Recensione Il ministro (2011)

Orginale e incisiva, la pellicola di Pierre Schöller offre un ritratto credibile ed appassionante del lavoro, delle contraddizioni e delle idiosincrasie di un alto funzionario governativo.

La solitudine del ministro

Un gravissimo incidente nelle Ardenne. Vittime numerose, quasi tutti ragazzi: al ministero dei trasporti arriva una telefonata a cui bisogna dare seguito, e così il ministro Bertrand Saint-Jean lascia il talamo nuziale e l'ultimo di una serie di incubi claustrofobici per raggiungere il luogo della tragedia. Dal confortare i genitori delle vittime e confortare la nazione sulle indagini in corso, al dover rispondere a domande sulla questione spinosa della privatizzazione delle ferrovie il passo è breve.
Così ha inizio una fase particolarmente stressante della carriera politica di Saint-Jean, e la narrativa, sorprendentemenete coesa e appassionante, de Il ministro - L'esercizio dello stato di Pierre Schöller.


Una sorta di compendio al chiacchieratissimo La conquete di Durringer, che affronta, con piglio biografico, la corsa al potere politico, l'ottimo L'exercise de l'Etat, portabandiera dei padroni di casa all'interno di Un certain regard 2011, si preoccupa invece di mostrare come funzionano le alte sfere dell'amministrazione pubblica, i retroscena di decisioni economicamente e socialmente ponderose, e le pressioni che si scatenano sulle persone a cui toccano le maggiori responsabilità - posto che, ovviamente, tali responsabilità vengano prese seriamente, come nel caso del ministro Saint-Jean, oppresso e a tratti schiacciato dalle sue incombenze e dalle sue preoccupazioni.

Rispetto alla superficialità e alla vuota ambizione ritratta in La conquete, la visione di Pierre Schöller è, per certi versi, indubbiamente più "rassicurante". L'uomo politico incarnato magnificamente da Olivier Gourmet, pur essendo tutt'altro che un eroe senza macchia, è un uomo solo, angustiato, ma è un uomo che prende sul serio il suo incarico e quello che rappresenta di fronte al popolo francese. Anche il paese e i suoi problemi non sono sullo sfondo, ma fanno parte del tessuto connettivo della pellicola, delle diurne battaglie e delle notturne angosce di Saint-Jean.

Altrettanto bene è costruito il film sul fronte della rappresentazione dei rapporti umani in uno scenario così difficile, con, in due ruoli chiave al fianco di Gourmet, il grande Michel Blanc, che intepreta il segretario personale del ministro, il suo fidato, storico braccio destro, e il laconico Sylvain Deblé, nei panni dell'autista appena ingaggiato con cui Saint-Jean instaura un'inattesa amicizia, che avrà risvolti inaspettatamente tragici. Entrambi, in un certo senso, vittime della vocazione di Saint Jean, e della sua irrimediabile solitidine.

Movieplayer.it

4.0/5