Recensione 27 volte in bianco (2008)

Nonostante le numerose reminiscenze di altri film del genere, la pellicola è sorretta da un personaggio forte e ben costruito, interpretato con energia dalla Heigl.

Tutti i colori della rom-com

Una commedia effetto decoupage, ovvero un patchwork di elementi già visti e applauditi in altri film di successo di questo genere. Le pellicole che hanno tracciato il percorso della commedia romantica "in bianco", sui matrimoni, tornano qui a chiedere il loro conto, saccheggiate dei loro componenti comici. Peccato, perché l'idea di base è davvero originale: la scelta di incentrare la storia su una ragazza feticista di matrimoni che passa da una cerimonia all'altra come damigella d'onore (ventisette volte!) occupandosi con dedizione degli altri rimandando il proprio momento ad un inarrivabile giorno speciale, è divertentissima. Ma gli snodi principali dello script ricordano ineccepibilmente altri film, ahimé, non ci resta che passare al setaccio la storia e ricostruire i copia e incolla quindi per raccontarla.

Jane, interpretata da una solare e bravissima Katherine Heigl, è una ragazza molto carina che però nasconde la sua vita dietro a quella degli altri, sempre impegnata a fare favori e ad occuparsi degli amici e dell'organizzazione dei loro matrimoni. Lavora come assistente per un giovane imprenditore di prodotti ecosolidali, George (Ed Burns), di cui lei è segretamente innamorata. Dopo anni di anonimato sentimentale, la protagonista decide di farsi avanti, ma proprio in quel momento arriva la sua appariscente e bellissima sorella minore, Tess (Malin Akerman), che incanta George facendogli letteralmente perdere la testa. L'infatuazione diventa presto una relazione a tutti gli effetti e la giovane modella si finge la donna ideale del filantropo ambientalista fino alla promessa di matrimonio che spezza il cuore della povera Jane, destinata ad organizzare le nozze della sua sorellina con il suo amore di sempre.

La storia delle due sorelle completamente diverse, una egoista e smaliziata con gli uomini e l'altra patologicamente altruista e remissiva, ricorda molto In Her Shoes - Se fossi lei, film che vedeva come protagoniste Toni Collette e Cameron Diaz. La biondissima sorellina di 27 volte in bianco, bella e dannata, assomiglia in modo impressionante alla Diaz, non solo fisicamente ma nel suo atteggiamento nevrotic-chic che la star di Hollywood trasporta in quasi tutte le sue interpretazioni.
Questo è solo l'inizio, se si pensa poi all'organizzatrice di matrimoni che si ritrova inaspettatamente a curare la cerimonia nuziale dell'uomo dei suoi sogni, non si può non pensare a Jennifer Lopez in Prima o poi mi sposo, marriage-comedy con Matthew McConaughey.
Continuando poi con la trama affiorano nuove similitudini. Jane, nel suo passare da un matrimonio all'altro, viene notata da un cinico giornalista che scopre il suo curioso stile di vita e pensa subito a farne un articolo scoop per avanzare con la carriera e abbandonare così finalmente la rubrica "Oggi sposi" di cui si occupa da anni. Kevin (James Marsden), questo il vero nome del giovane che si firma con uno pseudonimo, comincia così a corteggiare la protagonista fino ad innamorarsene, cosa che intralcia con le sue mire professionali bloccato nel dubbio di pubblicare o meno il pezzo che mette a nudo la vita di Jane. Questo elemento della storia, il giornalista senza scrupoli che usa una persona per fare un articolo scandalistico e che nel corso della sua indagine personale, sotto mentite spoglie, conosce meglio la vittima della sua inchiesta e se ne innamora, è già stato visto in Abbasso l'amore, con Ewan McGregor e Renée Zellweger, e in Mai stata baciata, con Drew Barrymore.

Il film è comunque condito di battute spiritose e gag divertenti, questo è innegabile. Il brio dei dialoghi è certo merito della sceneggiatrice de Il Diavolo veste Prada, Alin Brosh McKenna, e la buona costruzione delle scene della neo regista Anne Fletcher, al suo debutto dietro la macchina da presa con il film musicale di successo Step Up. La migliore amica di Jane, Casey (Judy Greer), è una vera forza della natura, stravagante ed eccentrica, si rivela uno dei personaggi più autentici e comici del film.
Nonostante poi le numerose reminiscenze di altre commedie, come anche Il matrimonio del mio miglior amico o Se scappi ti sposo, il film è sorretto da un personaggio forte e ben costruito, interpretato con energia dalla Heigl, una delle amate protagoniste di Grey's Anatomy e recentemente sul grande schermo anche con Molto incinta. In 27 volte in bianco - titolo che per una volta supera di gran lunga quello originale (27 Dresses) arricchendolo di doppi sensi curiosi - la bellezza dell'attrice è minata da un abbigliamento dimesso e acconciature improbabili scelti forse allo scopo di farla sembrare più buffa o in cerca di una goffaggine che rappresentasse il suo personaggio e la poca cura che ha di sé. Ma non si spiega fino in fondo, però, perché il bell'aspetto debba sempre essere letto come un deterrente alla comicità e perché una donna affascinante sia obbligata a camuffare la sua bellezza per far ridere. La risposta è per qualcuno scontata, ma allora come giustificare la quasi totale mancanza di un reggiseno in scena? Se il finale del film è quasi da subito intuibile, questo resta un mistero.