Recensione Il ventaglio segreto (2011)

Vedere il film di Wayne Wang è come godere di una piacevole pausa dai frenetici ritmi contemporanei;una fuga indietro nel tempo, verso un mondo in cui le donne si opponevano con gentilezza e grazia alla terribili violenze perpetrate dai loro uomini; emozionante nella prima parte, il film non riesce a mantenere la stessa intensità emotiva nel raccordo delle due diverse epoche, soffrendo pesantemente l'andirivieni temporale che caratterizza la struttura della narrazione.

Fiori d'acciaio

Nina e Sophia sono due giovani donne che vivono nella Shangai dei nostri giorni. Se la prima è una manager di successo in procinto di trasferirsi a Manhattan, la seconda tenta con ostinazione di riscattare una vita dolorosa attraverso la scrittura, arte che inizia a sperimentare una volta abbandonata la casa paterna. La solida amicizia che le lega da anni non resiste all'ultima lite, scatenata per una divergenza d'opinioni sul rapporto tra Sophia e il suo compagno (Hugh Jackman), un affarista proprietario di svariati locali notturni. Quando la ragazza, in attesa di un bambino, rimane vittima di un incidente ed entra in coma, Nina inizia a ripercorrere le tappe della loro relazione e scopre il romanzo su cui Sophia sta lavorando, la storia di Fiore di Neve e Giglio Bianco, due coraggiose antenate, vissute nella Cina del 19° secolo, legate tra loro da un patto di profonda amicizia, il Laotong, un vincolo di sorellanza che le avrebbe unite per l'eternità.


Vedere il film di Wayne Wang, Il ventaglio segreto, è come godere di una piacevole pausa dai frenetici ritmi contemporanei. Una fuga indietro nel tempo, verso un mondo in cui le donne si opponevano con gentilezza e grazia alla terribili violenze perpetrate da un certo universo maschile. Considerato esclusivamente un affare economico, il buon esito di un matrimonio dipendeva dall'aspetto della donna che doveva rispondere a caratteristiche fisiche ben precise. Soprattutto avrebbe dovuto avere i piedi fasciati. La pratica del Loto d'oro, così era chiamato questo rito, garantiva il completo controllo dell'uomo sulla donna, impossibilitata ad uscire di casa a causa della ridotta capacità di camminare. Le bimbe, specialmente quelle appartenenti alle classi meno abbienti, diventavano merce di scambio e dovevano resistere ai dolori lancinanti del bendaggio per aspirare a delle 'buone' nozze, dimostrando di avere coraggio e di essere in grado di compiacere il suo futuro sposo con l'abnegazione che una moglie doveva avere. Un solo aspetto della vita femminile era libero e senza condizionamenti: l'amicizia. Le ragazze potevano scegliersi e instuarare un patto che sarebbe durato per sempre, un vincolo che necessitava di un linguaggio a sé stante, un codice meglio noto come il Nu Shu. Parole segrete che venivano scritte a mano su ventagli di seta, recapitati a destinazione da solerti dame di compagnia.

Trasportando sul grande schermo il romanzo best-seller della giornalista e scrittrice Lisa See, Fiore di Neve e il ventaglio segreto, il regista hongkongese delinea il mondo di Fiore di Neve e Giglio Bianco con eleganza e precisione storica; le immagini, belle ma non patinate, accompagnate dalle morbide musiche orchestrate dal premio Oscar Rachel Portman, raccontano una storia di amicizia che oltrepassa i confini del tempo, partendo dal forte legame che unisce Fiore di Neve e Giglio Bianco, per giungere a quello tra Nina e Sophia. Wang riesce a restituire il fascino di quella relazione particolare tra Fiore di Neve e Giglio Bianco, basata su un'autentica simpatia, cioè sulla capacità di sentire nel profondo le gioie e le sofferenze dell'altra. Mentre Fiore di Neve è destinata ad un'esistenza agiata al fianco di un marito ricco e potente, Giglio Bianco fa i conti con le privazioni e gli stenti della vita da contadina e con uno sposo violento che non la perdonerà mai per la morte accidentale del loro figlio maschio. Costretta a vivere lontano dalla sua 'anima gemella', Giglio Bianco arriva a rompere l'amicizia con Fiore di Neve pur di non essere un peso per la sua adorata, spezzando così l'unico filo di umanità che la manteneva in vita. Una scelta, vista con gli occhi di oggi, totalmente incomprensibile, ma che nel racconto cinematografico di Wang assume la valenza universale di un gesto eroico.

E' grazie a questo materiale che il film riesce ad essere emozionante nella prima parte, quella in cui vengono presentate le coppie di protagoniste (interpretate entrambe da Gianna Jun e Bing Bing Li); al fianco di Fiore di Neve e Giglio Bianco, infatti, si muovono anche Nina e Sophia, adolescenti ribelli negli anni '90 e ora donne libere e senza condizionamenti, bisognose comunque di confrontarsi con l'esperienza ed il coraggio di quelle figure femminili del passato per dare forza alle loro vite. In questa fase l'opera di Wang inizia a mostrare la corda, vanificando attraverso una risoluzione narrativa piuttosto consueta tutti gli sforzi fatti per rendere al meglio la straordinarietà della storia di due donne coraggiose e delle loro modernissime epigone. Il film dunque non riesce a mantenere la stessa intensità emotiva nel raccordo delle due diverse epoche, soffrendo pesantemente l'andirivieni temporale che ne caratterizza la struttura. Non è un caso quindi che la vicenda di Fiore di Neve e Giglio bianco sia più appassionante di quella di Nina e Sophia, pallido riflesso di quanto le loro trisavole siano riuscite a compiere, contro tutto e contro tutti, a dispetto di uno sterile orgoglio e di un mondo maschile nettamente predominante. Il film però si lascia guardare con piacere, forte di uno stile che Wang non rende mai calligrafico e che sottolinea in maniera efficacia la profonda diversità di universi così distanti, eppure così legati. Se la Cina dell'800 brilla con i colori caldi degli abiti dalle stoffe preziose, grazie ad una fotografia ispirata ai dipinti di Rembrandt, quella attuale è grigia e spenta e soprattutto sembra alla continua ricerca di un'identità perduta. Forse è un po' poco per dare coerenza all'intera storia, rovinata anche da un finale consolatorio ed eccessivamente sentimentale. Tuttavia, sorvolando sulla banalità di certe scelte narrative, resta la vivida bellezza di due ritratti femminili che avrebbero meritato una messa in scena più coraggiosa.

Movieplayer.it

3.0/5