Tra due mondi, la recensione: Juliette Binoche nella morsa del precariato

La recensione di Tra due mondi, dramma ambientato nel mondo del precariato francese interpretato da Juliette Binoche al cinema dal 7 aprile.

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Tra due mondi: Juliette Binoche in una scena

Non è un caso che a occuparsi dell'adattamento di Tra due mondi sia stato Emmanuel Carrère. Il romanziere, regista, sceneggiatore e giornalista francese è stato voluto da Juliette Binoche per la sua sensibilità nei confronti di tematiche sociopolitiche. L'idea di portare al cinema il libro-inchiesta della giornalista di Le Monde Florence Aubenas Le Quai de Ouistreham (The Night Cleaner) è proprio della Binoche, motore del progetto, che ha coinvolto Carrère in quella che è la sua terza regia. Come evidenzia la nostra recensione di Tra due mondi, al cinema dal 7 aprile con Teodora Film, Juliette Binoche è uno degli ingredienti essenziali del film insieme all'attualità dei temi trattati: precariato, povertà e salario minimo. La versatilità della diva d'oltralpe le permette di calarsi con efficacia in ogni tipo di ruolo e il suo talento la rende credibile anche nei panni di una donna in difficoltà economiche che passa dal limbo dell'ufficio di collocamento alle fatiche di un'impresa di pulizie.

Juliette Binoche interpreta Marianne Winckler, una donna separata che ha lasciato Parigi per trasferirsi in una cittadina di provincia nel nord della Francia, realtà ben poco glamour in cui dominano le difficoltà del quotidiano. In realtà Marianne è una nota scrittrice che si finge povera per fare ricerca per il suo nuovo libro, ambientato nel mondo del precariato e delle imprese di pulizie. Per condurre la sua indagine sotto copertura, la donna mente alle colleghe che versano in difficoltà economiche, ma nonostante tutto sono pronte a offrirle amicizia, sostegno e solidarietà.

Il dramma della finzione

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Tra due mondi: Juliette Binoche in un momento del film

Per rendere più accattivante la struttura narrativa di Tra due mondi, Emmanuel Carrère sceglie di rivelare l'identità di Marianne Winckler in corso d'opera, prendendo come punto di riferimento uno spettatore che ne sa di più dei personaggi, ma al tempo stesso viene sorpreso da svolte narrative inaspettate. Lo sforzo maggiore di Carrère è quello di raccontare una vicenda emotivamente coinvolgente conservando, al tempo stesso, l'approccio documentaristico del materiale d'origine. Questa duplice anima si traduce, però, in un approccio che oscilla tra l'ingenuo e l'altezzoso.

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Tra due mondi: una foto dal set

Lo scopo di Tra due mondi è quello di denunciare le difficili condizioni di lavoro delle lavoratrici precarie francesi, sballottate da un lavoro pesante all'altro senza tutele, garanzie né diritti. Nel raccontare i turni massacranti e le levatacce notturne di Marianne e delle colleghe per pulire le stanze dei traghetti che fanno la spola quotidiana attraverso la Manica, tra Ouistreham e Portsmouth, Emmanuel Carrère descrive il mondo del sottoproletariato al femminile raccontando storie di madri single, mogli costrette a sacrifici per sbarcare il lunario o giovani che mettono da parte i soldi per costruirsi un'esistenza migliore. Lo stesso universo esplorato da Ken Loach sul versante inglese, ma seppur attento ai dettagli e curioso del quotidiano, Carrère manca della forza emotiva e della sete di giustizia del collega britannico.

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Uno sguardo d'autore troppo distanze dal quotidiano

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Tra due mondi: Juliette Binoche durante una scena

La scelta di raccontare il mondo del precariato da un punto di vista esterno, quello di una donna che appartiene a un ceto superiore e ha scelto di calarsi nei panni delle lavoratrici precarie per capire la loro esistenza, è il cardine che detta le regole del dramma in Tra due mondi. A differenza dei personaggi di Ken Loach, che lottano per la propria sopravvivenza, la lacerazione interiore di Marianne nasce dalla sfasatura tra il mondo a cui appartiene e quello in cui ha scelto di introdursi per esigenze lavorative. Più precisamente, dal senso di colpa che la consuma all'idea di essersi inserita in una realtà da cui può trarsi fuori in ogni momento, mentre per le altre è l'unica vita possibile.

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Tra due mondi: il cast in una scena del film

Juliette Binoche ha talento da vendere e riesce a veicolare con convinzione il dramma interiore del suo personaggio, ribattendo colpo su colpo all'esigenza di Emmanuel Carrère di una rappresentazione naturalistica. Al talento della diva francese si aggiunge l'efficacia del cast in toto, composto in buona parte da attrici non professioniste. Il calore e l'umanità dei personaggi emergono in tante sequenze, tra le più riuscite la traversata imprevista della Manica di Marianne e delle sue colleghe. Il finale rappresenta, però, la presa di coscienza da parte dei personaggi e dello stesso spettatore del fatto che le gesta di Marianne non si tradurranno in un miglioramento delle condizioni di vita per le altre. Dopo un breve contatto, i due mondi a cui fa riferimento il titolo continueranno a restare ben separati. Alla partecipazione emotiva di Ken Loach, si sostituisce lo sguardo consapevole, ma distante del personaggio di Juliette Binoche che incarna quello dello stesso Emmanuel Carrère, più interessato a fotografare la situazione che a fare qualcosa per modificarla.

Conclusioni

La recensione di Tra due mondi evidenzia gli ingredienti essenziali della terza regia di Emmanuel Carrère: l'attualità dei temi trattati come precariato, povertà e salario minimo e la presenza di Juliette Binoche, vero motore del film. Il dramma ambientato nel nord della Francia si distingue per un approccio diretto di tipo naturalistico, ma la discrepanza del punto di vista del narratore, che appartiene a un certo abbiente rispetto all'universo oggetto dell'indagine, alla lunga si fa sentire.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Il talento di Juliette Binoche che traina un cast efficacissimo di attori non professionisti.
  • Lo sforzo di Emmanuel Carrère di raccontare l'umanità varia del sottoproletariato francese alle prese con la durezza del quotidiano.
  • Il coraggio di affrontare temi come salario minimo, scarsità di tutele, denuncia del lavoro precario.

Cosa non va

  • Una visione ingenua frutto della distanza tra il punto di vista narrante e il ceto sociale oggetto della narrazione.