Il peggior Natale della mia vita; lo dice Alessandro Genovesi

Il nostro incontro con il regista e il cast del 'sequel' di 'La peggior settimana della mia vita', una commedia che sfida Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi a vivere l'incubo delle vacanze di Natale; "Non chiamateci cinepanettone, la nostra è una fiaba comica", racconta il regista.

Sull'onda del grande e inaspettato successo del primo film, La peggior settimana della mia vita, Alessandro Genovesi torna in cabina di regia per raccontare Il peggior Natale della mia vita, ovvero le nuove tragicomiche avventure di Paolo e Margherita, interpretati come nella pellicola precedente da Fabio De Luigi (anche sceneggiatore) e Cristiana Capotondi. Li abbiamo visti travolti da ogni genere di problema e inghippo nei fatidici sette giorni che precedevano il loro matrimonio e oggi li ritroviamo sposi felici alle prese con un altro famigerato rito italiano, quello delle vacanze di Natale; periodo dell'anno che dovrebbe essere pervaso da un sentimento cosmico di pace e fratellanza, ma che per Paolo, complice un'insana e pervicace tendenza al masochismo, si trasforma nell'ennesima battaglia con i suoceri, i bravissimi Antonio Catania e Anna Bonaiuto, entrata al posto di Monica Guerritore, e con un nuovo antagonista, Alberto Caccia, un amico di famiglia ricco ed ottimista, dopo essere scampato alla morte, interpretato da Diego Abatantuono. Se a questo aggiungiamo un elemento perturbante come Laura Chiatti, ovvero Benedetta, nevrotica figlia di Alberto e in dolce attesa come Margherita, si comprende facilmente quale genere di catastrofi si prefigurano per il malcapitato protagonista. Presenti quasi al completo nella conferenza di rito che si è tenuta questa mattina a Roma, in vista dell'uscita nelle sale il prossimo giovedì 22 novembre (distribuisce Warner Bros in circa 500 copie), gli attori si sono passati la palla più volte con il regista, raccontando com'è stato ritrovarsi sul set di questa commedia scatenata.

Quanto è stato difficile lavorare al sequel di una commedia di successo come La peggior settimana della mia vita? Alessandro Genovesi: Diciamo subito che avere la possibilità di raccontare una storia natalizia era un'occasione da cogliere al volo, davvero troppo ghiotta. Il Natale è il periodo dell'anno che ci riporta all'infanzia, c'è un'atmosfera particolare, insomma. Noi volevamo scrivere una fiaba che però avesse un contenuto comico molto forte, con personaggi reali, ma che vivessero dentro un mondo di fantasia. E poi, lo dico quasi sottovoce, c'è un piccolo argomento sotterraneo nel film, e cioè la nascita e di conseguenza anche la morte. Non volevamo assolutamente caricare troppo questi temi, ma andare leggermente in profondità, quello sì. Questa è stata per noi la sfida più grande, oltre a quella di inserire nel cast dei volti nuovi.
Fabio De Luigi: Sono stato coinvolto come nel film precedente a livello di sceneggiatura, ma i meriti del film sono tutti di Alessandro. Dal canto mio posso dire di aver dato un contributo, ma è stata fondamentale la sintonia immediata che si è instaurata sul tono e sul cosa raccontare. Ed è stato bello confrontarsi con Alessandro durante tutta la lavorazione del film, abbiamo condiviso tutto il processo creativo. Per concludere direi che la nostra è una fiaba comica con l'effetto copertina, quindi invece degli occhialini 3D dovremmo dare agli spettatori una copertina di lana e molte castagne.

Diego, cosa ti è piaciuto di questo personaggio che letteralmente resuscita? Diego Abatantuono: Mi è piaciuto il fatto di rimanere vivo! Anzi, direi che questo è stato forse uno dei personaggi della mia carriera che è riuscito a cambiarmi. Vorrei essere ottimista come lui. Sono grato a Fabio e Alessandro che mi hanno spiegato in un colpo solo quello che Gabriele Salvatores non è riuscito a dirmi in anni. Ogni film è un viaggio e questa è una bella storia.

Quanto ai vostri personaggi, cosa avete da dire su di loro? Fabio De Luigi: Io ho cercato in tutti i modi di fare un tipo di comicità che anche da spettatore mi diverta e mi ci sono trovato dentro in pieno con il mio Paolo.
Anna Bonaiuto: Avevo visto l'altro film e mi era piaciuto l'aspetto di commedia surreale e grottesca. In fondo i personaggi sono delle maschere, c'è l'imbranato, la mogliettina lagnosa, la madre che alza il gomito e che non vuole diventare nonna. E' stato interessante lavorare a dei caratteri scritti così.
Antonio Catania: In effetti i nostri personaggi diventano maschere perché non esiste più la famiglia tradizionale e anche una festività come il Natale diventa un po' forzata. Il mio Giorgio è un uomo all'antica, vorrebbe tutto quello che non è, vorrebbe una figlia a sua immagine e somiglianza e nei suoi sforzi di normalizzare tutto diventa ridicolo. Poi alla fine getta la spugna esasperato dalla potenza devastatrice del protagonista.
Cristiana Capotondi: A mia discolpa posso dire di essere stata meno lagnosa delle mamme reali.
Laura Chiatti: Io sono stata felice di lavorare a questo film perché dopo il film con Carlo Verdone volevo un ruolo comico in una commedia ricercata e poi avevo voglia di lavorare con Cristiana con cui sono cresciuta. La sceneggiatura l'ho letta in mezz'ora sul treno e mentre leggevo ridevo come una pazza, le situazioni erano troppo divertenti. Il film poi mi è molto piaciuto perché racconta due gravidanze diverse. Io sono una madre single, mentre Cristiana è quella tradizionale, con la famiglia perfetta vicino.

Sembra che negli ultimi anni la via del cinepanettone sia sempre meno battuta, in favore di film comici, ma non volgari. Perché secondo voi? Fabio De Luigi: Non ci confrontateci con il cinepanettone perché il nostro film non lo è proprio.
Diego Abatantuono: Io penso che se un produttore sa che le parolacce fanno molto ridere in un film, non si sognerà mai di toglierle, evidentemente la tendenza è cambiata, e allora si sceglie di smorzare i toni, è una scelta obbligata. Nel nostro caso però tutto è stato molto naturale e mai forzato, abbiamo lavorato in maniera completamente diversa.
Alessandro Genovesi: Esatto, e ci tengo a dire che non c'è stata una scelta precisa fatta a tavolino, ma è legata al mio modo di scrivere, che è differente dagli altri. Quanto al tema, come ho spiegato prima Natale ci sembrava un ottimo spunto e non ci siamo preoccupati dell'etichetta, visto che il film non ha alcun collegamento con la l'attualità, anzi è fantasioso. Non ha riferimenti sociali, ma mira a qualcosa che è più eterno, detto senza presunzione.

Alessandro, è stata molto più difficile per te questa esperienza rispetto all'esordio della volta scorsa? Alessandro Genovesi: Ci sono state delle difficoltà tecniche legate all'assenza di neve. Abbiamo girato in Val D'Aosta dove ci ha accolti un sole primaverile, quindi la neve l'abbiamo portata con i camion. Per quanto riguarda il resto, è vero, non ho molta esperienza per quanto concerne le tecniche di ripresa, ma ho lavorato tanto in teatro come attore e il lavoro con gli interpreti non mi ha spaventato affatto. Tutti ne sapevano più di me quindi mi sono confrontato con molta umiltà, abbiamo lavorato tutti assieme, che poi è la cosa più bella del cinema. Mi sono sentito davvero accettato. Certo, con pezzi da novanta del genere è tutto più facile. Se scegli degli attori come loro sarebbe stato stupido limitarli, anche si in certi casi ho dovuto un po' pilotare il loro estro.

Ve lo ricordate il peggior Natale della vostra vita? Antonio Catania: Il mio aneddoto è tristissimo e risale a quando ero militare. Un Natale passato con il panettoncino e lo spumante. Il migliore Natale invece è quello passato con le famiglie organizzate. Anzi, potremmo mettere su un business, creare una famiglia perfetta e affittarla di volta in volta a chi ne ha bisogno.
Cristiana Capotondi: Il mio peggior Natale è stato quando ho scoperto che non esisteva Babbo Natale. Avevo sei anni e dietro alla porta ho intravisto mio zio con la bicicletta che avevo chiesto come regalo. All'inizio sono stata felice perché credevo veramente che mio zio fosse Babbo Natale, poi però ho detto una parola molto grossa.
Fabio De Luigi: Peccato, avete dato le risposte che avrei dato io.