Snake Eyes, regista e produttore: “La Marvel non avrebbe mai il coraggio di fare un film così”

Intervista a Robert Schwentke e Lorenzo di Bonaventura, regista e produttore di Snake Eyes: G.I. Joe - Le origini, film che rilancia il franchise ispirato ai giocattoli G.I. Joe. Dal 21 luglio in sala.

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Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini: una foto di Andrew Koji

I famosi giocattoli della Hasbro hanno ispirato due film: G.I. Joe - La nascita dei Cobra (2009) e G.I. Joe - La vendetta (2013). A rilanciare il franchise cinematografico ci pensa ora Snake Eyes: G.I. Joe - Le origini, nelle sale italiane dal 21 luglio. Dopo Stephen Sommers e Jon Chu tocca ora al regista tedesco Robert Schwentke approcciarsi alla saga.

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Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini: una foto del film

Già autore di Flightplan e di due capitoli della saga di Divergent, Robert Schwentke si è affidato alla sceneggiatura di Evan Spiliotopoulos. A produrre invece è Lorenzo di Bonaventura, che ha familiarità con i film ispirati a giocattoli, avendo seguito le pellicole dedicate ai Transformers.

Snake Eyes: G.I. Joe - Le origini è una origini story dedicata al personaggio di Snake Eyes, interpretato da Henry Golding, diventato celebre in tutto il mondo grazie alla commedia Crazy & Rich. In questo film scopriamo cosa ha reso Snake Eyes ciò che è grazie al suo rapporto con Tommy (Andrew Koji). Abbiamo parlato del film proprio con il regista Robert Schwentke e il produttore Lorenzo di Bonaventura, raggiunti telefonicamente.

Henry Golding è Snake Eyes

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Locandina di Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini

Cosa vi ha convito a scegliere Henry Golding?

Lorenzo di Bonaventura: Henry è un astro nascente, ma sapevamo che il pubblico di un film action come questo sarebbe stato molto esigente. Il mondo l'ha conosciuto e apprezzato grazie a una commedia, quindi dovevamo capire se poteva essere credibile come eroe d'azione. È un gran bel ragazzo, non c'è dubbio, ma quando lo vedi sul set è alto, ha una presenza fisica notevole e questo aiuta moltissimo. La cosa fondamentale però è che ha una dedizione totale al lavoro: con lui abbiamo parlato proprio di far dimenticare al pubblico il bravo ragazzo da commedia. Ha tutto quello che serve: l'abbiamo capito subito. Quando c'è quella scena in cui combatte in una gabbia con uno ancora più grosso di lui e ha il sangue in faccia pensi proprio: questo tipo ha tutto ciò che ci vuole.

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Snake Eyes: scene di combattimento spettacolari

Nel film ci sono combattimenti tosti, c'è il sangue: una scelta precisa?

Lorenzo di Bonaventura: Sì. Siamo stanchi di film in cui la gente combatte fino all'ultimo sangue e poi il sangue non si vede mai. Abbiamo studiato con attenzione le coreografie e i combattimenti. Abbiamo sporcato tutto. La Marvel non avrebbe il coraggio di fare un film del genere, con tutto questo sangue. Ma per noi era fondamentale, volevamo essere realistici. Il 90-95% dei combattimenti è fatto da stunt-man, abbiamo cercato di limitare la computer grafica. Abbiamo cercato di far fare il più possibile agli attori, ma senza metterli in pericolo. Dove non potevano spingersi abbiamo usato dei professionisti del combattimento. Ho imparato nel corso della mia carriera che è tutta un'altra cosa.

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Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini: Henry Golding in una foto

Robert Schwentke: I combattimenti erano fondamentali: abbiamo fatto in modo che ogni combattimento raccontasse una storia. Non volevamo che fosse una serie infinita di calci e pugni e basta. Un film tutto così può diventare facilmente noioso. Invece qui ogni scontro, ogni duello ci sta raccontando qualcosa dei personaggi. Abbiamo cercato di dare spessore e approfondire la psicologia di tutti i protagonisti.

Snake Eyes e l'influenza horror

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Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini: Henry Golding in una foto del film

La sceneggiatura è scritta da Evan Spiliotopoulos, che ha appena fatto il suo esordio alla regia con Il sacro male. Vi siete fatti trasportare dalla passione per l'horror in alcune scene?

Robert Schwentke: Anche io amo moltissimo l'horror, ma qui non abbiamo battuto quella strada. Volevamo combattimenti realistici, ma non ci sono elementi horror. Volevamo raccontare l'evoluzione di due personaggi attraverso le prove e le scelte che devono compiere. Certo, questo poi li porta a combattere, ma non è un film horror. Per il film è molto importante il rapporto tra Snake Eyes e Tommy. All'inizio sono come fratelli. Poi diventano acerrimi nemici. Abbiamo voluto raccontare cosa li ha spinti ad allontanarsi. Lo stesso Snake Eyes all'inizio non è un eroe. È discutibile, commette degli errori, non è perfetto.

Snake Eyes: nel cast anche Úrsula Corberó e Samara Weaving

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Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini: una foto del protagonista Henry Golding

Nel cast ci sono anche Úrsula Corberó e Samara Weaving: Corberó viene dal grande successo di La casa di carta, Samara Weaving ormai sappiamo che non ha paura di farsi sporcare di sangue. Com'è stato lavorare con loro?

Robert Schwentke: Úrsula Corberó è La Baronessa, mentre Samara Weaving interpreta Scarlett. Sono entrambe molto determinate e pronte a dedicarsi totalmente al lavoro. Hanno lavorato sodo per le scene d'azione, hanno affrontato allenamenti impegnativi. Sono entrambe dotate di grande senso dell'umorismo. Con Úrsula abbiamo deciso di dare questa caratteristica anche al personaggio: si gode ogni il suo potere, lo assapora.

Snake Eyes: girare in Giappone

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Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini: una foto di Ursula Corbero

Snake Eyes: G.I. Joe - Le origini è girato in parte in Giappone: com'è stato lavorare lì?

Robert Schwentke: Sono un grandissimo fan della cultura giapponese. Amo i film, la cinematografia giapponese è la mia preferita in assoluto. Amo le katane. Poter girare in Giappone, in quelle magnifiche location è stato un grande onore e una grande gioia. Per me è stato un sogno che si è avverato. Sono orgoglioso di poter mostrare al pubblico americano e internazionale qualcosa che non si vede spesso nel cinema mainstream. C'è molto chanbara (combattimento con la spada n.d.r.), scene d'azione in macchina, c'è anche la yakuza: elementi che abbiamo estrapolato dalla cinematografia e dalla cultura giapponese e che in questo film abbiamo cercato di ritrarre in modo corretto. Credo che questo elemento renda il film speciale.