Recensione Ribelle - The Brave (2012)

Il film è una magnifica opera che avrebbe potuto essere epocale se solo ci fosse stato un pizzico di temerarietà in più da parte degli autori, che hanno preferito non sconvolgere più di tanto una storia in fin dei conti canonica.

Cuore di fuoco

Il regno di Fergus e Elinor è uno dei più felici di tutta l'antica Scozia. I sovrani sono innamorati e i quattro figli sono una benedizione. Se i tre gemellini sono dei discoli voracissimi, la primogenita Merida passa le sue giornate a cavalcare e a tirare con l'arco come un vero maschiaccio. Per questo, quando la madre le comunica che presto dovrà prendere marito la ragazzina sente a tutti i costi di doversi ribellare a quel destino precostituito. Sfrutta la sua abilità di arciera per battere i tre pretendenti, figli di altrettanti lord, chiamati a partecipare ai giochi organizzati appositamente per designare il futuro sposo della giovane. E' una vittoria di Pirro la sua, visto che Elinor la obbliga ugualmente a prendere una decisione nel più breve tempo possibile. La fuga nella foresta, sotto la guida dei fuochi fatui e l'approdo nella casa di una vecchina intagliatrice di legno sembra essere la soluzione giusta per i suoi problemi. Merida in cuor suo sa di essere arrivata da una strega e a lei chiede la formula in grado di sollevarla dai guai. Quello che ottiene è un potentissimo incantesimo che rischia di cambiare le vite di tutti, se Merida non farà appello al suo coraggio per ripristinare l'armonia perduta.


Iniziato da Brenda Chapman e poi completato da Mark Andrews con la collaborazione di Steve Purcell, Ribelle - The Brave, tredicesimo lungometraggio Disney-Pixar è forse il film più complesso realizzato dalla casa di produzione californiana che per la prima volta si misura con un'epoca in cui riferimenti storici ed elementi fantasy si intrecciano. Il risultato a livello visivo lascia davvero senza fiato e bilancia a dovere la sostanziale neutralità del 3D. E' eccezionale sia il lavoro effettuato sui paesaggi, resi con grande naturalezza, che quello sui colori, una tavolozza spettacolare in cui spicca come un rubino la fulva capigliatura di questa ragazzina che si addentra nella foresta, simbolo di tutto ciò che ancora non è conosciuto, con il coraggio di un soldato e la forza di un'adolescente che sta per diventare adulta. E anche in questo caso si tratta di un debutto assoluto per la compagnia di Emeryville, alle prese per con una storia che vede per protagonista una donna. Il discorso sulla femminilità è uno degli assi portanti del film e non prende corpo tanto nella figura dell'acerba Merida, così combattiva nel voler rimandare ogni confronto con l'altro sesso, quanto in quella di Elinor, una sovrana che riesce a conciliare ogni discordia con un solo sguardo o passando con incedere fiero vicino ai litiganti. E' lei che governa il regno di Fergus e in maniera nemmeno troppo nascosta, dimostrando di possedere le stesse doti contestate alla figlia.

Impagabile nei piccoli particolari che danno profondità all'insieme e nel radunare un cast di personaggi secondari di grande simpatia, come i tre fratellini di Merida, la pettoruta cameriera, il principe sempliciotto che aspira al cuore della fanciulla ma si esprime in un idioma sconosciuto, il film perde forza proprio nella storia principale, la cui innovazione, ossia la lotta di una figlia che rivendica l'assoluta diversità dalla madre, a costo di 'strappare' quella che è l'unità familiare, si trasforma in un racconto dai buoni sentimenti che culmina nel riconoscimento della sostanziale uguaglianza tra le protagoniste. Merida impara a comprendere come la severità di Elinor sia in realtà necessaria alla sua crescita, di contro Elinor ritrova sé stessa nella scintilla di vitalità della piccola; che al termine del suo percorso di crescita resta 'solo' una figlia che non vuole perdere la madre, una giovane donna che deve scendere a patti col proprio temperamento impetuoso per riportare la normalità in famiglia. La ribellione iniziale si trasforma in comprensione, un sentimento che trova il suo culmine in un finale pacificante che confonde le acque; vale la pena essere dei ribelli se poi quel tratto distintivo della personalità finisce per essere pericoloso per tutti?

E' un peccato che si sia scelto di affievolire l'impatto drammatico della storia nel contesto di una trama che (verrebbe da dire disneyamente) porta dove ci si aspettava, perché il graduale ritrovarsi di madre e figlia, nel cambio repentino di prospettiva offerto dalla metamorfosi, era di per sé molto originale. Ispirandosi alla grande tradizione classica delle favole sul 'mutamento', dove l'abbandono della forma umana rappresentava l'atto divino che ristabiliva un equilibrio violato dall'uomo, l'opera di Andrews sfrutta questa chiave di lettura per rappresentare in maniera nuova e toccante il rapporto tra madre e figlia. Nel dialogo che si instaura su un piano esclusivamente affettivo, senza parole né gerarchie, troviamo i momenti più commoventi di tutto il film; un racconto di formazione in piena regola che per aperta volontà del team creativo vuole essere un ammonimento ai più piccoli affinché non facciano mai mancare l'appoggio ai genitori. Ribelle - The Brave è una magnifico lavoro che avrebbe potuto essere epocale se solo ci fosse stato un pizzico di temerarietà in più da parte degli autori, che hanno preferito non sconvolgere più di tanto una storia in fin dei conti canonica. Una fiaba invece dovrebbe essere sempre rivoluzionaria.

Movieplayer.it

3.0/5