Recensione Il canto di Paloma (2008)

E' opera di una cineasta peruviana di trentadue anni il film più femminile, viscerale e toccante in competizione alla 59. Berlinale.

Fausta respira

Come ogni giorno, Fausta si prende cura dell'anziana madre, e come ogni giorno le due donne comunicano cantando: è oscura e cantilenante e oscena la canzone con cui Perpetua ricorda il giorno in cui suo marito trovò la morte per mano degli assassini che terrorizzarono il Perù fino agli anni '90, e lei fu stuprata e brutalizzata senza riguardo per la bambina che portava in grembo: una bambina senza speranza, Fausta, destinata a contrarre con il latte materno la malattia della "teta asustada", il morbo della paura che ruba l'anima.
Quando Perpetua muore, però, l'atarassia della ragazza è scossa dal desiderio di restituire la madre alla terra del villaggio nativo. Il viaggio da Lima è costoso, e lo zio di Fausta sta faticando a mettere insieme i soldi per il matrimonio della figlia. Mentre il corpo di Perpetua, avvolto in balsami preservanti e in teli protettivi, attende che la giovane trovi il modo di finanziare il viaggio, Fausta affronta per la prima le strade di Lima e gli sguardi degli sconosciuti, armata solo del suo segreto e repellente talismano, e trova aiuto nel luogo più impensato, in cambio solo delle sue canzoni.

The Milk of Sorrow, opera seconda della trentaduenne Claudia Llosa, è un film che cresce inquadratura dopo inquadratura, fino a trasformarsi in una incredibile ricchezza: una tecnica ineccepibile, una fertile fantasia, una riflessione profonda sul destino delle donne in guerra, una singolare sensibilità fanno di una storia bizzarra e dolente un'esplorazione toccante, viscerale e veritiera dell'animo femminile e di una paura che gli uomini non conoscono. A Magaly Solier, già protagonista del film d'esorio della Llosa, Madeinusa, tocca l'arduo compito d'incarnare la "teta asustada", ma è nella musica che lei e Fausta diventano una cosa sola.
Tra i numerosi e significativi ritratti femminili che ci ha regalato questa sezione competitiva della 59. Berlinale, dalla passionale cortigiana di Michelle Pfeiffer in Chéri alle donne iraniane di About Elly, dalle due splendide prime donne di Storm, Kerry Fox e Anamaria Marinca, fino alla terrificante vendicatrice eponima di Katalin Varga, quello proposto da The Milk of Sorrow è forse il più intenso e il più riuscito.

Movieplayer.it

4.0/5