Giuseppe Piccioni torna al cinema con Il rosso e il blu

Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka e il regista Giuseppe Piccioni hanno presentato stamattina a Roma la malinconica commedia Il rosso e il blu, interamente ambientata tra i banchi di una scuola romana con tre protagonisti d'eccezione.

Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Marco Lodoli (edito da Giulio Einaudi Editore Spa), Il rosso e il blu arriva in sala in concomitanza con l'inizio delle scuole dopo la delusione che lo ha relegato tra i grandi assenti della 69.ma Mostra di Venezia appena conclusa. Un piccolo delizioso film sul mondo della scuola che segna il ritorno sul grande schermo di un regista che si è sempre contraddistinto per la spiccata sensibilità e per un cinema del tutto fuori da logiche meramente commerciali. Prodotto dalla BiancaFilm di Donatella Botti, il nuovo film di Giuseppe Piccioni racconta di un intreccio di storie scolastiche che vedono coinvolti la preside, i professori e gli studenti di un liceo romano che si fa crocevia di esistenze divise tra illusione e disillusione. Un racconto corale che unisce sentimento e ironia restituendo con leggerezza il vivere in 'trincea' di insegnanti e studenti alle prese con il disincanto e l'entusiasmo di cui è fatta la vita di tutti noi. Protagonisti del film una 'misurata' Margherita Buy, nel ruolo di una premurosa ed apparentemente distaccata preside, Riccardo Scamarcio nel ruolo di un giovane supplente di italiano alla sua prima esperienza con l'insegnamento tra i banchi di scuola e un grandissimo Roberto Herlitzka, straordinario mattatore sulla scena nel ruolo del professor Fiorito, un vecchio insegnante di storia dell'arte cinico, cattivo e disilluso dalla vita e dalla sua professione. Oltre al cast erano presenti stamattina al cinema Adriano per la conferenza stampa di presentazione anche tutti i ragazzi della 4°F al centro della vicenda, l'autore del libro e insegnante di liceo Marco Lodoli, la produttrice del film Donatella Botti per BiancaFilm e Paolo Del Brocco di RaiCinema. Girato, nella scuola media Manzoni di Monteverde adattata a liceo, Il rosso e il blu uscirà in 150 copie a partire da venerdì 21 settembre distribuito da Teodora Film.

Fare oggi un film sulla scuola non è cosa facile, tanto meno mettere l'argomento istruzione al centro del dibattito culturale. La sua è una scelta che non possiamo non definire politica...
Giuseppe Piccioni: Non ho questa consapevolezza né avevo questa ambizione. Il film nasce semplicemente dal mio desiderio di raccontare quel che accade nell'ambiente in cui si incrociano destini, aspettative disillusioni di adulti e giovani, un luogo che funge da crocevia tra l'esistenza disillusa degli adulti e i progetti degli adolescenti.

Come ha scoperto il libro di Marco Lodoli?
Giuseppe Piccioni: Me lo consigliò a suo tempo la produttrice Donatella Botti, e io colsi subito al volo l'occasione di leggere un romanzo ambientato tra i banchi di scuola che possiede però le riflessioni e lo sguardo del suo autore, un uomo che ha scelto di continuare ad insegnare proseguendo parallelamente anche l'attività di scrittore. Tra le pagine affiorano i ricordi e le sensazioni di tempi ormai passati, momenti particolari della vita di tutti noi che specialmente quando si arriva alla mia età rappresentano forse i ricordi più belli di sempre. Non cercavo la storia di denuncia o un film che facesse parlare per i contenuti forti, ho cercato dall'inizio una storia normale, una scuola normale con i disagi di oggi, ho ritenuto necessario di questi tempi raccontare le persone che gravitano intorno al mondo della scuola in un modo diverso, con leggerezza, passione ed onestà.

Come e dove avete trovato i ragazzi della IV F?
Giuseppe Piccioni: Come sempre accade in questi casi, i ragazzi vengono scelti grazie all'assiduo lavoro degli assistenti, abbiamo fatto dei provini in diversi licei di Roma e dopo una prima scrematura abbiamo composto la classe, cercando di fare gruppo tra i ragazzi e trasformarli in 'veri' compagni di scuola.

Cosa ha spinto Giuseppe Piccioni a fare un film di questo tipo ad un certo punto della carriera?
Giuseppe Piccioni: Il rosso e il blu fa parte di quelle opere che spesso finiscono per nuocere al proprio autore. Prendete il film di Belloccchio, è un bel film ma anziché portargli dei benefici ha nuociuto alla sua carriera per tutta una serie di cose. Io non faccio un film per fare un talk-show sull'argomento che vi è al centro, faccio i film per dire qualcosa di mio, per raccontare storie che possano tirare fuori il nucleo fondamentale dell'esistere e andare in profondità. Non ho voluto parlare di porte sfondate, di caos, di bruttura e di violenza, avrei forse preso più consensi e trovato più spettatori disposti a schierarsi dalla mia parte ma io non volevo consensi di questo tipo, non volevo limitarmi a dire che la scuola fa schifo, volevo mostrare che a volte la scuola fa schifo ma che c'è sempre qualcuno che cerca di fare qualcosa per renderla migliore, c'è sempre qualcuno che non si arrende.

Tornando tra i banchi di scuola sono riaffiorati i ricordi di Riccardo Scamarcio ex-studente? Quanto è diversa da allora?
Riccardo Scamarcio: Ho assistito anche ad alcune lezioni per cercare di trovare qualche fonte di ispirazione per il mio personaggio e stando a contatto con alunni e insegnanti non mi è apparsa di fronte agli occhi una situazione troppo diversa da quella che ho lasciato qualche anno fa. Resta il luogo di aggregazione per eccellenza e c'è una vera interazione tra adulti e adolescenti, ed il fatto che sia rimasta più o meno uguale non è una cosa totalmente positiva. A parte la decadenza fisica dei luoghi con porte, banchi, sedie non proprio in ottima forma, mi ha sorpreso il cambiamento della mentalità di certi insegnanti e dei presidi. Mi ricordo di un preside che si vantava di aver acquistato con i suoi soldi le due bandiere esposte di fronte alla scuola, il tricolore e la bandiera dell'Europa. Mi faceva tenerezza il fatto che non avesse capito che fosse colpa proprio dell'Istituzione rappresentata da una di quelle due bandiere la causa di questo stato di cose.

Cosa ricorda Giuseppe Piccioni dei suoi tempi della scuola?
Giuseppe Piccioni: Per me la scuola ha avuto un effetto ritardato perché solo ora mi rendo conto di quanto sia stato importante l'aiuto di certi professori che a quei tempi mi costringevano ad imparare a memoria i versi dei poeti e dei grandi letterati. Solo oggi capisco come abbiano aiutato tutti noi a diventare esseri umani, a formarci per come siamo oggi, credo che sia fondamentale rimettere al centro della scuola le figure degli insegnanti e dei ragazzi, anziché pensare alle lavagne multimediali, anche perché i ragazzi sono e saranno sempre più informatizzati rispetto alle tecnologie offerte dalla didattica scolastica.

Come ricorda Margherita Buy il periodo della scuola?
Margherita Buy: Ricordo che il rapporto professore alunno a quell'epoca era più o meno lo stesso di oggi, la voglia di studiare pure, sempre pochissima. L'incontro con gli insegnanti è una cosa che ti rimane dentro, nel bene e nel male, come non puoi scordare i corridoi, i bagni, le litigate con i compagni. E' un periodo così forte della nostra vita che non si può dimenticare.

Cosa c'era una volta che ora non c'è più sui banchi di scuola secondo Roberto Herlitzka?
Roberto Herlitzka: La cosa che più mi sembra cambiata rispetto alla scuola di una volta è la disciplina, ai miei tempi ci doveva essere e se non c'era era una grossa, enorme mancanza. Oggi non frequento la scuola ma ne sento parlare e mi sembra che la disciplina sia stata messa da parte, i giovani hanno tante cose a cui pensare anziché pensare a studiare, a quell'età gli interessi ovviamente sono diversi. Resta il fatto che i ragazzi di oggi sono obiettivamente meno costretti ad accorgersi del bello che c'è nello studiare e nello scoprire la cultura. Il mutamento più grande sta proprio in questo. C'è da dire anche che i ragazzi oggi a loro disposizione hanno una scuola in più che è Internet, in cui tutti trovano quello che vogliono senza nemmeno doverlo cercare. Si perde in questo modo una delle bellezze più grandi dell'esperienza scolastica: la ricerca.

Perché questo titolo Il rosso e il blu?
Marco Lodoli: Quando ho scritto il libro ho pensato alla matita che si usava una volta per correggere gli errori più o meno gravi, metà blu e metà rossa (regalata ai giornalisti come gadget del film ndr.), due colori che contrappongono il freddo e il caldo e tutte quelle sensazioni primarie che si provano tra i banchi di scuola. Amore, odio, rifiuto, accettazione, passione e dedizione, Il rosso e il blu era un titolo che a mio avviso condensava perfettamente l'infinito arcobaleno della scuola in due soli essenziali colori.

La sequenza finale con la carrellata che lentamente indugia sui banchi vuoti, lascia con un grande senso di malinconia...
Giuseppe Piccioni: Quella sequenza ci racconta qualcosa della messa in scena generale dei film, non un aspetto sempre studiato a tavolino. Volevamo che l'energia implosa degli studenti che aspettano impazienti l'ultima campanella dell'anno rimanesse rinchiusa in quel silenzio. E mentre l'operatore aspettava il mio stop dopo la fuga dei ragazzi è arrivata davanti ai nostri occhi la sequenza più bella per chiudere il film, con l'assenza riempita da voci provenienti dai corridoi ed i banchi vuoti a raffigurare un teatro senza attori sul palcoscenico.