Recensione Fratelli in erba (2009)

Bill e Brady sono due gemelli diversissimi: l'uno professore, l'altro spacciatore. Il personale equilibrio su cui hanno cercato di impostare le rispettive vite non è però così facile da mantenere, come ci suggerisce in maniera divertente e anche profonda il film.

La tragicommedia della vita

Sarà capitato a tutti di chiedersi perché siamo come siamo, se è colpa, o merito, nostro, se sono state le esperienze che abbiamo attraversato a forgiare il nostro carattere o se era tutto deciso dalla nascita, e non abbiamo mai avuto voce in capitolo. Forse si tratta di una combinazione di tutte queste cose, o almeno è quello che Tim Blake Nelson sembra volerci dire attraverso i personaggi di Bill e Brady Kincaid, gemelli identici nell'aspetto ma quanto più possibile diversi nella sostanza. Entrambi hanno dovuto affrontare la morte del padre da bambini, e una figura materna restia ad abbandonare le istanze sessantottine. Ma mentre Brady è rimasto nella cittadina natale dell'Oklahoma ed è diventato il coltivatore della migliore erba dello Stato, Bill è diventato professore di filosofia classica alla Brown University, dove è idolatrato dalle sue studentesse (nonché molestato dalla più intraprendente) e può ignorare senza troppi rimorsi la propria famiglia. Questo finché non gli giungerà la notizia della morte del fratello, assassinato con una balestra ("arma inspiegabilmente popolare dalle mie parti"): Bill si vedrà quindi costretto a tornare a Little Dixie, solo per trovare Brady vivo e vegeto, reo confesso di aver escogitato il macabro espediente al solo scopo di convincere il fratello a tornare a casa. Nei piani di Brady, infatti, il fratello dovrà fingersi lui in quel di Little Dixie, in special modo nelle visite alla madre, che nel frattempo ha abbandonato il movimento hippy e si è auto reclusa in una casa di riposo, in modo da lasciarlo libero di recarsi a Tulsa indisturbato. I debiti che ha contratto per allestire la coltura idroponica, suo orgoglio e vanto, lo hanno messo infatti in una brutta situazione con Pug, signore della droga dello Stato, e il viaggio in città rappresenta l'unica speranza di risolverli. Dapprima comprensibilmente restio, Bill si lascerà convincere ad assecondare il folle piano, anche grazie all'incontro con l'affascinante Janet, esperta di letteratura e di pesca a mani nude.

Da Fratelli in erba ci si può aspettare che sia una classica commedia degli equivoci, dove le figure dei gemelli costituiscono l'espediente per dare vita a gag e situazioni paradossali in cui, alla fin fine, ognuno dei due scopre di avere più cose in comune con l'altro di quanto ci si potesse aspettare. E in un certo senso è così, ma il film di Tim Blake Nelson è anche qualcosa di più. A una prima parte decisamente improntata alla comicità, in cui dissertazioni su Platone e excursus sulle meraviglie della cannabis danno vita a un contrasto stridente, esaltato dalla naturalezza con cui Edward Norton padroneggia i due ruoli paralleli, fa seguito un repentino cambio di registro, perché la tragedia irrompe senza alcun preavviso in quello che doveva essere soltanto un gioco, magari un po' pericoloso, si, ma pur sempre un gioco. Il coraggio del film sta nell'aver saputo creare una commistione così onesta e credibile di commedia e dramma: gli stessi personaggi che ci fanno ridere si dimostrano disposti alla violenza, anche premeditata, eppure non si ha la sensazione di avere a che fare con dei pazzi, o con qualcuno che si è sempre finto ciò che non era. Bill, e Brady, e l'amico Bolger sono contraddittori, come è contraddittorio chiunque abbia dei principi ma, essendo semplicemente umano, non ha la forza e la possibilità di essere alla loro altezza, sono persone che, come tutti, non hanno l'assoluto controllo della propria vita e devono arrangiarsi al loro meglio per far fronte ai guai. Oltre che alla sceneggiatura, molto attenta a delineare la complessa personalità dei personaggi, fatta degli indispensabili stereotipi e insieme tratteggiata con grande sensibilità, attraverso i diversi passaggi narrativi, il merito della riuscita della pellicola va anche al cast. E' quasi superfluo ormai sottolineare l'eclettismo di Eddie Norton, che per questa doppia interpretazione non ha lasciato nulla all'improvvisazione, dalle posture agli accenti, riuscendo a non essere mai caricaturale, mentre Susan Sarandon spicca per intensità comunicativa nonostante il ruolo minore.

Ennesima vittima di una traduzione italiana pressappochista, Fratelli in erba era in originale Leaves of Grass, titolo di una raccolta di poesie di Walt Whitman che ha grande importanza anche nell'incontro tra Janet e Bill. Perché, come impietosamente nota Janet, il mondo in cui Bill cerca di vivere è costruito sulle sue regole, mentre la vita vera di regole non ne ha e chiede solo di lasciarsi vivere. Possiamo capirlo guardandone i lati tragici, o quelli comici, oppure entrambi, come ci suggerisce il film.

Movieplayer.it

3.0/5