Recensione The Nightingale: L’odissea di Clare

La recensione di The Nightingale, secondo film di Jennifer Kent che ha diviso la critica a Venezia 75.

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Venezia 2018: il cast al photocall di The Nightingale

The Nightingale è arrivato a Venezia 75 già, suo malgrado, al centro di polemiche. Il secondo film di Jennifer Kent dopo l'apprezzato Babadook è stato, infatti, l'unico film diretto da una regista donna in concorso a questa edizione, un aspetto che ha sollevato critiche e attacchi da più fronti. A ciò si aggiunga l'increscioso incidente verificatosi al termine della prima proiezione stampa del film, e il conseguente allontanamento del responsabile dell'insulto alla Kent, per far capire quanto poco sereno sia stato il clima che ha circondato la sua avventura alla Mostra del Cinema di Venezia.

Sono aspetti che, però, non possono influenzare in alcun modo il nostro giudizio, per un film che di certo non passa inosservato e che, con i suoi punti di forza e le sue debolezze, ha diviso la critica presente alla Mostra, a seconda di quanto peso si dia ai primi o ai secondi e di quanto si è disposti ad accettare l'operazione della regista. Intanto va detto che un primo punto è certo: il cambio di genere dall'esordio a questo secondo progetto indica la volontà di sperimentare con i generi e metterli al servizio del proprio messaggio e della propria idea di cinema, e questo è già molto apprezzabile.

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Jennifer Kent The Nightingale

Nella terra di confine: la trama di The Nightingale

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Venezia 2018: Jennifer Kent e Aisling Franciosi al photocall di The Nightingale

Se Babadook era a suo modo una favola gotica, The Nightingale si avvicina a quello che potremmo definire un Rape & Revenge che mette al centro del racconto la ventunenne Clare, una condannata irlandese che dopo sette anni al servizio di pena aspetta il momento in cui sarà libera dal suo meschino padrone. Questi è il tenente Hawkins, che abusa di lei e si rifiuta di lasciarla libera nonostante la pena sia ormai scontata. Una situazione che non può non peggiorare e finisce per travolgere anche le persone vicine a Clare, portando la donna al limite e scatenando la sua reazione. Quando il tenente viene trasferito al nord, Clare si mette sulle sue tracce per compiere la propria vendetta, ottenendo la compagnia e l'aiuto di un giovane aborigeno, Billy, che la guida attraverso un territorio selvaggio e pericoloso, sulle tracce dell'uomo che ha segnato la sua vita. Un viaggio durante il quale l'uomo arriva a comprendere e far sua la sofferenza della donna e la sua sete di vendetta, sovrapponendola all'insofferenza sua e del suo popolo nei confronti dei colonizzatori.

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La crudezza dell'ambientazione

The Nightingale Aisling Franciosi
The Nightingale: un primo piano del film

Anche se The Nightingale è essenzialmente la storia di Clare, fondamentale è la valenza dell'ambientazione nell'economia della storia: siamo in Australia, nella Terra di Van Diemen (il nome originariamente dato alla Tasmania), nel 1825. Un luogo che dopo la sua indipendenza ottenuta proprio in quegli anni è diventato colonia penale, destinazione di detenuti che scontavano la loro pena lavorando per i coloni o in fabbrica. Un elemento essenziale per comprendere il contesto in cui si muove Clare, la durezza di un ambiente in cui la violenza e la sopraffazione erano purtroppo all'ordine del giorno, in cui i soprusi nei confronti della popolazione indigena non si discostavano troppo da quelli subiti da altri popoli nelle medesime condizioni, da alcuni territori africani al nord America. Un contesto interessante anche per il modo in cui le culture si affiancano, si avvicinano e si sovrappongono, scontrandosi ma arrivando anche a influenzarsi e capirsi a vicenda, come accade a Clare e Billy nel corso del loro viaggio.

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Di sadismo e altri demoni

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Venezia 2018: Aisling Franciosi al photocall di The Nightingale

Chi fa fatica ad accettare il film diretto dalla Kent non discute la crudezza di ciò che accade, non considera poco credibili alcuni momenti particolarmente forti della storia, ma le scelte di messa in scena della regista, un eccesso di sadismo laddove il messaggio era già consolidato e chiaro: la crudeltà del tenente Hawkins del bravo Sam Claflin è palese sin dalla prima scena in cui appare, sottolineata dalla prima sequenza di stupro che ci viene mostrata, di grande impatto e intensità, ma finisce per sfociare nel gratuito e ridondante. È una questione di sensibilità di chi scrive, che pregiudica il gradimento di un film che ha avuto, qui al Lido di Venezia e nella nostra stessa redazione, anche i suoi sostenitori.

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Venezia 2018: Jennifer Kent al photocall di The Nightingale

Ulteriori perplessità riguardano le scelte più prettamente narrative e tecniche: da una parte si ha la sensazione di alcune lungaggini, di una storia che avrebbe funzionato meglio snellendo alcuni passaggi in cui il viaggio di Clare gira a vuoto; dall'altra non convince del tutto il formato video scelto, un'aspect ratio di 4:3 che forza l'attenzione sulla protagonista (una pur brava Aisling Franciosi), ma sacrifica la cura visiva con la quale la Kent ha costruito alcuni passaggi onirici così come le sequenze di transizione di grande atmosfera e in qualche modo vicine a quanto visto nel suo lavoro precedente. In sintesi The Nightingale è un film che ha diviso la stampa presente a Venezia 75, ma ha dalla sua la forza di un tema importante e delicato, che le vicende degli ultimi tempi ci dimostrano quanto sia, purtroppo, ancora attuale.

Movieplayer.it

2.5/5