Recensione Pomodori verdi fritti alla fermata del treno (1991)

Una bravissima Kathy Bates ed una meravigliosa Jessica Tandy protagoniste di un film intenso basato sui temi dell'emancipazione della donna, delle discriminazioni razziali e delle ingiustizie sociali, ma capace anche di una deliziosa ironia e di un certo humor "nero".

Il segreto della vita? Il segreto è nella salsa!

L'amore e l'amicizia, la lealtà e la sincerità che vivono all'interno di questi sentimenti, sono i temi dominanti di questo bellissimo film tratto dall'omonimo bestseller di Fannie Flagg e ben diretto da Jon Avnet (produttore televisivo di successo). Tutto il film, inoltre, ha una ben precisa collocazione storico-culturale, quella dell'America del Sud degli anni '30, conservatrice, razzista (con la dominante del Ku Klux Klan) e maschilista.

La storia è quella del forte legame di amicizia che si viene a creare fra Idgie Threadgoode (Mary Stuart Masterson) e Ruth Jameson (Mary-Louise Parker), due donne con caratteri profondamente diversi ma accomunate dagli stessi valori e, soprattutto, dallo stesso dolore iniziale: la morte di Buddy, fratello maggiore di Idgie e fidanzato di Ruth. Questa storia però viene vista attraverso le parole di un'anziana signora, Ninny (Jessica Tandy), che si trova ricoverata in una casa di riposo e che, quasi casualmente, incontra un'altra donna, Evelyn (Kathy Bates), una casalinga con un matrimonio in crisi e con moltissimi problemi esistenziali. L'incontro tra queste due donne ha un duplice effetto: far rivivere a Ninny il piacere di dedicarsi ad un'altra persona e far crescere in Evelyn la forza di cambiare vita. Sessant'anni dopo, in un certo senso, si incontrano due donne che rivivono ai giorni nostri le emozioni e le sensazioni di Idgie e Ruth.
Ottima l'idea di intersecare le due storie con lo schema del doppio piano narrativo che viene sfruttato ed utilizzato in maniera perfetta e che risulta essere, senza alcun dubbio, l'arma vincente del film. Avnet, inoltre, si dimostra all'altezza anche nel delineare le personalità delle quattro protagoniste senza correre il rischio di cadere troppo facilmente in luoghi comuni. Ruth è una donna con saldi principi e all'apparenza fragile che si fortifica grazie a Idgie, ribelle e determinata nell'emergere come donna in un mondo di uomini. Allo stesso modo, Ninny è un'anziana signora con le idee chiare e precise che "risveglia" Evelyn dal suo torpore e che la fa emergere all'interno del suo matrimonio. Maschilismo e razzismo vengono proposti nella giusta maniera così come la voglia di emancipazione delle donne, ma senza per questo sconfinare nel femminismo più esasperato.

Nel complesso, il film è ben strutturato sia nella prima parte che nella seconda, e di questo va dato merito sia agli sceneggiatori (fra cui figura anche Fannie Flagg) che al regista. Ottimo il montaggio e di buon livello la fotografia del film. La colonna sonora non è il punto di forza della pellicola, ma nei momenti importanti riesce comunque a dare il suo piccolo contributo a livello di emozioni.