Recensione Lotus (2012)

Nella Cina di oggi, superpotenza economica e paese in piena trasformazione culturale e sociale, c'è davvero spazio per la libertà? E' questo che si chiede la giovane regista colpita dalle mille contraddizioni di un paese che sta forse cambiando troppo velocemente.

A scuola d'indipendenza

L'esordiente Liu Shu porta a Venezia, nella sezione parallela Settimana della Critica, il film Lotus, storia di un'omonima giovane insegnante, dai modi anticonvenzionali e desiderosa di indipendenza. Dopo essere stata cacciata dalla scuola dopo la scoperta di una sua relazione con un uomo sposato e non aver ricevuto alcun appoggio nemmeno dalla propria famiglia, la bella Lotus decide di trasferirsi a Pechino e reinventarsi giornalista. Ma anche nella redazione del giornale questo suo essere anticonformista, questo istintivo biosogno di libertà la metteranno nuovamente nei guai.

Nella Cina di oggi, superpotenza economica e paese in piena trasformazione culturale e sociale, c'è davvero spazio per la libertà? C'è la possibilità di poter esprimiere la propria natura di donna forte ed indipendente? E' questo che si chiede la giovane regista trentaseienne colpita dalle mille contraddizioni di un paese che sta forse cambiando troppo velocemente per permettere alla propria popolazione di fare realmente propri questi cambiamenti.

Il film può contare sulla buona prova della protagonista Tan Zhuo e su una sceneggiatura solida e semplice. La regia è più vicina ai gusti europei rispetto ad altre opere cinesi contemporanee, quasi a ribadire l'identificazione della regista con la propria protagonista. Ancor più del finale del film, è forse il fatto di vedere entrambe le giovani donne qui a Venezia a presentare con successo un film interessante ed importante come questo Lotus che dimostra che se anche per molte altre donne non è così facile riuscire a trovare una propria identità, la missione è tutt'altro che impossibile.

Movieplayer.it

3.0/5