Recensione Knockout - Resa dei conti (2011)

Nata come rilettura delle spy story, il film di Soderbergh finisce per essere un ibrido incapace di fissarsi nella memoria dello spettatore.

La ragazza con le pistole

Mallory Kane non è solo una donna molto bella, è anche uno degli agenti segreti più bravi e preparati del suo gruppo, un reparto specializzato nel compiere azioni che i Governi non possono autorizzare. Si è fatta largo in un mondo di uomini, a suon di colpi di karate, col piglio di chi non ha paura di nulla. Qualcosa, però, nonostante l'esito positivo dell'ultima missione non va come dovrebbe. L'ostaggio che è riuscita a liberare a Barcellona, un noto dissidente orientale, viene infatti misteriosamente assassinato qualche giorno dopo a Dublino. Una circostanza molto strana che induce Mallory a pensare che qualcuno l'abbia manipolata. La sua vendetta sarà spietata e colpirà i colleghi con cui ha lavorato per molto tempo, senza nessun ripensamento.


Strano destino quello del premio Oscar Steven Soderbergh, regista di grande talento visivo, in grado di creare dei piccoli gioielli di puro intrattenimento, ma a volte discontinuo nei suoi risultati. Non si sottrae a questa sorte neanche la sua ultima fatica cinematografica, Knockout - Resa dei conti, presentato nella sezione Competition - Special Screenings del 62.mo Festival di Berlino; una pellicola che nasce come rilettura moderna delle spy stories e finisce per essere un ibrido incapace di fissarsi nella memoria dello spettatore. Motivi di interesse per seguire questo film ce ne sarebbero a iosa: un cast stellare che comprende l'osannato Michael Fassbender (nel ruolo in verità piuttosto scarno del killer assoldato per uccidere Mallory), il redivivo Michael Douglas, un mefistofelico Ewan McGregor e il sempreverde Antonio Banderas, in versione genio del male e, non ultimo, l'esordio al cinema di un mito televisivo come Gina Carano, stella delle arti marziali miste, protagonista di American Gladiators, poche chiacchiere e tanti fatti. Se le sue botte ricordano per stile e intensità quelle di un Jean-Claude Van Damme, l'ingranaggio costruito su questa eroina dai muscoli d'acciaio è fin troppo sofisticato per riuscire ad esaltarla, trasformandola in un corpo estraneo. Non giova all'operazione orchestrata da Soderbergh il fatto che ad interpretare il film sia un'attrice acerba e poco espressiva, forse più a suo agio su un ring dell'MMA, che non davanti ad una macchina da presa.

A metà tra il trash degli action movie anni '80 e modelli più alti come Ipcress, citato dallo stesso regista come ispirazione, il lungometraggio in uscita italiana il prossimo 24 febbraio, sbaglia il bersaglio più di una volta, disperdendo l'indubbio potenziale della storia. Tutto ciò causato da una trama sfilacciata e dispersiva, per nulla solida nel suo svolgimento, che non permette un adeguato approfondimento dei personaggi, maschere eccessivamente leggere per sostenere un intreccio che dovrebbe stupire per i suoi colpi di scena, rari e male evidenziati. Il tutti contro tutti di Mallory perde forza in un tripudio di combattimenti corpo a corpo ai limiti dell'inverosimile, poco credibili scelte di sceneggiatura, scritta da Lem Dobbs, e situazioni soporifere, favorite da tempi narrativi troppo diluiti, dominati da silenzi affatto creativi. Soderbergh non riesce ad imprimere la giusta svolta nella storia, disperdendo il buon capitale della vicenda della protagonista, soprattutto nella prima parte quando i momenti chiave della sua vita vengono narrati attraverso un flashback poco chiarificatore e soprattutto non armoniosamente incastrato nel plot. Se per catturare l'attenzione del pubblico basta mettere in risalto le doti acrobatiche di una protagonista mascolina e 'muscolare', allora potrebbe anche essere sufficiente un prodotto come Knockout - Resa dei conti, ma da un film, seppur leggero, forse ci si dovrebbe attendere qualcosa di più. Si chiama emozione.

Movieplayer.it

2.0/5