Recensione La dura verità (2009)

Il film di Luketic deve la sua efficacia principalmente alla coppia Heigl-Butler: un'eroina sofisticata e romantica alle prese con un nacisista, sessista, cinico anti-eroe, che finirà per caderle ai piedi nonostante la "solidità" delle sue teorie.

La bionda e la 'bestia'

La battaglia dei sessi nel terzo millennio secondo secondo Robert Luketic vede protagonisti una donna in carriera, bellissima, intelligente e indipendente eppure costantemente in cerca del principe azzurro, e un uomo che abbraccia con orgoglio tutti gli stereotipi più irritanti e grossolani del maschio predatore e ne risulta vieppiù irresistibile per il gentil sesso. Le premesse di questo La dura verità e dello script firmato da un trio in rosa - Nicole Eastman, Karen McCullah Lutz e Kirsten Smith - non sono il massimo della plausibilità, ma a far funzionare i due personaggi ci pensa un tandem di interpreti azzeccati, bravi e sexy al punto giusto.

La nuova star della rom-com Katherine Heigl veste i panni di Abby, affermata produttrice televisiva che non si rassegna ad essere single e che riceve un brutto colpo quando i dirigenti del network impongono al suo show un ospite fisso davvero difficile da digerire: esuberante, volgare e maschilista, il bel Mike (Gerard Butler) è diventato una celebrità locale grazie al suo ruolo di spietato promotore della "dura verità" in materia di sentimenti - ovverosia, l'amore romantico non esiste, il maschio è un animale dalle esigenze molto semplici, interessato sostanzialmente a fornicare: quindi svegliatevi, signore, e filate in palestra a rassodarvi la mercanzia.
Costretta a coabitare suo malgrado con l'energumeno, Abby finirà per dare una chance alle sue teorie e conquistare così il suo uomo ideale, un aitante e sensibile medico; intanto, però, la regola degli opposti che si attraggono innescherà una certa attrazione tra lei e il suo sboccato mentore e i due saranno trascinati dalla passione verso l'inevitabile epilogo.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, se si esclude una certa carica provocatoria che certamente regala a La dura verità alcuni momenti decisamente spassosi. Ma a fare la parte del leone, lo ribadiamo, sono i due lead, soprattutto la Heigl, luminosa e trascinante, che si azzarda persino a fare il verso a Meg Ryan nella scena dell'orgasmo al ristorante (quello di Abby, però, non è simulato). Purtroppo i due protagonisti funzionano meglio singolarmente che in coppia, e questo alla lunga danneggia gli intenti della pellicola, che diverte molto nella prima parte, fino a che i due sono impegnati in siparietti personali, monologhi abrasivi o scenette slapstick, e convince meno quando allo spettatore viene chiesto di investire emotivamente nel loro improbabile romance.

Movieplayer.it

3.0/5