Recensione Aguasaltaspuntocom - Un villaggio nella rete (2007)

Tra pettegolezzi, malintesi e fazioni opposte Luís Galvão Teles traccia gli elementi fondamentali di una commedia che, pur non aggiungendo alcuna innovazione al genere, rende merito a una narrazione capace d'intrattenere con indubbia leggerezza.

Benvenuti nel villaggio globale

Se Gesù fosse un nostro contemporaneo, probabilmente avrebbe una sua pagina web. Questa è la teoria dogmaticamente rivoluzionaria ma socialmente realista di padre Felicidade, parroco di Aguas Altas, un piccolo villaggio del Portogallo improvvisamente sconvolto dall'avvento di internet. A introdurre le dure leggi della Rete nella quotidianità di una comunità abituata a un sano isolamento mediatico, è una multinazionale spagnola che, in vista del lancio di un'acqua minerale casualmente omonima dell'antico borgo, intima di applicare una multa di cinquecentomila euro per ottenere la chiusura del dominio ufficiale della cittadina. Così, arrivato un anno prima per costruire una nuova strada capace di collegare Aguas Altas al resto del mondo, l'Ing. Pedro Alfonso coinvolge, involontariamente, la comunità in una diatriba dalle proporzioni globali e dalla risonanza internazionale destinata a mutare la natura dei suoi abitanti. Il miraggio di un facile guadagno e la possibilità di diventare finalmente visibili agli occhi del mondo spingono i paesani verso un linguaggio e una tecnica fino a quel momento tranquillamente ignorata, mettendo in gioco appartenenza nazionale, orgoglio personale e un pizzico di sano opportunismo. Al termine di una lunga settimana di passioni consumate sotto i riflettori accecanti dei telegiornali, quale decisione prenderanno gli abitanti di Aguas Altas? Cederanno alle lusinghe economiche del colosso spagnolo per chiudere definitivamente il sito o contratteranno con il governo il loro diritto a esistere? Oltre le divisioni e i pareri opposti, il buon senso e il sentimento di comune appartenenza avranno la meglio dimostrando che non c'è evoluzione senza astuzia.


Dopo L'erba di Grace e la lotteria miliardaria di Svegliati Ned, un'altra diavoleria moderna si appresta a sconvolgere l'immobilità di un microcosmo fuori dal tempo. Prendendo esempio dai predecessori britannici, il regista portoghese Luís Galvão Teles con Aguasaltaspuntocom - Un villaggio nella rete decide di raccontare gli effetti collettivi e personali che, derivati dall'incontro imprevisto con il così detto villaggio globale, determinano l'involuzione comportamentale di una comunità votata, per motivi strettamente geografici, a inseguire una purezza d'animo tendenzialmente anacronistica. Così, tra pettegolezzi, malintesi e fazioni opposte si vanno tracciando gli elementi fondamentali di una commedia che, pur non aggiungendo alcuna innovazione al genere, rende comunque onore a una narrazione capace d'intrattenere con una leggerezza a tratti appesantita dalle ripetizioni di moduli ampiamente testati. Seguendo una struttura drammaturgica piuttosto elementare, il film si evolve attraverso la contrapposizione e l'incontro dell'elemento esterno con quello interno. In questo modo, dalla sovrapposizione di due realtà opposte e assolutamente non complementari prendono forma l'imprevisto e la variabile che, almeno in questo caso, conducono velocemente verso una soluzione figlia del buon sentimento e della riappacificazione universale.

Privo dell'irriverente auto onia inglese, Teles però non riesce a determinare la personalità e il profilo di maschere che, lontane dal diventare caratteri, si limitano a coprire un ruolo funzionale rispetto allo svolgersi del contendere. Stessa sorte accomuna il personaggio del giovane e idealista Ing. Pedro che, pur rappresentando il punto d'unione tra universi e linguaggi sconosciuti, non accende la scintilla creatrice di una visione narrativa più ampia in cui introdurre in ugual dose comicità, colpi di scena e una sorta di riflessione sociale semiseria. Impegnati nella veloce evoluzione delle loro esistenze, gli abitanti di Aguas Altas e i loro invasori mediatici si limitano a sostare lungo il margine di una struttura narrativa edificata interamente sul confronto tra l'antico e il moderno. Seguendo questa visione d'insieme che sembra non lasciare spazio al particolare della soggettività, il film cede alla tentazione di una prevedibile contrapposizione in cui, pur non definendo troppo nettamente la linea di demarcazione tra bene e male, una sottile morale si erge in difesa di una semplicità celebrata ad ogni costo.

Movieplayer.it

3.0/5