandi capi sono degli artisti, non sono affaristi in giacca e cravatta e avendo lavorato per altre case di produzione mi è capitato di imbattermi in gente del genere. La compagnia è formata da scrittori, gente che conosce questo mestiere, che si è sporcata le mani e che ha realizzato qualcosa di importante e concreto. Ecco cosa amo della Pixar. Odio invece che si considerino i film d'animazione come dei prodotti minori, fatti solo per bambini e di conseguenza che il regista di film d'animazione sia ritenuto inferiore ad un regista classico. Forse non ci si rende conto che si incontrano le stesse difficoltà che si trovano sul set di un film in live action, anche se io materialmente non sono sul set a dirigere gli attori sotto un sole rovente.
Katherine Sarafian: l'unica cosa che è frustrante, lavorando per la Pixar, è vedere quanto sia difficile portare a termine un progetto, anche se all'apparenza tutto sembra essere filato liscio e senza intoppi o sbavature. Per fare un esempio, ci sono voluti sei anni per completare Ribelle. Capite? Anche se è una cosa che noi amiamo fare, alla fine ci si stanca molto.

Che questo non sia un film solo per bambini è dimostrato dal ritmo forsennato di alcune sequenze. Lo avete pensato così? Mark Andrews: certamente. E' un film ricco di energia, carico di azione e di avventura e in poco tempo abbiamo dovuto condensare tantissimi elementi, per questo è stato necessario mantenere un ritmo abbastanza veloce.

E anche i temi trattati hanno un certo spessore, con momenti anche abbastanza paurosi...
E' un film che narra in particolare del passaggio dall'adolescenza all'età adulta. E' normale che ci siano dei momenti bui, è la posta in gioco se si vuole lanciare un messaggio, specialmente ai più piccoli. Non si tratta di far imparare una lezione, ma di mostrare a un ragazzino che le scelte di Merida potevano avere delle ripercussioni pesanti sulla famiglia. Identificandosi in Merida e nella paura che prova davanti alla possibilità che la madre non torni più ad essere la stessa di prima per colpa sua, il ragazzino sa che non dovrà mai comportarsi in questa maniera con i propri genitori. Tutto questo però viene raccontato in stile Pixar, cioè con tanto cuore e comicità.

Il film è dedicato alla memoria di Steve Jobs... Katherine Sarafian: e questo è il primo film uscito da quando Steve è morto. Dedicarglielo è il nostro modo per ringraziarlo dell'esistenza della nostra società. Ha visto i primi momenti della preparazione di Ribelle ed era orgoglioso di quello che stavamo facendo e spero che lo sarà anche adesso. Ci manca molto.