Spartacus: Sangue (a fiumi) e sabbia

Arriva in Italia, dal 17 febbraio su SkyUno, la sanguinaria serie di StarZ che ha impressionato gli abbonati della cable con i suoi eccessi di violenza e sesso. Allegramente dedicata al pubblico meno delicato, narra i soprusi che spinsero il gladiatore Spartacus alla ribellione.

Tra i teledipendenti, alcuni proprio non sopportano le sitcom sulle insulse vite delle famigliole americane, altri soccombono alla narcolessia dopo cinque minuti di fiction italica, altri prenderebbero a schiaffi le casalinghe disperate e le interniste logorroiche di certe serie, altri ancora, infine, inorridiscono quando in TV (o al cinema) sprizza una goccia di sangue o fa capolino un seno. A questi ultimi è sentitamente sconsigliata la visione di Spartacus: Blood and Sand. In virtù della vasta offerta odierna, si può effettivamente evitare di soffermarsi su SkyUno il giovedì sera (dal 17 febbraio, tuttavia la versione integrale è relegata alla domenica alle 23.10) durante la prima serata, slot di programmazione riservato alla serie originalmente trasmessa (e prodotta) dalla via cavo americana StarZ. I tredici episodi della prima stagione, se fruiti tutti di fila, rischiano di fondere il lettore DVD, nauseare il più maniaco estimatore delle mattanze efferate e stufare il più assatanato dei voyeur, ma un episodio a settimana propinato ai meno schizzinosi è un intrattenimento più che sostenibile (nonché eco-sostenibile, la produzione ha voluto sul set solo materiale riciclabile). Come nel caso di True Blood, altra serie piuttosto trucida, anche la produzione di Spartacus deve aver ricevuto dall'emittente un memo che recita: "Fate un po' quello che vi pare", così affrancandosi da tutte le limitazioni di decenza e decoro che ridicolizzano - a volte - le serie dei network. Lo show ha riunito il prodigioso regista di La Casa, Sam Raimi, e il produttore, nonché marito di Lucy Lawless, Rob Tapert, che avevano già regalato al pubblico televisivo Xena principessa guerriera e La spada della verità; i due prediligono il fantasy e la mitologia liberamente interpretata, mentre il creatore della serie Steven S. DeKnight ama il gore, il pessimismo e i supereroi, come si evince dal suo curriculum in cui spiccano Angel, Dollhouse e Smallville.

Tutti questi elementi si ritrovano in Spartacus: Blood and Sand, dove il protagonista eponimo, con la sua abilità marziale sovrumana, la sua perfezione fisica e il suo carisma assume la statura mitica di un semidio (il supereroe di Ieri). La serie, fortemente derivativa di 300 di Znyder non solo a livello stilistico, narrativamente mutua da Il gladiatore di Scott e dallo Spartacus di Kubrick: i desideri di vendetta per le ingiustizie subite dal guerriero reso schiavo e privato dalla famiglia dal primo, l'anelito alla rivolta sociale e il desiderio di ricongiungimento con l'amata il secondo.

La prima stagione di 13 episodi racconta il passato di Spartacus prima della ribellione di cui si fece promotore: guerriero trace impulsivo e volitivo, si separa dall'adorata moglie Sura per unirsi alle truppe ausiliarie dell'esercito romano in cambio di protezione per il suo villaggio. Esasperato dalle discriminazioni cui sono sottoposti i soldati affiliati e dall'inefficacia della campagna militare del condottiero Gaius Claudius Glaber (Gaio Claudio Glabro), il guerriero diserta, si riunisce alla moglie ma viene catturato e costretto a combattere nell'anfiteatro di Capua, mentre la compagna è venduta come schiava. I primi minuti del pilota inquadrano efficacemente la cifra stilistica dello show: arti che volano da tutte le parti (chi lo avrebbe detto che le spade romane fossero così affilate? E pensare che 16 secoli dopo le mannaie inglesi non riuscirono a mozzare di netto la testa di Maria Stuarda...), sbudellamenti (le viscere degli sconfitti che rotolano dai ventri dei malcapitati sono la novità splatter delle ultime puntate), decapitazioni in slow motion e sangue a catinelle (in una varietà di schizzi da estasiare Dexter Morgan). Per dar tregua alla digestione tra una strage e l'altra, sesso in ogni declinazione (e inclinazione), dal più passionale al più brutale (attenzione: evirazioni comprese): un solo episodio di Spartacus ospita tante tette, chiappe maschili e nudi frontali (non ci si fa mancare nulla) da saturare la dose media di un anno intero. Meno realista a livello grafico è la poco convincente CGI impiegata nella creazioni di sfondi e panorami (meglio le piante di cartone dei pianeti di classe M della Star Trek classica), che sembrano tentativi imbarazzanti di replicare cieli alla Turner su paesaggi da videogames frettoloso, in ogni caso in cromie lontanissime dalla vivacità dei colori campani. Un peccato, sarebbe stato sufficiente ai grafici della serie dare un'occhiata a qualche cartolina del Sud Italia per rendersi conto che Capua non somiglia alla superficie di Marte.

Nella repubblica romana del 75 a.C., un melting pot di razze che in originale è suggerito dalla varietà della moltitudine di accenti anglofoni del cast, i gladiatori che si scannano negli anfiteatri gremiti sono il divertimento più democratico che esista, amato da grandi e piccini (particolarmente esagitato il giovane patrizio Numerius, piccolo mostro generato dai lombi del potente magistrato Calavius), nonché inebriante fonte di eccitazione per le viziate e vacue nobildonne romane. Tra queste spicca Ilithya, moglie intrignte e voyeuse di Glabro attratta dalle perversioni di violenza e sesso offertele dalla Lucretia intepretata da una maestosa, lussuriosa e bellissima Lucy "Xena" Lawless. Lucretia, domina dalle parrucche inqualificabili piena di debolezze e crudeltà, ambizione e dolore, è una Lady Macbeth senza sensi di colpa (sì, nella serie risuona qualche eco shakespereano, anche per la presenza dello Iago della serie, il frustrato e manipolatore Ashur) . "La lotta per il potere, la sfrenate passioni, gli intrighi, i tradimenti" sono il pane quotidiano della donna e del marito Lentulus Batiatus (Lentulo Batiato) - il quale ha il volto di un manipolatore e meschino John Hannah -, lanista (organizzatore di scontri tra gladiatori) che ambisce a elevarsi socialmente ed entrare in politica sfruttando la popolarità crescente di Spartacus. Lo schiavo guerriero viene allenato nel circolo di addestramento di proprietà di Batiato sotto la supervisione dell'intransigente e austero doctore Oenomaus (lo statuario Peter Mensah), ex gladiatore severo e corretto. Gli intrighi dei patrizi capuani si moltiplicano a dismisura tra seduzioni, delitti e rapimenti, coinvolgendo i destini di plebei e schiavi; tra questi ultimi, l'orgoglioso Crixus (Crisso), gladiatore delle scuderie di Batiato che si è persuaso dell'onore dell'arena per sopportare le umiliazioni della schiavitù, nonché amante di Lucretia ma innamorato della schiava Nevia; l'enorme guerriero cartaginese Barca, che spera di riscattare la sua libertà e quella del giovane e fragile amante; Varro - che sembra il fratello di Renolto di Attila Flagello d Dio - amico romano di Spartacus costretto a combattere per ripagare i debiti di gioco e sostentare moglie e figlio. Infine, lo stesso Spartacus: tra abbruttimento, allenamenti stremanti, umiliazioni costanti, scontri all'ultimo sangue, "l'invincibile guerriero forgiato dal fuoco di mille battaglie" sopravvive solo grazie alla promessa di riunione con l'adorata moglie fatta dal suo padrone.
Spartacus: Blood and Sand non è solo un inedito (nello scenario televisivo) intrattenimento per stomaci forti, il suo creatore DeKnight si sforza, senza la pretesa di sfiorare le vette di Rome, di servire allo spettatore una trama orizzontale coerente che confluisce negli eventi storici noti, esponendo l'eziologia della rivolta degli schiavi capeggiata da Spartacus. Il dolore per la perdita della libertà e dell'identità, la ribellione nei confronti dell'autorità, il desiderio di ricongiungimento alla famiglia, la discesa nell'inferno degli incontri clandestini, il tentativo di annichilirsi rinnegando le proprie origini e abbracciando il destino del gladiatore, il rigetto della seduzione del potere e la brama di vendetta conducono inevitabilmente alla ribellione (con annessa mattanza) finale. Naturalmente una serie che non può esagerare con l'umorismo, Spartacus: Blood and Sand si permette qualche eccezione (da spanciarsi il rito della fertilità di Lucretia con la candela a forma di membro alato), soprattutto nella fantasia della varietà di imprecazioni legate alle divinità e ai loro genitali. La fede blanda e opportunista dei romani si contrappone alla silente empietà di Spartacus, il quale tuttavia è circondato da un alone mistico (una sua incredibile vittoria sembra aver portato la pioggia dopo un lungo periodo di siccità) che rende folle di rabbia Gaio Claudio Glaber. Questo ha il volto di Craig Parker, villain già in Xena (era l'ammazza-amazzoni Bellerofonte) e in La spada della verità (era il fratellastro morto e risorto del Cercatore, Darken Rahl) che purtroppo compare solo negli episodi iniziali e finali.

Forte e fragile, ingenuo e malizioso, di indubbia prestanza fisica, il personaggio di Spartacus non è una parte facile, ma viene interpretata brillantemente dall'affascinante modello gallese (emigrato Australia) Andy Whitfield, già protagonista dello sconclusionato e piovoso action escatologico Gabriel. StarZ, che aveva rinnovato per la seconda stagione la serie prima ancora di trasmettere la puntata pilota, ha deciso di non sospendere le riprese nonostante la grave malattia dell'attore, e l'ha sostituito con l'australiano Liam McIntyre. Ovviamente con la benedizione di Whitfield, come si è premurato di far sapere DeKnight, che porterà sugli schermi americani i nuovi episodi a inizio 2012... sotto un pessimo auspicio.