Dalla televisione al cinema, ecco I soliti Idioti

Il film, diretto da Enrico Lando e interpretato dai due volti storici di MTV Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, è stato presentato oggi nella Capitale. Ecco il resoconto dell'incontro stampa.

Dopo l'esperimento tentato con Boris - Il film, anche I soliti idioti, sit-com dall'animo irriverente in onda da tre stagioni su MTV, prova a conquistare il grande schermo. Frutto del dissacrante cinismo di Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, il programma nasceva con lo scopo di fotografare i vizi e le meschinità del nostro paese, prendendo in prestito quel disincantato umorismo tipico della più classica e onorata commedia all'italiana. Un presupposto stilistico che il regista Enrico Lando e la coppia Mandelli/Biggio, per l'occasione anche autori della sceneggiatura, hanno cercato di riadattare al cinema facendo affidamento niente meno che sui protagonisti di Father & Son. Così, lasciati a casa maschere esilaranti come il nichilista perditempo, gli sbroccati, il precario dall'animo rivoluzionario, Padre Boy e Padre Giorgio in missione presso il Vaticano con lo scopo di aumentare l'audience della Chiesa , la ministra ex anestesista e gli adolescenti morti di sonno, I soliti Idioti, distribuito da Medusa in 550 copie dal 4 novembre, affida il suo successo a Ruggero De Ceglie, padre volgare e disonesto, e al figlio Gianluca, timido amante dell'arte e della tecnologia. Una strana coppia che, impegnata in un discutibile viaggio di formazione, definisce il ritratto di un nuovo italiano medio probabilmente meno ingenuo e più consapevolmente scorretto rispetto al passato ma ugualmente incline ad una sana autoironia.

I soliti idioti nasce quattro anni fa come trasmissione di nicchia di MTV. Come siete passati da una programmazione in seconda serata ad un successo di pubblico tanto esteso da farvi progettare la realizzazione di un film? Enrrico Lando: E' vero, abbiamo iniziato sottovoce. Dopo la prima serie il progetto è cresciuto in modo inaspettato soprattutto grazie a Youtube, fino a diventare un vero e proprio fenomeno con la terza stagione. A quel punto è arrivato l'incontro di Francesco Mandelli con la Taodue, che si è fatta carico del progetto cinematografico. Per mia fortuna hanno deciso di tenermi dietro la macchina da presa ed hanno mantenuto assolutamente intatto tutto il gruppo tecnico originale.
Francesco Mandelli : L'idea di un film è nata durante il secondo anno de I soliti idioti. Il nostro era un sogno modesto, a basso costo poi, grazie alla Taodue, abbiamo concretizzato questa idea embrionale, totalmente liberi di realizzare un prodotto che avesse tutto il dissacrante DNA della trasmissione. La sceneggiatura è stata scritta più o meno in un anno, mentre il film è stato completato in tempi strettissimi.

Nonostante il centro della narrazione sia rappresentato dal viaggio di "formazione" di Ruggero e del figlio Gianluca, per gran parte del film avete intervallato le loro disavventure con l'intervento di altri personaggi noti al pubblico della sketch comedy che, però, sembrano non trovare uno spazio ugualmente vasto nell'insieme del film. Si tratta di una scelta fatta già in sceneggiatura oppure è il risultato di necessità nate successivamente alle riprese? Francesco Mandelli : Si tratta di una scelta fatta in fase di montaggio. In quel momento ci siamo accorti di voler rimanere concentrati soprattutto sul rapporto tra padre e figlio, anche perché Ruggero e Gianluca sono i due personaggi con maggior respiro cinematografico. In sceneggiatura tutte le storie erano ugualmente sviluppate con un inizio ed una fine, dovendo aiutarci a tratteggiare un quadro più completo della situazione esterna, ma alla fine abbiamo deciso diversamente.
Fabrizio Biggio: Nel nostro repertorio televisivo abbiamo più di trenta personaggi possibili. Era inevitabile che dovessimo scegliere quelli capaci di avere una possibilità di sopravvivenza sul grande schermo.

L'arrivo de I soliti idioti nelle sale è stato salutato dal quotidiano La Repubblica con un articolo a firma di Concita De Gregorio che contestava al vostro programma e ad una giovane generazione di spettatori un'assenza di intenti e significati. Come avete accolto queste critiche? Fabrizio Biggio: La De Gregorio si riferisce in modo particolare all'uso della parolaccia. Però, se un ragazzino di 12 anni si ferma solo al primo step dell'espressione comica più ovvia non ho problemi, comincio ad averne quando a farlo è un giornalista. Con questo voglio chiarire che quando costruisco un personaggio o una situazione il mio intento non è solo quello di far sorridere, ma vengo mosso dalla volontà di raccontare qualche cosa della realtà in cui viviamo.

Voi come descrivereste i giovani d'oggi? Francesco Mandelli: Secondo me sono carenti di stimoli esterni. Non credo di essere il più accreditato per parlare di loro, quindi mi riferirò soprattutto alla mia esperienza personale. Io ho avuto la possibilità di fare quello che avevo in testa a soli 18 anni. Appena uscito dal liceo ho sperimentato un mondo televisivo giovane e stimolante, dove non c'era la pressione dell'auditel e lavorare voleva dire provare e apprendere come in una bottega professionale. Ecco, credo che oggi ai ragazzi manchi proprio questa concessione, questa possibilità di mettersi alla prova per realizzare un sogno. Dovrebbe essere compito dei più maturi investire su una sorta di eredità e non aver paura di perdere prestigio e potere.

New entry per I soliti Idioti e per il panorama cinematografico è Madalina Ghenea, nota al pubblico soprattutto per uno spot televisivo con Raoul Bova e Teresa Mannino. Come è entrata a far parte di questo progetto? Madalina Ghenea: Tutto è nato da un incontro con Pietro Valsecchi al Festival di Ischia. Sono una grandissima fan della trasmissione e conosco a memoria praticamente tutti i tormentoni, ma non ho accettato subito di far parte del progetto. Volevo che il mio esordio sul grande schermo fosse segnato da un dramma e non da una commedia, ma quando ho incontrato i ragazzi sono rimasta completamente conquistata tanto da convincermi che in fondo era possibile ritrovare un po' di commozione anche in questa storia.
Francesco Mandelli : Lavorare con Madalina è la cosa migliore che ci potesse capitare. Lei è indubbiamente molto bella, ma è stata capace di mettersi in gioco con grande intelligenza. Grazie al personaggio della modella zoppa volevamo ironizzare proprio sul prototipo della bellezza, evidenziandola attraverso un difetto piuttosto grave. D'altra parte quando ti innamori di qualcuno lo ami soprattutto per i suoi difetti.

Il film termina con un finale assolutamente aperto. Una scelta che preannuncia la realizzazione di un secondo capitolo? Fabrizio Biggio: Effettivamente abbiamo pensato ad una sorta di trilogia, ma tutto dipende dal successo o meno di questo film. Per quanto riguarda la televisione, invece, abbiamo intenzione di fare una quarta serie conclusiva per dare spazio a dei nuovi personaggi.
Francesco Mandeli: Prima di prendere qualsiasi decisione dobbiamo aspettare i risultati di questo film. L'unica cosa certa, fino ad ora, è che continueremo a fare televisione .