Recensione Rapunzel - L'intreccio della torre (2010)

La rivisitazione contemporanea (e non priva di umorismo) che la Disney opera della classica fiaba di Raperonzolo comprende una principessa niente affatto rassegnata a rinunciare ai suoi sogni di libertà e un protaonista maschile declassato da principe a ladruncolo dalle grandi speranze.

La rivincita di una bionda

C'era una volta una bella bambina, figlia di re, segregata in un'altissima torre da una strega cattiva, che tutti i giorni si arrampicava fin da lei scalandone la bionda chioma. La bambina, diventata adulta, venne poi salvata da un valoroso principe, con il quale visse per sempre felice e contenta. Questa, a grandi linee, la versione storica della fiaba di Raperonzolo, che, dai fratelli Grimm in avanti, ha vantato innumerevoli declinazioni. Fino ad arrivare a quella Disney, che agli elementi della tradizione sovrappone situazioni e personaggi decisamente contemporanei, a cominciare dalla protagonista che, smessi i panni passivi della vittima sacrificale, è una ragazza capace di far valere il fatto suo. Rapunzel si sarà anche mostrata obbediente fino ai diciotto anni, rimanendo buona nella propria torre come raccomandato da colei che crede sua madre, ma non appena nella sua forzata solitudine irrompe il ladro fuggiasco Flynn Rider, la giovane intravede l'occasione per conquistare la libertà. Tramortito l'intruso, Rapunzel gli strapperà una promessa: se lui la accompagnerà a vedere quelle misteriose luci che compaiono in cielo in occasione di ogni suo compleanno, lei gli restituirà il bottino. Uniti da questa fragile alleanza, i due intraprenderanno un avventuroso viaggio verso la capitale, verso quella notte magica in cui tutta la città commemora la principessa dai capelli d'oro, scomparsa in fasce e mai più ritornata, e, inconsapevolmente, anche verso un sogno più grande di tutti quelli che avevano fino ad allora immaginato.


Oltre all'aspetto e al retaggio nobile, quindi, della Rapunzel originale è rimasto ben poco: difficilmente, però, questa protagonista ingenua e sognatrice, ma la cui intelligenza e caparbietà compensano largamente la sua scarsa esperienza del mondo, farà rimpiangere la principessa di cui ci raccontavano nell'infanzia. D'altronde i tempi, al cinema forse ancor più che nella vita reale, sono cambiati, e le ragazze non sempre hanno voglia di aspettare un principe azzurro che le salvi; in questo caso è anzi Rapunzel a tirare spesso fuori dai guai Flynn, che dietro l'apparenza da spaccone nasconde un animo generoso ma anche fragile. Uno degli aspetti più riusciti del film è proprio la descrizione del rapporto tra i due protagonisti, che si evolve in maniera non banale: Rapunzel e Flynn non sono due caratteri opposti che, con la convivenza, scoprono di poter imparare qualcosa l'una dall'altro, e di poter (o dover) cambiare, ma sono persone affini che, per la prima volta, sperimentano l'occasione di essere se stessi, senza compromessi e senza incertezze. Altrettanto interessante è la figura di madre Gothel, la cui personalità ambigua, certamente malvagia ma in maniera tragicamente umana, ne fa un'antagonista degna della miglior tradizione disneyana. E degno della tradizione è anche l'aspetto umoristico della pellicola, garantito dal camaleonte Pascal e dal prode destriero Maximus, non particolarmente originali in quanto a design ma pur sempre simpatici, ma soprattutto dalla banda di criminali assortiti che dà vita a una delle sequenze musicali più riuscite di tutta la pellicola.

Per il suo cinquantesimo lungometraggio animato, la Disney riprende la strada della computer grafica, dopo il ritorno alla tradizione del disegno a mano utilizzato per La principessa e il ranocchio, e lo fa con ottimi risultati, specie per quel che riguarda la resa dei capelli di Rapunzel, veri e propri protagonisti della storia e giustamente resi con impressionante realismo. La tecnologia stereoscopica è utilizzata con pacatezza e non pecca di invadenza, ma riesce comunque a dare un significativo contributo in termini di spettacolarità alle sequenze più emozionanti della pellicola.
Forse non è la favola che i grandi si aspettavano di vedere, e che magari hanno già raccontato ai propri figli, ma Rapunzel - L'intreccio della torre rimane una bella storia, che, come quelle classiche, può parlare a tutti, e che sa far ridere e commuovere anche grazie alla sua attualità. E' un film che piacerà a chiunque abbia, o abbia avuto, dei sogni, perché insegna a non aver paura di realizzarli, e anche a non aver paura di farne di nuovi.

Movieplayer.it

3.0/5