Fast & Furious 5: parlano Vin Diesel, Paul Walker e Tyrese Gibson

Il nostro incontro con i protagonisti del quinto capitolo della saga cinematografica più adrenalinica del grande schermo; il mito Toretto riunisce i suoi compagni fidati per rubare 100 milioni di dollari e poi (forse) appendere i motori al chiodo; Diesel, 'Questo film è la mia più grande vittoria a Hollywood'.

A volte ritornano e non si preoccupano affatto se il rombo del motore di una De Tomaso o di una Porsche mette a soqquadro un'intera città. Vin Diesel non è tipo da passare inosservato. Il possente interprete newyorkese è sbarcato a Roma con Paul Walker e Tyrese Gibson per presentare Fast & Furious 5, quinto capitolo della celeberrima saga cinematografica dedicata al drifting e alle corse clandestine. Per il film diretto da Justin Lin, in uscita nazionale il prossimo 4 maggio, si sono scomodate le due stelle del franchise, gli attori che nei panni di Dominic Toretto e di Brian O'Conner, ne hanno decretato il successo dal 2001 ad oggi; lasso di tempo in cui il circo di Fast & Furious si è spostato da Miami a Tokyo, passando per i tunnel nascosti tra il confine Americano e quello Messicano. Ne è passata di acqua sotto i ponti dal primo episodio (diretto da Rob Cohen), quello in cui abbiamo conosciuto Toretto, vero mito del tuning, e O'Conner, agente di polizia prima e dell'FBI poi che in seguito all'incontro con Dom lascia il bureau per assecondare la sua natura di ribelle dal cuore tenero.

Il film riparte dalla fine dell'episodio precedente, ossia dalla rocambolesca azione orchestrata da O'Conner e dalla sua compagna Mia per far evadere Dom, condannato a 25 anni di prigione e ancora in lutto per la morte dell'amata Letty (Michelle Rodriguez). La fuga porta i tre a Rio de Janeiro dove vengono coinvolti nel furto di alcune macchine. Il colpo li trasforma nel bersaglio principale di un malavitoso locale che dà loro la caccia per recuperare la refurtiva. Dominic, Brian e Mia si trovano costretti a riunire la squadra di sempre per mettere a segno un'ultima missione: rubare 100 milioni di dollari al malvivente e poi sparire. I prescelti arrivano direttamente dagli altri capitoli della serie; Tyrese Gibson e Ludacris riprendono i personaggi visti in 2 Fast 2 Furious. Da The Fast and the Furious:Tokyo Drift ritroviamo Sung Kang, mentre dall'ultimo film, Fast and Furious - Solo parti originali, ripartono in quarta (è il caso di dirlo) Gal Gadot, Don Omar e Tego Calderon. Non mancano però le new entry, ovvero Elsa Pataky, la poliziotta brasiliana che riesce a far innamorare Dom e soprattutto Dwayne Johnson, in un ruolo tagliato su misura per i suoi bicipiti, quello di un agente speciale dell'FBI messo alle calcagna di Dom e soci.

Allora, sei felice di essere tornato a Roma?


Vin Diesel: Certamente, visto che tutte le strade portano a Roma (ride). Se devo essere sincero abbiamo viaggiato il mondo in lungo e largo per promuovere il film e questo è il posto più bello dove sono stato a fare una conferenza stampa. Qui mi sento felice e non lo dico per piaggeria. E poi voi giornalisti italiani siete sempre stati buoni e generosi nei miei confronti e vi ringrazio per questo.

Per questo quinto capitolo avete arricchito ulteriormente il cast, 'prelevando' gli attori dai precedenti film e aggiungendo un personaggio del calibro di Dwayne Johnson. Anche I mercenari - The Expendables di Sylvester Stallone o il recente Thor di Kenneth Branagh puntano sul gruppo di stelle. E' questo che serve per avere successo?
Vin Diesel: Non credo che ci sia bisogno di star per vendere un film. Fast and Furious - Solo parti originali ha battuto tutti i record di incassi della Universal nonostante avesse un cast più ristretto e la storia fosse intimista. In quel caso si parlava del dolore legato alla perdita di un amore. Ora abbiamo sì un cast più ricco, ma perché lo richiede lo sviluppo della storia. Avevamo bisogno di leggerezza, dovevamo sorridere ed è molto difficile non sorridere e ridere quando ci sono personggi come quello di Roman Pearce. Quindi no, non è stato questo che ci ha mosso, ma seguire la progressione naturale della trilogia.

Paul e Tyrese, cosa ha dato alla vostra carriera aver fatto parte di un progetto di successo come questo?
Paul Walker: Quando abbiamo fatto il primo film io e Vin eravamo davvero degli sconosciuti. Per essere precisi dovevamo ancora capirci qualcosa e quindi noi per primi siamo stati sorpresi dall'enorme successo raccolto. Ho avuto la fortuna di aver partecipato a quasi tutti i film, tranne il terzo. Con Tyrese invece ho fatto 2 Fast 2 Furious e sono arrivato alla conclusione che è strano non lavorare con loro. Così per evitare che mi fermino per strada e mi chiedano come mai nell'ultimo episodio c'è un attore e non un altro, li abbiamo riuniti tutti. Sì, direi che è stata una vera e propria rimpatriata. E la possibilità che mi è stata data la paragono alla vittoria di un campionato. E' stato gratificante.
Tyrese Gibson: Che dire di più rispetto a quanto spiegato da Paul. Posso solo aggiungere che quando mi è arrivata la telefonata che mi annunciava la partecipazione a 2 Fast 2 Furious è stato il giorno più importante della mia carriera. Passare da un piccolo film come Baby Boy ad una produzione internazionale, con un ruolo completamente diverso, è stata un'emozione ed un onore. Non solo, ma Paul ha voluto fortemente che io tornassi ad essere parte del cast. Inutile dire che ci siamo divertiti da morire. All'inizio non sapevo bene cosa mi aspettasse, ma ce la siamo cavata. In effetti è stato facile con una sceneggiatura così bene articolata.

Uno dei temi cardine del film è la famiglia...
Vin Diesel: E' assolutamente vero ed è un tema che ritorna anche nel primo Fast and Furious, in cui si parlava di una famiglia in difficoltà. La cosa bella è che non ti aspetti che un action movie possa toccare certi argomenti, affrontare dei discorsi molto concreti o sentire dialoghi come quello che sentite tra Brian e Dom sul balcone della loro casa a Rio de Janeiro. In poche parole non si pensa che un action possa aver un cuore. Invece una delle cose che ho apprezzato di più in questo film è il suo cuore palpitante. C'è così tanta sofferenza nel mondo, migliaia di ragazzi vedono i loro genitori divorziare e quando guardano un nostro film percepiscono un forte senso di appartenenza. E' questo il sentimento che vogliamo promuovere.
Paul Walker: E' vero. Tutti noi vogliamo far parte di qualcosa. Credo che sia per questo aspetto che il primo Fast and Furious ha colpito così tanto l'immaginario dei più giovani. Questa semplicità è la ricchezza del film.

Vin, oltre ad essere un attore di successo nel 1994 hai diretto il cortometraggio MultiFacial. Inoltre sei da tempo un produttore e stai lavorando al film su Annibale. C'è un'attività che preferisci tra queste?
Vin Diesel: Faccio l'attore da quando avevo sette anni e per me è sempre stato terapeutico. Ad un certo punto la carriera si è bloccata e per anni non ho avuto ruoli all'altezza. Dopo vent'anni di gavetta sentivo di non essere ancora arrivato. Per questo girai Multifacial. Quando poi ti dedichi a dei piccoli lavori indipendenti, impari anche a fare il produttore. Nel mio caso sono diventato produttore di Fast and Furious perché volevo migliorare lo standard del prodotto su cui stavamo lavorando. Mi avevano proposto di fare un cameo in Tokyo Drift e subito i miei agenti mi avevano sconsigliato di accettare. Il pubblico si sarebbe aspettato che fossi protagonista di un film in cui invece avrei dovuto solo partecipare. Poi mi hanno proposto di produrre il film successivo se avessi accettato il piccolo ruolo. Ho chiesto ed ottenuto di poter produrre i tre successivi capitoli. Ecco com'è cominciato tutto.

In che senso volevi migliorare il prodotto?


Vin Diesel: Ho sempre pensato che i primi tre film fossero buoni, ma erano totalmente scollegati fra loro. Invece io volevo un approccio alla Coppola, volevo un filo che li legasse tutti. Ecco perché questo film parte con l'ultima scena del quarto. Detto così può sembrare una sciocchezza, ma è una delle vittorie più grandi che ho ottenuto a Hollywood. Così abbiamo rispettato il pubblico, dando ampio respiro ad una storia. Non si tratta solo di usare un marchio di fabbrica. Ed è per questo motivo, credo, che il film sia giudicato da tutti come il migliore. Certe volte credo che gli studios dimentichino la cosa più importante in una saga e cioè la domanda, e ora cosa succede? Cominciando con quella scena noi rispondiamo alla domanda.

E sul progetto dedicato ad Annibale non vuoi proprio dirci nulla?
Vin Diesel: Sicuro che vogliate risvegliare Annibale a Roma? A parte gli scherzi, lasciamolo stare il generale cartaginese. Spero che Fast and Furious 6 abbia un grandissimo successo e che la Universal abbia tanta fiducia nella trilogia di Annibale. Anzi, fategliela voi l'offerta che non potrà rifiutare.
(Di seguito le immagini della conferenza stampa romana)