Recensione Poseidon (2006)

Né un isolato momento di cattiveria con protagonista Richard Dreyfuss, né la simpatica faccia da schiaffi di Josh Lucas servono a tenere a galla un film con troppe falle.

Un naufragio prevedibile

Un pregio, questo Poseidon, lo ha: quello di andare in controtendenza rispetto alla maggioranza dei titoli similari (e non) che affollano le nostre sale, limitando la sua durata complessiva a 98 minuti, titoli di coda compresi. Un pregio che si fa apprezzare non poco, soprattutto considerando toni e contenuti complessivi del film.
Perché durata a parte si fa veramente fatica a trovare del buono in questo remake di un classico del cinema catastrofico, L'avventura del Poseidon, firmato nel 1972 da Ronald Neame.

Già dalle prime inquadrature, si capisce che qualcosa non va: quella sorta di piano sequenza che gira a 360° intorno al transatlantico che dà il titolo al film dimostra da subito che la CGI del film è di un cheap davvero preoccupante, sicuramente buona per un videogame di medio livello ma del tutto inadeguata ad un blockbuster da 150 milioni di dollari. E andando avanti le cose non migliorano: i personaggi (tutti stereotipati ma soprattutto delineati con l'accetta) ci vengono presentati sommariamente e con grande banalità: e anche con l'evolvere del film, quelle che avrebbero dovuto essere le evoluzioni psicologiche dei protagonisti si rivelano essere passaggi repentini senza alcuna costruzione. Bisognerebbe poi parlare di alcune righe di sceneggiatura da far accapponare la pelle, della retorica eroico-martirista di alcune situazioni (vedi il personaggio di Kurt Russell, ex vigile del fuoco decorato e pure ex sindaco di New York, chiari rimandi all'America del post 9/11) e della recitazione di Emmy Rossum, fanciulla che oltre a non essere affatto attraente possiede una-espressione-una e non si sa perché alcuni insistono a definire "attrice". Tutti elementi che si sarebbero potuti parzialmente perdonare in nome di una suspense e di un'azione realizzate come si deve. Ma Wolfgang Petersen si limita ad un paio di movimenti di macchina un po' arditi (ma nemmeno troppo) e perde del tutto di vista ritmo e stile di narrazione.

Né un momento di cattiveria - seppur retorica e programmata - che vede protagonista uno spaesatissimo Richard Dreyfuss, né la simpatica faccia da schiaffi di Josh Lucas servono a tenere a galla un film con troppe falle. Tanto che si rimpiange persino La tempesta perfetta. Forse non Troy, ma sarebbe stato davvero troppo.