L'era legale a Torino 2011: quando il mockumentary fa riflettere

Il nostro incontro con Enrico Caria e Patrizio Rispo, regista e interprete della divertente favola sul finto sindaco che cambia Napoli; e al loro fianco si è presentato il vero primo cittadino partenopeo, Luigi De Magistris.

C'era anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris questa alla presentazione del divertente film di Enrico Caria, L'era legale, mockumentary godibilissimo sull'ascesa al potere di un illustre sconosciuto che combatte camorra e narcotraffico con coraggio, buoni sentimenti e un pizzico di incoscienza rivoluzionaria. Presentato al Torino Film Festival, nella sezione Festa Mobile - Paesaggio con figure, la commedia di Caria si avvale dell'interpretazione della star di Un posto al sole, Patrizio Rispo, e degli interventi di un gruppo di personaggi celebri del mondo della politica e della cultura, come il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, Renzo Arbore, Isabella Rossellini e la giornalista francese Marcelle Padovani, tutti chiamati a tessere le lodi di questo intrepido sindaco partenopeo che in dodici anni trasforma la sua Napoli in un simbolo di pulizia e legalità, attirando l'attenzione di mezzo mondo per i suoi metodi innovativi, ad esempio legalizzare la droga per sfiancare le bande di narcotrafficanti.

Signor sindaco, cosa pensa di questo film? Luigi De Magistris: Il film va visto perché è una novità assoluta. Attraverso l'ironia L'era legale racconta temi difficili, tanto per ribadire che con la cultura si riesce a mangiare, eccome.
Patrizio Rispo: Con la cultura partono le rivoluzioni. Con questo film vogliamo fare capire che Napoli non è solo camorra o immondizia. Subiamo violenze che non partono dalla città, perché il 90% dei cittadini sono persone perbene. Noi dobbiamo cambiare, la gente è pronta. Questo film deve accompagnare le persone che vogliono cambiare. Chiamiamola pazzia, se volete.
Renzo Rossellini: La cultura è un'attività quotidiana, vuol dire capire e saper scegliere.
Enrico Caria: La sfida nostra è quella dell'intrattenimento, la cultura è la gag, la satira, l'ironia. Abbiamo fatto un'operazione di ricerca, divertendosi e giocando. Per noi questa è la comunicazione, una forma attuale di cinema civile.

Sembra quasi che il film sia stato ispirato proprio alla sua storia, signor sindaco... Luigi De Magistris: In realtà, questo è un film che è stato pensato prima della campagna elettorale, ma effettivamente ci sono tante analogie curiose. Ad esempio il modo in cui Nicolino Amore affronta il tema della raccolta dei rifiuti. Un altro aspetto interessante è la presenza dell'outsider a cui nessuno avrebbe dato una chance. C'è la forza della cittadinanza attiva che riesce ad affrontare i problemi di una città comunque bella. E poi, Nicolino sfida la camorra legalizzando la droga. Ricordo che quando mi fecero la domanda risposi che non mi sarei sottratto all'ipotesi di una legalizzazione delle droghe leggere. E i miei avversari mi accusarono di voler trasformare tutti i giovani in drogati.

A che punto siete rispetto all'utopia che il film racconta? Luigi De Magistris: Noi governiamo da 5 mesi e abbiamo fatto tante cose di cui sono fiero. Noi puntiamo ai rifiuti zero entro il 2020, una sfida difficile ma realizzabile, a patto che ci sia unione tra cittadini e chi li rappresenta. Dal primo agosto non c'è un sacchetto di spazzatura per strada, eppure i giornali non danno risalto a questa cosa. Perché? A chi interessa affossare il cambiamento? I problemi sono tanti e gravi, ma c'è uno sforzo concreto su cui noi stiamo lavorando per realizzare questa utopia.

C'è spazio per un film bello su Napoli? Patrizio Rispo: Lo spero, oggi c'è un razzismo anche nel casting. Gli attori belli e laureati sono tutti di Roma o Milano, a Napoli c'è solo lo scugnizzo a piedi scalzi o il chiattone. Ecco, noi facciamo vedere una Napoli divertente, combattiva ed ironica.

Come avete scelto le interviste? La presenza di Renzo Arbore può essere comprensibile, ma come siete riusciti a contattare il procuratore nazionale dell'Antimafia, Piero Grasso? Enrico Caria: Nel caso di Grasso e degli altri inverventi come quelli della Padovani, ho specificato a loro che si trattava di un vero documentario, quindi le interviste erano rigorosissime. E comunque a parte il finto documentario, tutto il film è un gioco di rimandi. Renzo Arbore è vero, ma ci si accorge che con noi sta giocando. Anche Salvatore Mignano è un imprenditore vero, ma ho piegato la sua storia di industriale taglieggiato dal racket, trasformandolo in un personaggio del film.

Nel film si dice che un uomo è veramente libero quando è libero dentro. Cos'è per voi la libertà? Patrizio Rispo: Come diceva il filosofo, la libertà di un individuo finisce quando comincia quella di un altro. Più semplicemente per me la libertà è qualcosa a cui dobbiamo aspirare tutti. Fortunatamente nel tempo ho raggiunto un'autonomia lavorativa ed intellettuale che mi ha permesso di scegliere senza accettare compromessi.