Recensione Thérèse Desqueyroux (2012)

Non si può dire che Thérèse Desqueyroux potrà essere ricordato come una delle opere più rappresentative di Claude Miller, ma come un onesto adattamento che manca di incisività e pathos.

Libertà ad ogni costo

Si è chiusa con un omaggio la 65ma edizione del Festival di Cannes, con l'ultimo film di Claude Miller, finito di montare pochi giorni prima della morte del regista avvenuta lo scorso 4 Aprile, proiettato a conclusione di una retrospettiva a lui dedicata.
Thérèse Desqueyroux, questo il titolo del film tratto dall'omonimo romanzo di Francois Mauriac, è ambientato nella zona di Bordeaux durante gli anni '20, in un periodo ed un luogo in cui i matrimoni erano organizzati con lo scopo di accrescere i propri possedimenti, unendo famiglie confinanti. E' quello che accade anche alla protagonista Thérèse Larroque, fin da giovanissima destinata al matrimonio con Bernard; ma lo spirito più moderno della donna fa fatica ad accettare questa situazione e, sentendosi imprigionata in una vita opprimente, decide di ricorrere a soluzioni estreme per liberarsi.

Quello tra Thérèse e l'ambiente che la circonda è un contrasto messo in scena sin dal prologo del film, ambientato sei anni prima del corpo principale dell'opera di Miller, i cui dialoghi definiscono sì la voglia di libertà della ragazza, ma già distendono su di lei l'ombra del futuro matrimonio. Una scelta che fin da subito caratterizza la protagonista come al di fuori del suo tempo, definendo il tono tragico della sua vita e del film che la racconta.
E' Audrey Tautou a dare il volto alla protagonista di Thérèse Desqueyroux e l'attrice francese riesce a trasmettere il suo disagio interiore e la sua sofferenza per una vita da cui si sente intrappolata, rendendo con drammatica efficacia anche lo sguardo spento di chi si è ormai arreso alle difficoltà. Anche le interpretazioni dei comprimari, a cominciare da Bernard/Gilles Lellouche, risultano non disprezzabili, pur nei limiti di personaggi meno articolati di quello che dà il titolo al film.
E' purtroppo dal punto di vista della costruzione complessiva che l'ultima opera di Miller difetta, procedendo stancamente tra le fasi successive della sofferenza della sua protagonista, accompagnando lo sviluppo narrativo ad una messa in scena anonima e senza slanci che tiene a distanza lo spettatore e non riesce a fargli provare empatia per Thérèse.
Ciò che invece funziona è la ricostruzione dell'ambientazione e del periodo storico, con scenografie precise ed una buona cura dei dettagli, ma inserite in un contesto visivo che non si discosta di molto da quello di una media fiction nostrana.
Con questi presupposti, non si può dire che Thérèse Desqueyroux sarà ricordato come una delle opere più rappresentative dell'autore francese, ma come un onesto adattamento che manca di incisività e pathos.

Movieplayer.it

2.0/5