Ride, Valerio Mastandrea: "Ho imparato da tutti i registi, anche da quelli con cui non voglio lavorare più"

Valerio Mastandrea ci parla di Ride, unico film italiano in concorso a Torino, della fatica sul set e del tema delle morti bianche, lui particolarmente caro.

Alla fine Valerio Mastandrea ce l'ha fatta a passare dall'altra parte dell'obiettivo. Il Torino Film Festival 2018 ha scelto la sua opera d'esordio, Ride, per rappresentare l'Italia in concorso. Una cosa è certa, a Mastandrea il coraggio non manca visto il tema trattato nel film, co-scritto con Enrico Audenino. Il film - qui potete leggere la nostra recensione di Ride - racconta infatti la manciata di ore che precedono il funerale del marito di Carolina, morto in fabbrica in un incidente sul lavoro. Carolina, il figlio, il suocero e il cognato si ritrovano a elaborare il lutto ciascuno alla sua maniera tra eventi tragicomici, rivelazioni ed epifanie. Al centro della storia brilla la performance di Chiara Martegiani nel bel ritratto al femminile che le ha cucito addosso Valerio Mastandrea.

Ride Valerio Mastandrea Chiara Martegiani
Ride: Valerio Mastandrea sul set con Chiara Martegiani

La scelta di toccare temi ritenuti tabù come la morte, l'elaborazione del lutto, la difficoltà nell'esternare le proprie emozioni dimostra la volontà di Valerio Mastandrea di discostarsi dal mainstream per fare un discorso personale. "Nell'epoca in cui viviamo è difficile entrare in contatto con la naturalezza e la spontaneità delle nostre emozioni" spiega il neoregista. "Mi interessava mostrare quanto la società impedisca di vivere questi sentimenti in maniera sana. Esiste un modo corretto di vivere il dolore? No, probabilmente i parametri cambiano da persona a persona. Qui ho scelto di rappresentare una morte sul lavoro, ormai siamo abituati alle morti bianche, quasi non ci fanno più effetto". Per Valerio Mastandrea la spontaneità è un ingrediente essenziale, nella vita come nel lavoro, per questo ha voluto che fosse alla base di Ride: "Un calciatore a me molto caro diceva 'Si gioca come si vive'. Molti film di registi raccontano molto dei registi, di mio in questo film c'è tanto, il tono, le contraddizioni umane e professionali. Questo mestiere ti permette di entrare in grande contatto con te stesso, di guardarti dentro".

Valerio Mastandrea, regista autorevole e autoritario

Ride Conferenza Torino 2018
Tide: il cast in conferenza al Torino Film festival

Da attore d'esperienza, Valerio Mastandrea si è trovato a dirigere per la prima volta un team di colleghi e a Torino ammette di essere rimasto stupito lui per primo dal suo comportamento sul set: "Da attore mi dicevo 'Se farò mai il regista non mi comporterò così con i miei attori' e invece mi sono scoperto molto più autoritario di quanto pensassi". Chiara Martegiani, sua compagna nella vita, confessa di avergli carpito tutte le informazioni possibili per il personaggio di Carolina, una donna in difficoltà con le proprie emozioni di fronte alla morte del marito: "Non è stato facile trovare il giusto equilibrio, mi sono affidata tantissimo a Valerio. Secondo me il mio personaggio ha molto in comune con lui, l'ho capito leggendo la sceneggiatura quindi ho rubato da lui per poter dar vita a Carolina".

Ride Chiara Martegiani
Ride: Chiara Martegiani in un'immagine del film

Anche il grande Renato Carpentieri fa parte del ricco cast di Ride nei panni di Cesare, padre della vittima. Dall'alto della sua esperienza, il suo giudizio sul Mastandrea regista è positivo: "Valerio sembra tranquillo, ma come regista ti fa lavorare. Il mio personaggio affronta il dolore senza rassegnazione e senza catarsi. Vive un dolore sordo, ho faticato molto per arrivare a comprenderlo. Il tema della morte bianca lo tocca in quanto vecchio operaio che vive un fondo di vergogna per non essere riuscito a cambiare le cose. Che cosa è stato fatto per migliorare la situazione, per arrivare a un punto in cui non si muoia più di lavoro?". Valerio Mastandrea interviene: "Renato mi ha detto la cosa più feroce mentre giravamo. Bisogna imparare a dirigere gli attori e io pensavo di aver capito come si fa, invece ero quasi arrabbiato. Correggevo Chiara dandole l'intonazione, con Renato non avrei mai potuto farlo, è un grandissimo attore, e lui mi ha detto 'Tu hai una pregiudiziale nei confronti degli attori, non possiamo recitare tutti come te'".

Leggi anche: Torino Film Festival 2018: cinema vs. Apocalisse

Facile innamorarsi di un'attrice sul set, ma provate a mantenere un rapporto con l'attrice dopo averci lavorato!

Il risveglio della coscienza, per non morire più di lavoro

Ride Stefano Dionisi
Ride: Stefano Dionisi in una scena del film

Per Valerio Mastandrea l'attore non è un mezzo, bensì un veicolo del sentimento. Il personaggio a più alto tasso emotivo di Ride è Nicola, cognato sbandato di Carolina e figlio di Cesare. A interpretarlo è Stefano Dionisi che confessa scherzosamente: "Valerio mi ha detto 'Ti prendo perché non ti fa più lavorare nessuno'. Abbiamo iniziato insieme io e lui, sul set è stato autorevole e autoritario, sul momento ti dà ragione, ma poi ti frega. Non ha preferenze con noi, chiunque abbia in scena lo fa lavorare duramente, metteva la musica per aiutarci e faceva danni perché ci distraeva. Alla fine mi ha lasciato libero. Io ero insicuro, facendo tv da tanto tempo gli dicevo 'Forse mi è cambiata la testa' ma lui mi ha risposto 'Hai fatto Farinelli, vedi che puoi fare'". Nei confronti di Stefano Dionisi, Mastandrea ha solo lodi: "Stefano ha una sensibilità che nessuno di noi può immaginare di raggiungere, un rapporto incredibile tra emozione e personaggio e per il personaggio di Nicola mi serviva proprio questo".

Ride Valerio Mastandrea Set
Ride: Valerio Mastandrea sul set del film

D'altronde il tema delle morti bianche è caro a Valerio Mastandrea che se ne era già occupato dirigendo il corto Trevirgolaottantasette. L'intento del regista con Ride, è quello di "smontare la retorica del dolore. Da quando ho girato il corto a oggi non è cambiato nulla se non in peggio. Da vent'anni a questa parte il lavoro è reclamato o criticato, non più festeggiato. Io ho l'opportunità di raccontare questa situazione, sulla carta il film era molto più divertente". Il neoregista ammette di aver avuto più di un problema da risolvere sul set, d'altronde "è una condizione necessaria, l'ossessione che avevo provato per il corto qui è diventata patologia; la notte mi sognavo un carrello circolare che girava intorno al letto". Nonostante tutto, Mastandrea è sopravvissuto. Parlando dei modelli di riferimento il regista ammette: "Da tutti i registi con cui ho lavorato ho preso qualcosa, anche da quelli con cui non vorrei più lavorare". L'ultima parola è per Chiara Martegiani, compagna di vita e ora di set: "Facile innamorarsi di un'attrice sul set, ma noi stavamo insieme da prima. Provate a mantenere un rapporto con l'attrice dopo averci lavorato!".