Ben Affleck a Venezia con The Town

Dopo l'acclamato esordio con Gone Baby Gone, l'attore e regista hollywoodiano torna alla regia con un interessante poliziesco ambientato a Boston e interpretato da un cast d'eccezione che vanta la presenza di Rebecca Hall, Jeremy Renner e Jon Hamm.

Dopo aver ricevuto in passato la prestigiosa coppa Volpi come Miglior Attore per Hollywoodland, Ben Affleck torna a Venezia triplicando il suo ruolo: quest'anno con The Town, presentato Fuori Concorso, Affleck si divide tra la sceneggiatura, scritta insieme Peter Craig e Aaron Stockard, la regia e l'interpretazione, ritagliandosi il ruolo da protagonista. Applaudito alla proiezione per il pubblico, The Town è il primo film americano d'azione presentato a Venezia, un poliziesco che alterna abilmente la storia di una banda di criminali irlandesi di Boston e l'indagine dell'FBI alle loro calcagna, trovando un solco temporale anche per una love story finalmente non stucchevole. Divertente e adrenalinico, il film segue di pochi giorni il debutto veneziano del fratello di Ben, Casey Affleck, cosa che ha indotto la stampa a pressare per un confronto che non è riuscita a ottenere. Il regista, che ha lavorato all'adattamento dell'omonimo libro di Chuck Hogan stravolgendone il finale, ci ha rivelato di essersi ispirato per lo stile realistico al nostro Gomorra, ci ha raccontato com'è nata l'idea di portare sullo schermo un'ambientazione particolare come quella bostoniana e come ha affrontato i dilemmi moralii sulla caratterizzazione del suo personaggio, un criminale disegnato come un uomo onesto che tenta la strada della redenzione con un cambiamento radicale.

Questo film ricorda molto il genere poliziesco degli anni '30. Come aveva pensato di renderlo attuale?
Ben Affleck: Sicuramente è stato parte della mia ispirazione, ci sono molti film a cui devo qualcosa. Abbiamo lavorato con Jeremy Renner e mi sembra che lui assomigli a James Cagney, no? Anche l'aspetto sociale è stato importante per me e credo che se non si ha un forte senso del luogo e non si possa credere al film. Poi c'è stato anche Gomorra, che ho trovato un film straordinario, ad aver avuto influenza su di me. Ricordo che quando l'ho visto ho pensato che si percepiva che fosse tutto vero e ho apprezzato il suo realismo.

A proposito di Gomorra, nel film viene citata la parola "omertà", di origine italiana. E' stato influenzato dal film anche in quest'utilizzo?
Ben Affleck: "Omertà" era per me una parola familiare perché avevo visto Gomorra, ma anche perché viene usata in film famosi come Il padrino. Gomorra mi ha influenzato per lo stile. Quella è un'omertà irlandese, un codice del silenzio un po' bastardo, che provoca.

Ci può dire se le maschere che usano i criminale nel film hanno un significato preciso?
Ben Affleck: No, le maschere non hanno niente di simbolico. Volevamo solo che dessero un'aria realistica. Le maschere dovevano essere disarmanti e intimidire le persone derubate.

Il finale del film tradisce quello originale del romanzo. Come avete lavorato all'adattamento per lo schermo?
Ben Affleck: Sì, il finale è diverso! Stavamo adattando il libro e l'idea era quella di prestarvi fedeltà, ma poi abbiamo deciso di cambiare qualcosa perché altrimenti The Town sarebbe dovuto durare 7 ore. All'inizio avevamo mantenuto il finale originale, ma sviluppando la sceneggiatura abbiamo deciso di cambiarlo.

Signor Affleck, anche Gone Baby Gone era ambientato a Boston. Come spiega questa decisione?
Ben Affleck: Il libro di Chuck Hogan mi era stato raccomandato e inoltre avevo dei contatti a Boston così è stata una scelta naturale. La storia era meravigliosa, avevo a mia disposizione un cast eccellente e ho proceduto di conseguenza. Abbiamo girato d'estate, ad aprile e, anziché finire tra fine agosto e inizio settembre, abbiamo girato rapidamente in città.

C'è una continuità tra i suoi film precedenti da lei sceneggiati e questo?
Ben Affleck: Sì, ci sono molte analogie tra Will Hunting - Genio ribelle, Gone Baby Gone e questo film.

Parla del forte senso di attaccamento alle sue origini?
Ben Affleck: Il luogo dove cresciamo ci plasma. I film di Hollywood hanno sempre qualcosa a che fare con l'attaccamento dei bambini coi genitori, così io ho provato a fare qualcosa di originale.

A tale proposito, anche le inquadrature sono interessanti...
Ben Affleck: Siamo abituati a vedere rapine e violenze nei film degli anni '50 in bianco e nero, in cui magari colpisce il rumore degli spari. Ho pensato che rivedere questi film nel mio film avrebbe reso più realistico The Town.

Lei non è il primo attore hollywoodiano che si presta anche a dirigere film. Secondo lei mancano bravi registi a Hollywood?
Ben Affleck: No, ma credo che ci siano attori internazionalmente o nazionalmente bravi che possono rivelarsi anche dei bravi registi. Inoltre c'è la voglia di esprimersi e la regia, come la scrittura, è un buon modo per farlo.

Possiamo aspettarci altri film diretti da lei?
Ben Affleck: Sì, voglio continuare su questa strada. Con Gone Baby Gone la prima volta ero più nervoso, sono stato perfino sorpreso dall'averlo finito. Stavolta ho avuto più fiducia in me perché sono stato affiancato da un grande cast.

Abbiamo visto in questi giorni I'm Still Here diretto da suo fratello Casey. Come si confronta con suo fratello?
Ben Affleck: Per quanto riguarda mio fratello, posso dire che ho trovato il suo film spettacolare e credo che il pubblico lo abbia amato perché la gente vuole sapere cosa succede dietro le quinte. Ma di solito questa è una domanda che mi fa nostra madre!

Il film Vallanzasca di Michele Placido proiettato al Lido gli scorsi giorni ha suscitato molte polemiche. Lei si è posto questo dilemma di tipo morale?
Ben Affleck: Sì, mi sono chiesto se stavo glorificando un criminale o la violenza. Queste considerazioni erano importanti, ma io volevo raccontare una storia veritiera e ho cercato di essere preciso senza semplificare le cose. Il personaggio di Renner per esempio fa cose terribile, ma è comunque descritto come un uomo. Questo è un film per adulti! Anche Doug, il mio personaggio, non è un santo, ma è un uomo che prova a cambiare e io ho cercato di comunicare che quello non è il modo giusto di comportarsi. Gli atti violenti in questo film non sono in stile cartoon, ma sono difficili da guardare. Io credo che l'ambiente modella il nostro carattere e ci fa comportare in un certo modo. Tutti si possono identificare a un certo livello e ho utilizzato questo aspetto per rendere la storia interessante.

Signora Hall, dopo Woody Allen è stata diretta da Ben Affleck. Ci racconta quest'esperienza?
Rebecca Hall: E' impossibile fare un confronto tra bravi registi. Woody Allen è interessante perché è sia un attore sia un regista, ma anche Ben è un bravissimo regista e attore.

Signor Renner, come ha contribuito alla costruzione del suo personaggio, Jem?
Jeremy Renner: Non ho portato niente della mia esperienza di The Hurt Locker in questo film, ma mi sono immerso in questo personaggio, un ruolo molto complesso che aveva già qualcosa di specifico.

Che tipo di lavoro fa Ben Affleck come regista con i suoi attori?
Jeremy Renner: Mi ha detto che non dovevo fare storie! Questo è stato il suo contributo: mi ha buttato in prigione e presentato a tanti criminali perché potessi comprendere in che luogo ci saremmo trovati a lavorare. Anche la città è un personaggio importante del film!
Rebecca Hall: Ben mi ha parlato moltissimo del mio personaggio, delle sue origini, mi ha consegnato le informazioni di sfondo, ma poi mi ha dato molte libertà nell'interpretazione e ha creato per me un contesto in cui lavorare in maniera molto creativa.
Jon Hamm: Per me è stato molto interessante studiare la città di Boston nel suo insieme, vederla con occhi nuovi ha influenzato il mio personaggio, un outsider che cerca di capire una cultura molto chiusa. Ho imparato molto anche attraverso il contatto con la polizia locale... Ben mi ha dato la possibilità di lavorare in un ambiente molto aperto sul set.
Ben Affleck: Il casting è stato molto importante per me, non si fa molto come regista quando si hanno attori di questo calibro e si cerca di dare un ambiente molto confortevole per lasciare liberi gli attori.

Signor Hamm, lei è uno dei protagonisti della serie Mad Men, teme che quel ruolo possa influenzarla?
Jon Hamm: Nessuno vuole fare lo stesso ruolo per tutta la carriera. Era importante fare qualcosa di diverso per me e dopo la seconda stagione di Mad Men avevo ricevuto sceneggiature che sembravano un'imitazione di quel prodotto. Quando ho avuto con Ben l'opportunità di lavorare su qualcosa di molto contemporaneo e diverso da Mad Men, un personaggio che non aveva certezza morale, non potevo fare a meno di accettare!

Lei crede che le serie televisive attuali stiano influenzando il cinema?
Ben Affleck: Quello che fanno in Mad Men è anche meglio di un certo cinema!
Jon Hamm: Secondo me stiamo assistendo a una frammentazione dello spettacolo e nel cinema abbiamo la possibilità di mettere in scena storie più specifiche. Serie come Dexter 10 anni fa non avrebbero avuto la minima chance di essere prodotte perché il pubblico sarebbe stato troppo piccolo. Fortunatamente adesso lo spettatore può guardare dovunque, con qualunque mezzo quel tipo di prodotto. In tv lavora sempre più gente di talento, che può realizzare cose interessanti. E' bellissima questa situazione. Recentemente ho visto la premiazione degli Emmy e mi sono accorto che abbiamo dei prodotti eccellenti. Sono tempi appassionanti per la televisione.

Dovremmo aspettarci un sequel di The Town?
Graham King, produttore: No, non ci sarà nessun sequel. Ci siamo divertiti molto a fare questo film e io sono orgoglioso del lavoro fatto, ma non sono previsti seguiti.
Basil Iwanyk, produttore: Non è facile fare buoni film in questo periodo, ma avevamo un buon studio alle spalle che ci ha dato un buon budget. C'era fiducia in Ben e gli abbiamo dato la possibilità di lavorare liberamente.