Isabelle Huppert porta a Roma il suo incubo peggiore

Amori e diversità nello scoppiettante Il mio peggior incubo, commedia diretta da Anne Fontaine che vede protagonista la musa del cinema francese Isabelle Huppert.

Gli opposti si attraggono. La bella, elegante e colta Isabelle Huppert si può innamorare del gretto e caotico Benoît Poelvoorde nello scoppiettante Il mio peggior incubo eccentrica commedia sentimentale dove le due persone peggio accoppiate al mondo dimostreranno che la barriere si abbattono con un po' di ironia. E di ironia la regista Anne Fontaine ne ha da vendere, come ci dimostra nell'incontro di presentazione del film che partecipa alla selezione ufficiale del Festival di Roma. Al suo fianco troviamo l'attrice più amata del cinema europeo, la splendida Isabelle Huppert.

Isabelle, quali difficoltà hai avuto a lavorare con un partner così esuberante come Benoît Poelvoorde? Isabelle Huppert: Non è stato per niente difficile lavorare a un film come questo insieme a Benoît perché c'è una grande verità di fondo. Per me è più difficile lavorare a un film statico, ma questa è un'opera in continua evoluzione.

Noi siamo abituati a vederti in ruoli drammatici. Quale approccio hai con la commedia? Isabelle Huppert: Come attrice non oppongo la commedia al dramma, ma la verità alla falsità. Quello che mi interessa non è il genere, ma la ricerca della verità. Io recito sempre nello stesso modo in qualsiasi tipo di film.

Anne, come è nato il film? Anche tu hai vissuto un'esperienza simile a quella della protagonista? Anne Fontaine: Il film è parzialmente autobiografico perché un giorno ho conosciuto il padre di un amico di mio figlio di cui non avevo mai incontrato la famiglia. Questo era un personaggio molto eccentrico e le sue stranezze mi hanno ispirato così ho scritto il film, ma non ho mai avuto una relazione con una persona così particolare. Mentre lavoravo alla sceneggiatura sapevo già con quali attori avrei lavorato perciò mi sono ispirata a loro.

Durante le riprese avete fatto uso dell'improvvisazione? Anne Fontaine: Alcuni dialoghi sono stati cambiati per necessità, ma per il resto il film non è stato improvvisato per niente. E' un' opera molto strutturata

Come mai avete scelto di rappresentare il mondo dell'arte in modo molto freddo e algido, quasi asessuato? Anne Fontaine: In generale credo che il mondo dell'arte e della cultura siano molto elitari. Questo aspetto, per me, era funzionale a mostrare lo scollamento tra i due personaggi, che appartengono a due mondi completamente differenti, ma alla fine sarà proprio l'arte a unirli.

Lo scontro degli opposti è uno dei temi chiave della commedia, ma in questo caso vi è anche la dicotomia tra intelletto e sensi. Come avete lavorato in tal senso? Anne Fontaine: All'inizio i due personaggi sono preda delle apparenze, portano delle maschere di cui in seguito si libereranno. La conoscenza profonda li farà liberare di queste maschere che indossano come protezione. L'amore nasce nel momento in cui Agathe e Patrick si rivelano per come sono realmente e la trasgressione supererà gli ostacoli imposti da cultura e società.

Il contrasto tra natura e cultura è qualcosa che affronti in molti tuoi film. Cosa ti attira in particolare? Anne Fontaine: Anche io me lo chiedo. Mi hanno sempre colpito gli autodidatti, coloro che riescono a cambiare status sociale facendosi da solo. In Italia mi hanno detto che il mio è un film politico, anche se questa non era la mia prima intenzione, ma probabilmente è vero.

Inizialmente anche i bambini seguono lo schema degli adulti, ma alla fine anche i loro ruoli si ribaltano come quelli dei genitori.
Anne Fontaine: La presenza dei bambini nel film ci porta a riflettere sul tema dell'educazione e dell'intelligenza acquisita geneticamente, un altro dei temi che mi stanno a cuore.

Isabelle Huppert: Io non credo che il figlio del mio personaggio sia meno intelligente dell'altro, ma è meno conforme al progetto dei genitori. Non si può affermare che il figlio di una donna brillante è uno stupido, La questione è molto più ambigua..

Isabelle, hai mai pensato ad altre forme d'arte per esprimerti oltre alla recitazione? Isabelle Huppert: Sono molto affascinata dall'arte grezza che riconosce come artistici gesti non ufficiali, non riconosciuti dalla critica o dalle correnti. Nel film il protagonista maschile è una specie di artista dell'arte grezza perché anche lui ha un suo progetto. Per quanto mi riguarda personalmente io sono attrice e basta, ma non mi considero artista. Io sono un'interprete ed esprimo il progetto dei registi che mi dirigono, la verità del film. In questo non c'è niente di personale.

La fama di essere ritenuta la migliore attrice europea a volte ti pesa? Isabelle Huppert: No, la cosa non mi pesa affatto.

Quale è la verità di questo film, cosa ti ha spinto a interpretarlo? Isabelle Huppert: Quando si gira una commedia spesso c'è più verità perché la leggerezza e l'ironia sono più vicine al comportamento quotidiano, mentre i personaggi drammatici sono frutto di un travaglio interiore, sono figure ideali. Fare un film non è liberatorio, io faccio solo le cose che mi piacciono, ma non ho pesi sulla coscienza. Forse alcuni film sono più pesanti per gli spettatori che per me. Spesso gli attori vengono assimilati ai ruoli che interpretano e questo capita a tutti, ma bisogna fare attenzione. Anne ha giocato un po' sulla nostra immagine, ma questo è un processo narrativo che serve a entrare nel vivo della storia, non ha niente a che fare con me e Benoît.