The Condemned - L'isola della morte, la recensione: un reality-show mortale

La recensione di The Condemned - L'isola della morte, film dove un gruppo di condannati a morte viene reclutato forzosamente per prendere parte a un reality-show all'ultimo sangue su un'isola deserta. Su Rai4 e disponibile su RaiPlay.

The Condemned - L'isola della morte, la recensione: un reality-show mortale

Ian Breckel è il produttore di uno spietato, inedito, reality-show televisivo che intende raggiungere oltre quaranta milioni di visualizzazioni. Ma dimenticate Il Grande Fratello ed epigoni, perché questa volta le regole del gioco sono molto più estreme e anche gli stessi concorrenti non sono passati da un normale casting: sono infatti dieci detenuti, condannati a morte in varie prigioni del mondo e prelevati a forza per partecipare a una lotta mortale all'ultimo sangue.

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The Condemned: una scena d'azione

Come vi raccontiamo nella recensione di The Condemned - L'isola della morte, questi spietati criminali provenienti da ogni latitudine hanno ora la possibilità di scampare al loro destino già scritto, ma dovranno uccidersi a vicenda su quest'isola deserta dove la troupe di Breckel ha organizzato ogni cosa nel minimo dettaglio. Centinaia di telecamere sono sparse al fine di testimoniare gli eventi dal più vicino possibile, con la diffusione su internet pagata a caro prezzo - cinquanta dollari - dai consapevoli spettatori. Tra gli antagonisti pronti a darsi battaglia vi è anche Jack Conrad, che attendeva la pena capitale in un carcere di El Salvador ma che in realtà nasconde una ben altra verità sul proprio passato; sarà proprio lui a cercare di fermare ad ogni costo il folle piano di Breckel prima che sia troppo tardi...

Tic Toc

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The Condemned: una foto del film

Una bomba a orologeria allacciata alla caviglia, con il tempo limite di trenta ore dopo il quale dovrà "restarne soltanto uno" o altrimenti esploderà, eventualità che potrebbe accadere anche in qualsiasi tentativo di toglierla. Sin dalle dinamiche alla base si sprecano i rimandi a un grande classico del cinema moderno quale Battle Royale (2000), qui ibridati ad un contesto da reality show sempre più estremo, nel tentativo di porre un discorso sull'ossessione del pubblico e sulla sublimazione della violenza. Nelle sue dinamiche narrative, pur semplici e non del tutto originali, The Condemned - L'isola della morte cerca di elevarsi da mero b-movie e offrire qualche stimolo in più allo spettatore, anche se in fin dei conti le quasi due ore di visione si risolvono in un rude action-movie basato sulla logica del tutti contro tutti, tra colpi di scena e rivelazioni più o meno scontati.

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Botte da orbi

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The Condemned: una scena del film

Un gruppo eterogeneo di personaggi, la maggior parte dei quali puramente accessori ed eliminati entro un minutaggio relativamente breve, per lasciare poi spazio alla disfida principale, quella vedente sugli opposti lati della barricata il sempre accattivante Vinnie Jones - qui cattivo come non mai - e il wrestler Steve Austin, nel suo primo ruolo da protagonista. La pellicola è infatti prodotta dalla divisione cinematografica della WWE e forse si sperava che la carriera dell'atleta seguisse quella ben più fortunata di colleghi ormai acclamati quali John Cena e Dwayne Johnson. Austin, nonostante una partecipazione al corale I mercenari (2010), non ha poi rispettato le attese, anche per via di un'espressività ridotta rispetto ai nomi sopra citati: in The Condemned si fa apprezzare soprattutto per la sua massiccia imponenza fisica, al centro di sequenze d'azione coreografate senza infamia e senza lode in un contesto selvaggio, dove la civiltà è soltanto un lontano miraggio.

Vorrei ma non posso

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The Condemned: una sequenza del film

Tra chi stringe improvvisate alleanze, prossime a infrangersi all'occasione propizia, chi si macchia di ulteriori nefandezze e chi tra gli organizzatori comincia ad avere dei dubbi etici sulla realizzazione del programma, progressivamente più macabro e violento di quanto si potesse forse attendere, il film cerca di regalare un certo scavo ai vari personaggi coinvolti, ma si limita spesso ad una caratterizzazione bidimensionale con eccessive tonalità di bianco e nero quando, soprattutto con una trama di questo tipo, sarebbe stato d'uopo sfumare maggiormente il roster di figure a disposizione. Ed eccoci così ad un campionario di frasi fatte, una banalizzazione dell'affascinante immaginario alla base declinato in un'ottica da b-movie grezza e elementare, in grado forse di intrattenere il principale target di appassionati ma manchevole di spunti più maturi e consapevoli, sacrificati all'altare di un ingenuo divertimento di serie B che si dimentica in fretta. Per i completisti, il film ha avuto un seguito otto anni più tardi, con protagonista un altro wrestler: parliamo di Randy Orton, al centro del sequel stand-alone The Condemned - L'ultimo sopravvissuto (2015), simile per incipit e tematiche ma se possibile ancor meno incisivo a livello narrativo.

Conclusioni

Un gruppo di prigionieri condannati a morte in alcune delle carceri più pericolose al mondo vengono prelevati con la forza e obbligati a partecipare a un folle reality-show, nel quale dovranno eliminarsi vicendevolmente: soltanto il vincitore avrà diritto alla libertà e alla sopravvivenza. Nel frattempo la mattanza viene trasmessa in diretta, illegalmente, su internet, con milioni di spettatori che fanno il tifo per l'uno o l'altro contendente. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Condemned - L'isola della morte, ci troviamo davanti ad un b-movie che guarda a modelli ben più iconici come Battle Royale (2000) per scatenare un rocambolesco intrattenimento di genere, con le pur notevoli potenzialità narrative sulla manie voyeuristiche del pubblico e l'ossessione per la violenza sì introdotte ma con troppa superficialità. Il wrestler Steve Austin risulta anonimo in un cast dove spicca invece un cattivissimo Vinnie Jones.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Vinnie Jones è un villain perfetto.
  • La trama è foriera di spunti...

Cosa non va

  • ...purtroppo non sviluppati appieno e con la giusta profondità.
  • Dinamiche narrative non certo originali.
  • Gestione delle dinamiche action altalenante, che soffre la fisicità ingessata del wrestler Steve Austin.