Terry Gilliam a Venezia per presentare The Zero Theorem

L'ex Monty Python porta in concorso a Venezia un'opera di fantascienza declinata secondo la sua singolare poetica e dedicata al 'disconnessione' sociale dell'era che viviamo; ad affiancarlo in conferenza stampa ci sono Mélanie Thierry e David Thewlis.

La sala conferenze della Mostra è ovviamente gremita, e non potrebbe essere altrimenti considerato che The Zero Theorem era uno dei titoli più attesi del concorso veneziano e l'ex Monty Python Terry Gilliam è uno dei pochi registi in grado di sopperire con la sua simpatia alla carenza di grandi divi. Assenti infatti il protagonista Christoph Waltz e le co-star Matt Damon e Tilda Swinton, ad accompagnare il regista al Lido ci sono i produttori e gli attori David Thewlis e Mélanie Thierry.

Potremmo definire questo film il capitolo conclusivo di una trilogia iniziata con Brazil e L'esercito delle dodici scimmie?

Terry Gilliam: Messa così mi fate mi sambrare molto più intelligente di quanto sia in realtà! La verità è che la popolarità di un film come Brazil è cresciuta negli anni in un modo che mai avrei immaginato, ma è comunque un film di trent'anni fa che riflette le mie idee dell'epoca. Adesso tutto è diverso, alcune cose che sembravano futuristiche adesso sono già vecchie e molte altre cose sono rimaste solo idee. Quello che invece mi interessava affrontare con questo film è il mondo di oggi, un mondo in cui siamo tutti connessi ma ogni relazione è in realtà qualcosa di puramente virtuale. Anche il protagonista non è altro che un uomo sconfitto dalla vita, un uomo che si limita a fare il proprio lavoro e che viene sfruttato dal suo capo così come oggigiorno tanti sono sfruttati dalle corporazioni, e poi viene sedotto e trascinato in un modo virtuale dove crede di aver trovato l'amore, ma quando torna nel mondo reale non può che rimanere tragicamente deluso.

Questo film sembra parlare soprattutto di crisi di sentimenti e di identità, piuttosto che di crisi economica o politica.

Terry Gilliam: Io guardo cosa è diventato il mondo, e mi preoccupo. Apparentemente abbiamo accesso a tutto, ma viviamo in modo distaccato quello che succede fuori. Vivere attraverso la tecnologia può essere entusiasmante e anche utile, basta guardare alla primavera araba partita proprio dalla rete, ma anche molto pericoloso, perché ti consuma la vita e ti costringe a vivere in modo falso e virtuale, con identità fittizie che ci permettono di far credere agli altri e a noi stessi che siamo vicini a quei modelli di perfezione che vediamo in TV o sui giornali, ma come possiamo realmente comunicare in questo modo? Questa è una cosa che mi preoccupa molto, ed è per questo che ho deciso di farne un film, può essere un modo per far discutere ed affrontare il problema, un primo passo verso una soluzione.

David Thewlis: La tecnologia ha da tempo preso un posto importante nella nostra vita, ma inizialmente nessuno ne aveva davvero capito le conseguenze. Personalmente cerco di usare sempre meno il computer ma piuttosto carta e penna, sembrerà una banalità ma sento che non mi fa bene all'anima investire così tanto del mio tempo e del mio cuore nella tecnologia. Per me il film parla anche di questo aspetto.

Mélanie Thierry: Anche io come David preferisco carta e penna, molto più semplici e diretti, e non amo in generale il computer, anzi con sono nemmeno come funzionano Facebook o Twitter. E non mi piace questa cosa di potersi nascondere dietro un'identità fasulla, è un qualcosa molto lontano dal mio essere.

Nel film sembra quasi una giovane Brigitte Bardot, come si è preparata a questo ruolo, per di più recitato in inglese? E qual è il ruolo dell'amore oggi nel mondo?

Mélanie Thierry: Ho inviato un video per un provino, e pensavo che lo cestinassero, invece con mia grande sorpresa ho scoperto che mi avevano presa e ne sono stata felicissima. Però non abbiamo avuto moltissimo tempo per preparci, visto che abbiamo iniziato a girare in tempi strettissimi, ma era chiaro fin da subito che avevamo bisogno di qualcosa di fresco e scoppiettante, un personaggio che fosse come un arcobaleno che illumina un universo oscuro, ma anche una ragazza fragile spezzata da un mondo disumanizzato.

Terry Gilliam: Questa cosa dell'avere pochissimo tempo per prepararci è stato molto interessante, perché abbiamo dovuto agire molto spesso d'istinto. Melanie quando l'ho vista nel provino ho pensato subito che fosse fantastica, l'unica indicazione che le ho dato è stata quella di pensare a un mix tra Judy Holliday e Marilyn Monroe.
L'amore invece è così pericoloso! Il mio protagonista ha avuto una vita, ha conosciuto l'amore ma ora tenta in tutti i modi di nascondersi e resistere, perché sa che potrà procurargli solo dolore. L'amore è molto pericoloso, io proprio non ve lo raccomando!