Recensione War Witch (2012)

Nel duro dramma di Kim Nguyen, la piccola Komona, una bambina soldato di soli dodici anni, racconta la sua storia in bilico tra la ferocia della sua realtà e la magia della sua immaginazione.

In the Land of Blood and Milk

In una 62esima edizione della Berlinale che ha dato ampio spazio al mondo degli adolescenti, Rebelle è una delle pellicole più drammatiche tra quelle presentate in concorso, e svela il tragico universo di una bambina soldato, la dodicenne Komona, che viene trascinata via dal piccolo villaggio dell'Africa subsahariana in cui vive, strappata ai suoi affetti e costretta a combattere per i ribelli dopo essere stata obbligata ad uccidere i suoi genitori. In Rebelle, scritto e diretto da Kim Nguyen, è la stessa ragazzina a raccontarci gli ultimi due anni della sua vita, rivolgendosi alla creatura che ha in grembo, e svelandogli un mondo di sangue e violenza, superstizione e magia, nel quale, miracolosamente, trovano spazio anche il gioco e l'amore. Il tono della bambina è diretto e sincero, soprattutto quando ammette che non sa se sarà in grado di riuscire a dare a suo figlio l'amore che gli spetta, ma è anche un tono rispettoso e pacato, che risparmia i dettagli più raccapriccianti della sua storia, e al tempo stesso, sottolinea la drammaticità delle esperienze da lei vissute nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza, segnato dal sangue e da un training durissimo che in breve tempo la trasforma in una piccola macchina da guerra obbligata alla resistenza fisica, al sacrificio e alla violenza.

Durante una battaglia, nel fitto della vegetazione, a Komona appaiono gli spettri dei suoi genitori, e grazie alle loro indicazioni riesce a salvarsi: tra i ribelli si diffonde la voce che lei abbia poteri soprannaturali, tanto che il loro leader supremo, il Grande Tigre, la nomina 'strega di guerra', convinto che le sue visioni - condizionate in realtà dall'assunzione di un "magico" latte vegetale ricavato dalla corteccia di un albero - consentano ai suoi uomini di localizzare i loro nemici. Il ruolo di "strega", seppur privilegiato, non risparmierà a Komona gli orrori della guerra, ma la ragazzina avrà la possibilità - anche se per brevissimo tempo - di vivere una tenera storia d'amore con il Mago, un suo coetaneo albino, anche lui reclutato tra le file dei ribelli. Il loro rapporto è un fiore che sboccia timidamente nel sangue, ed è grazie a questo che entrambi ritrovano almeno un po' della spensieratezza perduta, tra tenerezze, giochi e risate. Ma quando il Mago sarà ucciso, la sua giovane sposa diventerà la compagna del suo comandante, e avrà un figlio da lui.
Per il suo Rebelle, Kim Nguyen ha lavorato allo script per diversi anni, prendendo spunto dalla storia di due gemelli, anche loro bambini soldato e 'stregoni di guerra', che si riteneva fossero alla guida di un battaglione di esseri invisibili, che combattevano al loro fianco. Una realtà affascinante e più diffusa di quanto si possa immaginare, che il regista ha voluto esplorare con la storia di Komona, addentrandosi quindi nell'universo di una bambina-soldato, che nonostante abbia perso drasticamente tutta la sua innocenza, possiede ancora quella straordinaria dote comune a tutti i bambini, che è l'immaginazione e sarà la sua salvezza. Attorno alla protagonista - una Rachel Mwanza scelta tra attori non professionisti e assolutamente spontanea e naturale - si muovono alcuni personaggi che sembrano presi da una fiaba africana, tra cui il Mago, e lo zio di quest'ultimo, il Macellaio, un uomo segnato dal massacro della sua famiglia, che riesce però a offrire alla ragazzina l'affetto e la sicurezza che le mancano. Anche gli scenari, tra cui la giungla affollata di spettri candidi, dagli occhi vuoti, sembrano ritagliati da una favola, come se la prospettiva della storia fosse filtrata attraverso la fantasia di una ragazzina, pur mantenendosi saldamente ancorata alla sua drammatica realtà.

Movieplayer.it

4.0/5