Recensione Poll (2010)

Nel suo terzo lungometraggio, Kraus racconta l'evoluzione morale di una giovanissima poetessa e, insieme, i cambiamenti sociali a cui l'Europa si stava preparando, e lo fa con grande forza espressiva, senza rinunciare alla sensibilità.

Crescita e scoperte all'alba di una guerra

Cosa ci rende umani, cosa ci rende buoni, cosa ci rende cattivi, cosa ci rende immortali: sembrano riflessioni un po' troppo grandi per una ragazzina, forse troppo grandi per tutti, eppure è quello che Oda dovrà chiedersi nell'estate del suo quattordicesimo anno di vita. La Prima Guerra Mondiale sta per cominciare, e nella tenuta paterna sul mar Baltico, dove Oda ritorna dopo la morte della madre con cui viveva a Berlino, è già evidente la tensione tra i futuri nemici. Un battaglione russo è infatti acquartierato nelle immediate vicinanze, cogliendo l'occasione, mentre stana gli anarchici estoni, di controllare anche la tedesca famiglia von Siering. Ma il patriarca Ebbo non sembra sentire gli occhi che ha puntati addosso, perché i regali della figlia (la bara congelata contenente la madre morta e un feto a due teste) lo hanno evidentemente entusiasmato. Il medico possiede un interesse morboso per l'anatomia umana, specie per quella del cervello, tanto che non esita a finire i rivoluzionari feriti, che gentilmente l'esercito gli regala, per poterne studiare prima la conformazione cranica, alla ricerca delle tracce fisiche della "cattiveria". Oda è una ragazzina intelligente, curiosa, e Ebbo è l'unico che sembra interessarsi a lei: ansiosa anche di compiacerlo, la figlia si appassionerà alla medicina, che le risulterà utile ancor prima del previsto. Durante una passeggiata solitaria, si imbatterà infatti nell'anarchico Schnapps (pseudonimo mutuato dalla famosa bibita) e, indifferente alle sue ragioni politiche ma sensibile alla sua sofferenza, deciderà di curarlo in segreto, per poi stringere con lui una sincera e affettuosa amicizia.

Poll è certamente un film molto ricco di idee e spunti di riflessione, che non esita a proporre allo spettatore con la crudezza necessaria, senza per questo mancare di poesia. Le scene iniziali, in cui la figura del medico Ebbo viene delineata in tutta la sua natura apparentemente contraddittoria di scienziato cinico e padre affettuoso, sono emblematiche della natura duplice del film, che sovrappone immagini a volte disturbanti, sempre estremamente dirette, a una fotografia delicata, quasi onirica, che dà ragione del punto di vista da cui la storia è raccontata. Voce narrante, che si rende solo a tratti palese fuori campo per incorniciare, mai in maniera didascalica, alcune scene cardine, è infatti quella dell'Oda anziana, che rivisita nel ricordo il momento e la persona che, forse più di tutto il resto, l'hanno resa quello che è.
The Poll Diaries è quasi un film di formazione, per come descrive i delicati passaggi della protagonista attraverso la consapevolezza di sè stessa e degli altri, di cosa sia giusto e cosa sbagliato aldilà delle direttive sociali. Nel rapporto, vicino quanto più possibile alla storia d'amore, tra Oda e il rivoluzionario Schnapps è descritta la forza del sentimento che può unire due persone quando queste vogliono davvero imparare l'una dall'altra, accettando senza riserve quello che ognuno ha da offrire e senza risparmiarsi. Il legame tra Oda e Schnapps è quello che, più di ogni teoria, scientifica, etica o religiosa, possa contraddire la convinzione di Ebbo secondo cui, quando moriremo, niente di noi rimarrà, e sarà come se non fossimo mai esistiti: rimarranno le idee e le azioni con cui abbiamo fatto crescere, o cambiare, qualcuno, rimarrà la favola oltre la tragedia, rimarranno le speranze e le verità che abbiamo condiviso.
Parallelamente al nucleo più intimista del film, in cui comunque trovano spazio le istanze rivoluzionarie della popolazione estone e alcune delle riflessioni politiche che animavano i momenti subito antecedenti il primo conflitto mondiale, vediamo anche scorrere le esistenze del microcosmo che gravita intorno all'inquietante casa sul mare, anch'essa un organismo vivo e partecipe grazie all'ottimo lavoro della scenografa Silke Buhr. Ci sono le ambizioni accademiche di Ebbo, la sua ossessione per il controllo e la decodificazione di ogni aspetto della natura umana, c'è l'infelicità della seconda moglie Milla, che cerca nell'amante il calore e la considerazione che il marito non le offre, c'è la solitudine del giovane cugino, pronto a subire una punizione ingiusta pur di non tradire Oda, sua unica ancora di salvezza. Nonostante per tutta la durata del film il regista riesca a tenere bene le redini di una vicenda con echi tanto complessi, per quanto debba lasciare sottintesi alcuni importanti passaggi, nelle fasi finali la pellicola perde un po' di coesione, come se il regista fosse stato incerto fino all'ultimo su quale punto di osservazione prediligere per poter tirare efficacemente le somme di tutti i filoni narrativi.
Nonostante questo, Poll rimane un film profondo e coinvolgente, in cui a una vicenda privata, di cui delle esperienze più personali conserva tutta la portata emozionale, fa da sfondo un affresco disincantato sulla fine di un'epoca, e sulle contraddizioni e le aspettative, spesso disilluse, che il progresso ha portato con sé. La pellicola ha inoltre il pregio di aver fatto scoprire al pubblico la bravissima Paula Beer, perfetta protagonista, che insieme al resto del cast impreziosisce un film da cui traspaiono tutti i quattordici anni di lavorazione che il regista vi ha dedicato.

Movieplayer.it

3.0/5