Arthur Christmas: la Aardman tra tradizione e modernità

Durante la nostra visita agli Aardman Studios di Bristol abbiamo potuto visionare in anteprima alcune sequenze del nuovo progetto realizzato per Sony Animation. Animazione in CGI e cast di tutto rispetto per un film che promette di divertire ed emozionare.

I tempi cambiano e tutti dobbiamo stare al passo... anche Babbo Natale.
La famiglia del barbuto omone vestito di rosso si è adeguata alla frenesia e le esigenze consumistiche dei nostri giorni, dando un'impostazione militaresca e iperorganizzata all'attività che segna il culmine del loro anno: la consegna dei regali di Natale ai bambini di tutto il mondo. A bordo della gigantesca astronave S1, un mix tra la classica slitta e l'Enterprise di Star Trek, il plotone di elfi al servizio di Babbo Natale agisce con precisione, rapidità e metodo, selezionando il regalo più adatto per ogni destinatario, valutando difficoltà e metodologie di consegna, per poi eseguire l'operazione nel modo più efficace possibile. Non c'è niente di propriamente natalizio in quello che vediamo, non c'è traccia del calore e dello spirito della festa più amata del mondo.
Tranne Arthur, l'altra faccia di questa super organizzazione.

Arthur è un adolescente imbranato e sognatore, che passa le sue giornate nella sua stanzetta/ufficio rispondendo personalmente alle letterine dei bambini di tutto il mondo. Arthur adora il Natale e tutto quello che rappresenta, "è un fanboy del Natale" ci spiega Joshua Beveridge nell'illustrarci il nuovo progetto dello studio, Arthur Christmas: Il figlio di Babbo Natale, in uscita per la fine dell'anno. E' lui, segregato nel calore della sua stanzetta stipata di oggetti e riferimenti alla festività, a rappresentare quella continuità di spirito natalizio che dovrebbe rappresentare il cuore dell'attività di Babbo Natale e che sembra smarrito. Ma è lui a riflettere anche la mano della Aardman nel progetto, realizzato in CGI per Sony Animation in quel di Los Angeles, ma con ideazione e direzione artistica rigorosamente in mano allo studio di Bristol, perchè, ci tiene a sottolineare Arthur Sheriff, "Arthur Christmas è a tutti gli effetti un nostro film: la regia, la scrittura, lo sviluppo dei personaggi, sono tutti della Aardman." Il progetto è stato infatti gestito dallo studio a Bristol fino alla fase degli animatic, dopo di che la produzione materiale si è spostata in USA per poter usare le attrezzature già in possesso di Sony, evitando un grosso investimento tecnologico da parte dello studio.
Un contrasto tra tradizione e modernità che riscontiamo quindi nel film e nello studio, tra l'atteggiamento di Arthur e quello dei suoi familiari da una parte, tra la computer grafica e lo spirito dell'animazione di casa Aardman. Anche se l'attività della Aardman copre l'animazione in senso ampio, senza particolari distinzioni di approcci e tecniche, è indubbio che lo studio sia noto soprattutto per i suoi lavoro in stop motion, Wallace & Gromit su tutti, ed è un sollievo sentire la dirigenza dello studio sottolineare con tanta convinzione quanto il progetto sia (e sia sentito) come assolutamente proprio nonostante la diversa tecnologia di sviluppo e la realizzazione materiale spostata a Los Angeles.
Ad illustrarcelo con passione e partecipazione, insieme a Shurer e Beveridge, è stata la giovane autrice e regista Sarah Smith, in casa Aardman dal 2006: al cospetto di una sequenza di splendide illustrazioni raffiguranti i diversi momenti del prologo del film, la Smith è riuscita ad emozionarci anche soltanto raccontandocene le premesse, l'arrivo della imponente S1, l'organizzatissima missione di consegna dei regali, la successiva riunione/cena/festa di famiglia di casa Babbo Natale durante la quale iniziamo a cogliere la natura disfunzionale del gruppo, i loro contrasti interni, ma soprattutto arriva la notifica dell'inevitabile errore: una bambina, Gwen, è rimasta senza regalo. Per Steve, il fratello maggiore di Arthur, colui che gestisce materialmente e con rigore militare le operazioni, si tratta di un errore trascurabile che non macchia una missione perfettamente riuscita; per Arthur è un vero dramma ed il ragazzo riesce a convincere il nonno (Grandsanta), il Babbo Natale originale, a riesumare Eve, la sua storica slitta, per partire in un'avventura epica in giro per il mondo per consegnare, rigorosamente prima dell'alba, il regalo mancante alla piccola Gwen e riguadagnare la vecchia gloria.

Di alto livello il cast di voci che dà vita al film, in gran parte di provenienza britannica, una caratteristica ritenuta preferenziale (ma non indispensabile) dalla dirigenza Aardman. Gran lavoro sul goffo ed impacciato Arthur da parte di James McAvoy, in contrasto con quanto fatto da Hugh Laurie con il militaresco fratello Steve, sempre in controllo della situazione e calmissimo. Jim Broadbent è il Babbo Natale attuale, mentre Imelda Staunton dà voce alla sua signora (Mrs Santa), formando con lui una affiatata coppia su schermo e dando la giusta personalità al personaggio con il poco spazio a disposizione. Un magnifico Bill Nighy caratterizza il nonno del ragazzo protagonista, il Babbo Natale originale che partirà con lui per consegnare il regalo alla piccola Gwen, interpretata invece dalla piccola Ramona Marquez di Outnumbered. In viaggio con loro l'elfa Bryony di Ashley Jensen, responsabile di aver individuato l'errore commesso durante la missione ed amante del Natale al pari di Arthur.
Tutti personaggi caratterizzati nei minimi dettagli anche dal punto di vista visivo, quella cura del particolare che fa la differenza nel campo dell'animazione e che abbiamo potuto apprezzare visionando gli studi dei vari characters: non solo i protagonisti, ma le diverse tipologie di elfi ed i loro adorabili gadget (magnifica la pistola che analizza il comportamento del bambino e quindi il premio che merita, così come il distributore di cibo per animali domestici, sul quale è possibile selezionare ogni tipologia di pet, dai comuni cani e gatti fino al pesce rosso (?)), l'anziana renna di Babbo Natale, ormai spelacchiata e con collare elisabettiano, la bellezza classica della slitta Eve ed in contrasto la iper-tecnologia della smisurata S1, due autentici personaggi della storia per la loro importanza e per il tempo dedicato loro in fase di studio.

Una cura che dai dettagli si trasferisce a tutto l'aspetto del film. "Arthur Christmas sarà un film scintillante, con un look capace di catturare lo spettatore" ci spiega Shurer, un lato del lavoro che abbiamo potuto valutare solo in parte perchè quanto visionato non era ancora definitivo al 100%. Un punto è però saltato all'occhio: il coraggio di alcune scelte.
La gestione delle luci, per esempio, che a differenza di quanto accade normalmente nell'ambito dell'animazione per ragazzi non è spinta all'eccesso, ma dosata con accortezza. Alcuni momenti, pensiamo alla sequenza in cui il Babbo Natale anziano conduce Arthur nel magazzino in cui è chiusa Eve, sono prevalentemente al buio, con luci localizzate che accrescono l'atmosfera e permettono di scorgere pochi, mirati dettagli. In questo modo, ci spiega Joshua Beveridge, "possiamo vedere meno, celare particolari, e quando qualcosa viene mostrato per intero colpisce maggiormente ed acquista più importanza".
Con 200 persone al lavoro (numero che è arrivato fino a 250 nel corso della lunga produzione), il film sarà pronto per una distribuzione a fine anno, a partire dal 23 Novembre in patria ed a seguire in tutta Europa. Le premesse per un lavoro tecnologicamente all'avanguardia ed al tempo stesso in linea con la preziosa tradizione Aardman ci sono tutte ed aspettiamo con ansia di poter assistere al viaggio del giovane Arthur, di Bryony e del nonno a bordo della slitta più famosa del mondo.