La coppia Carell-Hathaway presenta l'Agente Smart

Tra le curiose richieste di The Rock, il menù della cena di Carell e i tacchi a spillo della Hathaway, si è svolta la conferenza stampa di presentazione al pubblico italiano di Agente Smart - Casino totale.

Curiosa l'istanza posta da Dwayne Johnson prima dell'inizio della conferenza stampa: "Il signor Johnson non vuole essere chiamato The Rock". Un rinnegamento del proprio passato da wrestler? Sarebbe un pò come se Totò volesse essere chiamato sig. De Curtis, o, per venire a tempi più recenti, se Shyamalan non volesse sentir nominare il proprio nome di battesimo Manoij Nelyattu, ma solamente lo pseudonimo anglosassone, M. Night.
Fatto sta che molto più comprensibile appare la richiesta di Anne Hathaway di non voler ricevere domande sulla propria travagliata vita sentimentale, finita sui giornali di mezzo mondo per i guai giudiziari del proprio ex compagno italiano, immobiliarista arrestato per frode negli Stati Uniti.

E se nei confronti della bella Anne la domanda sfugge comunque, ricevendo un no comment da Steve Carell, improvvisatosi suo agente personale, nessuno si azzarda ad interpellare con il suo vecchio nome d'arte il mastodontico Johnson. Che spiega così la questione: "Il mio obiettivo è avere una carriera piuttosto diversificata, non rimanere recluso in un genere particolare, cercare sempre nuove sfide. Era molto importante per me fare qualcosa di più che non solo film d'azione, per me è una cosa speciale e unica coinvolgere il pubblico, e credo con questo film di esserci riuscito".
Altri incroci con il belpaese grazie al protagonista di Agente Smart - Casino totale: il vero cognome di Steve Carell è Carelli. Così si chiamava il padre, prima di americanizzare il proprio cognome così come lo si legge adesso.
Il tono scanzonato dell'incontro è determinato anche e soprattutto proprio dalla vèrve di quest'ultimo, il quale, di fronte a una complicatissima domanda sulle citazioni delle serie tv alle quali l'attore ha già partecipato, che sarebbero sparse qua e là per la pellicola, risponde così: "Uhm, se ho capito bene la domanda, un pò contorta, lei mi sta chiedendo come ho mangiato ieri a cena? Bene! Il cibo italiano è fantastico, pensi che ho divorato un pesce che all'inizio credevo fossero melanzane!"

Ma a parte gli scherzi, tutti ci tengono a sottolineare il proprio enorme debito con la serie originale, generata dalla mente geniale e pazzoide di Mel Brooks. "Sono cresciuto guardando questa serie, e sono stato fortunato che la Warner mi abbia proposto di ri-immaginarla per il cinema odierno - ammette Charles Roven, uno dei due produttori - La prima cosa da fare era trovare un nuovo Agente Smart. Abbiamo da subito individuato Carell, che aveva già lavorato già in Una settimana da Dio. Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto 3-4 anni fa, e la fase di preparazione ha richiesto ben 9 mesi, perché dovevamo confrontarci con l'originale di Mel Brooks".
"Non volevo fare un'imitazione dell'originale però - dice Carell - volevo lasciarlo in pace, avrei fatto solamente una ricopiatura di qualcosa di già di per sé molto grande. Ho messo del mio per omaggiare un grande personaggio, ed era il modo migliore con cui mi potessi approcciare a questo progetto".

Un film che è dunque profondamente debitore alla serie alla quale si ispira, ma che è anche frutto di una grandissima capacità di ironizzare sul presente. Spiega infatti Segal, il regista: "Il progetto originale era ambientato durante la guerra fredda, con tutta una serie di battute ed una grande capacità di ironizzare sul presente. I riferimenti satirici sono stati trasportati al periodo odierno, il periodo post 11 settembre. E' per questo che abbiamo voluto inserire sequenze di satira sull'attuale amministrazione statunitense o sulle fobie oggi presenti quando si vola in aereo. Questo è anche un elemento di continuità con la serie originale".
Questo mix tra continuità ed innovazione scaturisce dal clima sul set, sempre in bilico tra una rigida scaletta da rispettare e la grande capacità d'improvvisazione di tutti gli interpreti. "Alcune scene seguono esattamente la sceneggiatura - ci racconta Carell - Ma è sempre bello avere più opzioni comunque, per cui abbiamo avuto sempre la possibilità di improvvisare. In fin dei conti, abbiamo pensato solamente a divertirci, per creare qualcosa che potesse veramente intrattenere".
Un film riuscito, dunque, che rilancia prepotentemente il confronto tra cinema comico e cinema drammatico: "La commedia non viene attesa prima dell'uscita come vengono attese le opere drammatiche - dice Michael Ewing, l'altro produttore presente in sala - E' fantastico percepire un'attesa anche rispetto alla commedia. La critica purtroppo arriva solitamente in un momento successivo, solo in seguito un film comico viene apprezzato dalla critica".
Sulla stessa linea si attesta l'affascinante Hathaway: "Le persone a volte sono restie nel dare fiducia al cinema comico, ma se si divertono sicuramente arrivano ad amare anche questo tipo di cinema. Ci sono commedie fantastiche nella storia, anche apprezzate dall'Academy e dalla critica, basti pensare a Meryl Streep e alla sua candidatura per Il diavolo veste Prada".

Conclusione scoppiettante, con Carell che si trova a rispondere su chi bacia meglio tra Johnson e la Hathaway, dato che nel film bacia entrambi per i più disparati motivi: "Sono entrambi baciatori fantastici, sia gli uomini che le donne mi invidiano che abbia baciato questi due esseri fantastici. Sono l'uomo più invidiato nel mondo ora che ci penso!".