Alessandro Siani: uno scugnizzo svizzero a Giffoni

Il Giffoni Film Festival impazzisce per il vulcanico comico che ci intrattiene con la sua follia partenopea.

La napoletanità irresistibile di Alessandro Siani contagia Giffoni. L'attore partenopeo gioca in casa e probabilmente l'entusiasmo che si respira quest'oggi nella Cittadella del Cinema è pari a quello che accompagna le apparizioni pubbliche di Johnny Depp o Brad Pitt. Non ci credete? Se non bastasse il delirio di folla che attende il suo passaggio fuori dalla Sala Truffaut, ci pensano le lacrime di una ragazzina invitata sul palco per salutare il suo idolo. Siani, jeans e maglietta da perfetto scugnizzo, cerca il contatto con i suoi ammiratori e il giovane pubbblico ricambia ripetendo a memoria ogni battuta del video celebrativo proiettato per dare il benvenuto all'attore sul palco. A quanto pare sembra impossibile convincerlo a stare seduto e a rispondere "seriamente" alle domande. Dopo aver rimesso in riga la stampa trasformando una conferenza di routine in uno show i cui argomenti variano dalla partenza di Cavani per Parigi al colore dei pantaloni dello storico moderatore Tonino Pinto, il comico va a ruota libera. Più che a un incontro sembra di assistere a una prova generale del suo spettacolo teatrale Sono in Zona Show, col quale sta girando i teatri italiani. Anche i numeri sembrano dar ragione al Re Mida Alessandro Siani visto che la diretta streaming della sua partecipazione a Giffoni ha totalizzato 39.000 spettatori, cifra impressionante a confronto con i 1000 degli altri ospiti.

Da napoletano doc, sei stato influenzato dalla comicità di Totò?
Sono stato influenzato più dall'aria condizionata comunque cercherò di rispondere sul serio a questa domanda. Adoro Totò la sua capacità di improvvisazione, per me lui è lo Steve Jobs della comicità. Eduardo è un drammaturgo immenso che scriveva cose eccezionali. Troisi è il comico dei sentimenti perciò credo che tutti e tre mi abbiano influenzato in modo diverso. Ciò che però tutti e tre hanno in comune è la mancanza di volgarità. Secondo me se hai qualcosa da raccontare non è necessario essere volgari.

Il tuo successo è esploso grazie a Benvenuti al Sud e al seguito, Benvenuti al Nord. Secondo te uno dei due modus vivendi prevale sull'altro? Certi pregiudizi sono fondati?
Per capire le differenze ti faccio un esempio. Se chiedi a Claudio Bisio l'ora ti risponde in modo preciso consultando l'orologio. Se la chiedi a uno del Sud ti risponde: "Perché? C'aggia fà?" Al Sud siamo abituati a tempi un po' più lunghi per ragionare, mentre la comicità nordica è più fredda e distaccata. Però quando cerchiamo di fare qualcosa di importante noi del Sud dobbiamo impegnarci il doppio: perché dobbiamo superare il pregiudizio e perché dobbiamo dimostrare di saper fare qualcosa.

La tua comicità è vulcanica. Mentre ti esibisci non hai mai paura del palcoscenico?
No, non ho paura. Non temo di dimenticarmi le battute perché amo improvvisare, quindi non ho problemi a riprendermi. La paura deve trasformarsi in adrenalina. Quando questa cosa accade voli.

Non ti infastidisce il pregiudizio di chi considera i comici meno talentuosi degli attori drammatrici?
Non temo i cliché. Sono felice di fare quello che faccio. Quando ho iniziato a lavorare in televisione camminavo per la strada guardando in faccia le persone per vedere se mi riconoscevano. Conosco colleghi che tengono la testa bassa per non farsi riconoscere. Per chi fa il nostro lavoro, anzi percorso, perché chiamarlo lavoro sarebbe offensivo nei confronti di chi lavora davvero, ogni autografo, foto, sorriso o complimento è un miracolo e io ringrazio Dio ogni giorno per questo.

Molti ti paragonano a Massimo Troisi. Non temi il confronto con lui?
Gli amici storici di Troisi, come Pino Daniele, mi hanno ben accolto e li ringrazio perché col tempo mi hanno fatto capire cos'è veramente la comicità. Io non ho mai fatto una scuola, perciò non ho una formazione teorica. Quello che so l'ho appreso con l'esperienza e oggi posso dire di aver capito davvero la grandezza e la genialità di Troisi.

E cosa rispondi a chi ti accusa di essere poco originale?
Quello che mi dà fastidio nella vita è l'omologazione. Gl insegnanti che cercano di uniformare i ragazzi mi spaventano perciò io cerco di essere sempre e solo me stesso, con i miei pregi, ma soprattutto con i miei difetti. Sono i difetti a renderci speciali.

Molti dei tuoi personaggi, compreso quello de Il principe abusivo, sono caratterizzati da comportamenti infantili. Come mai questa costante?
M'è venuto spontaneo perché nella vita sono un po' giocherellone. In realtà il protagonista de Il principe abusivo subisce un'evoluzione e cambia nel corso del film. Nella vita dobbiamo essere un po' caciaroni e un po' disciplinati, in pratica scugnizzi svizzeri.