Un viaggio indimenticabile, la recensione: Mascherare la confusione con l’umorismo

La recensione di Un viaggio indimenticabile: il film con Nick Nolte prova a raccontare il morbo di Alzheimer come una favola, ma sbaglia i toni.

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Un viaggio indimenticabile: Nick Nolte in primo piano e Sophie Lane sullo sfondo in una scena

La testa piena di miele, Head Full Of Honey: così recita il titolo originale del film di cui vi parleremo nella recensione di Un viaggio indimenticabile (questo il titolo italiano del film), di Til Schweiger, remake con un cast internazionale del film tedesco Honig im Kopf, scritto e diretto dallo stesso regista, in uscita il 21 marzo. La testa piena di miele, cioè tutta appiccicata, incollata, è quella di Amadeus (Nick Nolte), un uomo anziano che inizia a soffrire del morbo di Alzheimer.

Nell'incipit del film lo vediamo rocambolescamente in viaggio su un treno con la nipotina verso Venezia. È lei, Tilda, la voce narrante. E, all'inizio, l'idea di vedere una malattia così dolorosa con gli occhi di una bambina, e con un tocco di humour e tenerezza, ci pare interessante. Un viaggio indimenticabile potrebbe essere una di quelle favole disneyane, commoventi e leggere allo stesso tempo. Attenzione però: humour non vuol dire risata facile. Perché il tono del film sconfina troppo spesso verso questo aspetto, e così tutta la commozione e l'empatia che promette il film vengono un po' vanificate.

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Un viaggio indimenticabile: Nick Nolte e la piccola Sophie Lane in una scena

La trama: perdere la memoria

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Un viaggio indimenticabile: una scena con Emily Mortimer e Matt Dillon

La trama di Un viaggio indimenticabile inizia dalla morte della moglie di Amadeus, l'amata Maggie, come ci racconta Tilda poco dopo averci detto che è in viaggio con il nonno. Già al funerale, durante il suo discorso, Amadeus dà segni di bizzarria. Ma i suoi familiari non danno molto conto all'episodio. Qualche tempo dopo il figlio di Amadeus, in visita negli Stati Uniti, si accorge che tiene il latte in libreria e i libri in frigo. Decide così di portarlo con sé a Londra, dove vive con la moglie - con cui è in crisi - e con la figlia. La convivenza non è facile, Amadeus è pericoloso per sé e per gli altri e così la sua famiglia pensa alla casa di riposo. Fino a che Tilda pensa a un viaggio a Venezia, da fare lei e il nonno, alla ricerca dei luoghi del suo viaggio di nozze con la nonna.

Che cast! Nick Nolte, Matt Dillon, Emily Mortimer

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Un viaggio indimenticabile: Nick Nolte e Matt Dillon in una scena

Quello che balza subito agli occhi è il fantastico cast di Un viaggio indimenticabile. Amadeus è Nick Nolte, in uno di quei ruoli che, in teoria, piacciono molto all'Academy. Matt Dillon è il figlio ed Emily Mortimer sua moglie. E poi c'è una figlia d'arte, la vera figlia di Nolte, che interpreta la piccola Tilda: è Sophie Lane Nolte. E la produzione internazionale si permette di avere attori di un certo livello, come Eric Roberts e Claire Forlani, Jacqueline Bisset e Greta Scacchi anche in ruoli minori. Con un tema simile, il trattamento scelto, e un cast di questo livello il risultato dovrebbe essere assicurato.

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Un viaggio indimenticabile: Nick Nolte, Matt Dillon e Sophie Lane in una scena

Troppo miele?

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Un viaggio indimenticabile: Nick Nolte con Sophie Lane in una scena de film

Il miele del titolo non è solo una metafora sull'Alzheimer, ma quasi una dichiarazione programmatica: spalmare un po' di miele su una pietanza amara, trattare cioè con dolcezza un tema come l'Alzheimer. Non solo i toni da favola, la fotografia dorata e patinata che fa subito film d'altri tempi, lo sguardo amorevole della bambina sul nonno, ma anche un tono da commedia per un tema che abbiamo sempre visto raccontare da un cinema drammatico (vedi il magistrale Away from her - Lontano da lei). Til Schweiger (era il Sergente Hugo Stiglitz di Bastardi senza gloria, lo ricordate?), però, non ha la giusta sensibilità per virare in commedia il dramma e, se nella prima mezz'ora il gioco funziona, con dei sorrisi amari che leniscono il dolore, poi il film svolta presto verso la farsa, la gag facile, la risata fine a se stessa. Troppo miele, lo sappiamo, finisce per essere stucchevole.

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Mascherare la confusione con l'umorismo

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Un viaggio indimenticabile: una scena con Nick Nolte insieme a Sophie Lane

"Suo padre tende a mascherare la confusione con l'umorismo". È quello che dice il medico, interpretato da Eric Roberts, al figlio di Amadeus. Ed è quello che, alla fine, fa Un viaggio indimenticabile: affastellando una gag dietro l'altra, finisce per mascherare e, forse, banalizzare una malattia come l'Alzheimer. Non si tratta di essere o meno avvezzi a un tipo di comicità come pubblico, una sensibilità diversa alla comicità tedesca può anche starci. Si tratta di dare ad un elemento drammatico il giusto peso, il giusto spazio, senza per forza ricoprirlo di risate grasse e banalità. Per capirci: va bene metterci un po' di leggerezza, i libri in frigo e la denuncia per scomparsa per la moglie che è morta. Va meno bene scrivere delle scene in cui il protagonista fa la pipì in frigo, fa partire i fuochi d'artificio per sbaglio, o le scenate di gelosia, con tanto di cazzotti, tra il figlio di Amadeus e l'amante della moglie. Mettiamoci anche un condimento di messaggi politici fuori luogo in una storia simile, che vanno da Donald Trump alle frontiere europee, e capirete i problemi del film.

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Quanto è importante la credibilità in certe storie

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Un viaggio indimenticabile: Nick Nolte e Sophie Lane Nolte in una scena

Se uno dei grandi problemi di Un viaggio indimenticabile è il tono, l'altro è la credibilità. Che una bambina di dieci anni possa organizzare una fuga con il nonno, e un viaggio in treno da Londra a Venezia, con tanto di partenza in macchina guidata da lui, è davvero troppo fuori da ogni logica, anche se siamo in una favola. Perché il risultato è lo stesso che provoca il tono goliardico: quello di allontanare chi guarda dai personaggi e dai loro problemi. A proposito di credibilità, vi lasciamo immaginare il ritratto dell'Italia e degli italiani a cui assistiamo non appena varcato il confine. Parliamo tanto del nostro cinema, e di quanto a volte sia grossolano, ma vedere il cinema medio tedesco (non parliamo dei migliori autori ma di prodotti di livello televisivo) potrebbe farci rivalutare il nostro. Perché parlare delle umane disgrazie con un sorriso si può: lo abbiamo appena dimostrato con Domani è un altro giorno di Simone Spada, in cui si parlava di malattia e morte, con leggerezza, ma senza mai scadere nel cattivo gusto. Cosa che qui accade troppo spesso.

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2.0/5