Recensione L'altra donna del re (2008)

La regia di Justin Chadwick mostra tutti i limiti dovuti a una mancanza di personalità nella direzione del lavoro che tarpa le ali alle potenzialità della pellicola.

Sensualità a corte

La storia oscura la figura della sorella di Anna Bolena, l'altra donna del re, quella che gli dà l'unico erede maschio, destinato a rimanere figlio bastardo perchè Enrico VIII non lo riconoscerà mai e a regnare saranno le figlie femmine nate da Caterina d'Aragona e da Anna Bolena. Ci ha pensato Philippa Gregory con il suo romanzo a far luce sulla figura di Maria Bolena, prescelta dal re come amante e poi abbandonata in favore della sorella Anna, avida e manipolatrice, che aspira al trono d'Inghilterra. A interpretare le sorelle cortigiane sono state chiamate due tra le più talentuose giovani attrici di Hollywood: Natalie Portman e Scarlett Johansson. Le affianca Eric Bana nei panni del re Enrico VIII, sovrano monolitico impegnato più nelle faccende di cuore che in quelle di stato. In un mondo dominato unicamente dall'interesse economico e sociale, dove conquistare una posizione di rilievo a corte significa acquisire le leve del potere nelle proprie mani, le due figure femminili spiccano l'una - Maria - per dolcezza e ingenuità, l'altra - Anna - per calcolo e determinazione. Entrambe vittime di una famiglia che sfrutta e controlla i propri figli per interesse non esitando a dare la giovanissima Maria, appena sposata, in pasto al re per soddisfare i suoi appetiti, le due donne reagiscono in maniera completamente diversa alla situazione, ugualmente determinate l'una nel difendere la propria pacifica esistenza lontano dalla corte, l'altra nel diventare regina pagando il prezzo altissimo che il trono comporta.

Se Scarlett Johansson appare più dimessa del solito in un ruolo che richiede grazia, controllo e misura, Natalie Portman si lascia andare a un'interpretazione più sfaccettata. Suo è il personaggio che subisce un'evoluzione più complessa nel corso della pellicola, maturando lentamente l'avversione per l'autorità paterna e la crescente bramosia di potere che la spingerà addirittura a proporre al fratello una relazione incestuosa pur di restare nuovamente incinta e cercare di dare al re il figlio maschio che garantisca la successione dinastica. Le due attrici, in un modo o nell'altro, annullano quasi completamente la figura del re a cui presta il volto Eric Bana, attore non particolarmente carismatico il cui ruolo, effettivamente sacrificato dallo script, si riduce a pochissimi interventi non troppo degni di nota.

L'altra donna del re si inserisce nel filone dei film in costume non proponendo niente di nuovo al di là della confezione sufficientemente accurata. La ricostruzione storica si limita a focalizzarsi claustrofobicamente sulla famiglia Bolena e suoi suoi rapporti diretti con il re, i personaggi di contorno si muovono sullo sfondo come ombre apparendo e scomparendo con estrema rapidità tanto è minima l'attenzione su di essi e gli accenni alla situazione storico-politica che porta allo scisma col papato e alla nascita della chiesa anglicana sono sporadici e riferiti da quello o quell'altro personaggio senza che vi sia un reale approfondimento della questione.

A differenza di un affresco storico particolarmente riuscito come Elizabeth di Shekhar Kapur, la regia di Justin Chadwick mostra tutti i limiti dovuti a una mancanza di personalità nella direzione del lavoro che tarpa le ali alle potenzialità della pellicola. Le prove attoriali, per lo più discrete, danno talvolta la sensazione di non andare in nessuna direzione precisa a causa di alcuni vuoti nella sceneggiatura e del ritmo non particolarmente avvincente. Il film si trascina pesantemente verso la conclusione risollevandosi solo nel finale in cui si consuma il dramma di Anna Bolena e la narrazione acquista un po' della potenza che gli era mancata fin dall'inziio. Splendidi i costumi realizzati dal premio Oscar Sandy Powell, meno riuscite le musiche didascaliche e ridondanti che invadono le scene clou cercando di creare effetti di pathos artificiosi che poco convincono lo spettatore, e ancor meno lo avvincono a una storia che sembra incapace di spiccare il volo mantenendosi saldamente ancorata a tutti i propri difetti.

Movieplayer.it

2.0/5