Recensione Senza uscita (2014)

Joe Johnston, anche regista di Captain America - Il primo vendicatore, dirige un film a basso budget senza riuscire nell'impresa di tenere alta la tensione in un thriller direct to video con pochi mezzi e tutto ambientato nel palazzo di un ufficio legale. DVD soddisfacente sul piano tecnico, ma privo di extra.

Sembra un po' strano vedere Joe Johnston passare dalla regia di blockbuster come Captain America: il primo vendicatore e Wolfman, a un film piccolo a basso budget destinato al direct to video, tutto ambientato solo in un palazzo, che cerca con pochi mezzi di tener alta la tensione. Senza uscita (in originale Not Safe for Work) vede protagonista Tom Miller (interpretato da Max Minghella), dipendente di un enorme studio legale che il giorno prima di un'importante questione inerente una multinazionale farmaceutica, viene licenziato in tronco.

Ma proprio mentre se ne sta andando, Tom nota uno strano scambio di borse nell'atrio dell'edificio. Torna sui suoi passi per vederci chiaro, cercando di capire cosa succede, e ben presto rimane intrappolato nell'edificio con un pazzo assassino, che fa fuori i pochi presenti e chi si mette a intralciare una missione che rimane a lungo misteriosa. La questione potrebbe riguardare degli scottanti documenti presenti nello studio legale aventi a che fare proprio con la multinazionale, ma il killer (JJ Feild) avverte la presenza di Tom e comincia a dargli la caccia negli uffici. Nel cast anche Michael Gladis, Frankie J. Allison e Molly Hagan.

Dai blockbuster a un piatto prodotto televisivo

Una scena di Senza uscita
Una scena di Senza uscita

Joe Johnston cerca con pochi mezzi di tenere in piedi un thriller privo di azione ed effetti speciali, una sorta di gioco del gatto col topo tutto basato su tesserini che aprono e bloccano porte tra gli uffici di un gigantesco studio legale. Impresa difficile, anche se il film si fa guardare. Di sicuro Senza uscita offre un incipit interessante, ma poi finisce ben presto per arenarsi troppo spesso nel gioco alla lunga noioso di nascondini dietro porte e scrivanie, con colpi di scena che non spiazzano e sembrano già scritti. E poco può aiutare la colonna sonora nello sforzo di mantenere alta la tensione in un prodotto che suona poco realistico e soprattutto non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione di un piatto prodotto televisivo. Sullo sfondo c'è un tema forte come il potere delle multinazionali farmaceutiche, che resta però appena accennato e puramente funzionale al meccanismo del thriller. Come non convince la figura dell'eroe improvvisato, dell'uomo comune che si trova alle prese con una situazione straordinaria e tira fuori doti insospettate, situazione già stravista al cinema che Max Minghella non riesce a rendere al meglio.

Dopo tanta mediocrità, un sussulto nel finale

Una scena di Senza uscita
Una scena di Senza uscita

E poi un capitolo a parte lo merita il killer: freddissimo, pure troppo, che dovrebbe essere un abile esecutore di una missione fondamentale, ma che nel volto e nello sguardo di JJ Feild sembra per la maggior parte del film solamente un pazzo psicopatico. Insomma, le cose che non funzionano a dovere sono molte, ma è innegabile che se si vuole comunque arrivare alla fine per vedere come si chiude la vicenda, almeno sul piano narrativo qualcosina di buono si è combinato. E questo è certamente un punto a favore, grazie anche alla durata di appena 70 minuti, in questo caso la benvenuta. Anche perché proprio nel finale poco buonista e consolatorio, il film ha un sussulto positivo e per certi versi inaspettato. Sembra quasi che sacrifici, morti e gli sforzi inauditi del protagonista, alla fine siano stati inutili. E che alcuni centri di potere siano davvero troppo ramificati in tutti i gangli della società per riuscire ad averne ragione. Soprattutto da parte di un uomo solo. Il Senza uscita del titolo italiano, trova forse più ragione di essere qui, nella prospettiva conclusiva, piuttosto che nei claustrofobici uffici dell'edificio. Un finale aperto nel quale il topo sembra ormai in trappola. Ok, aggiudicato. Basta che non sia il pretesto per un sequel.

Una scena di Senza uscita
Una scena di Senza uscita

Il DVD: video soddisfacente e audio frizzante

Una scena di Senza uscita
Una scena di Senza uscita

Senza uscita è arrivato direttamente in homevideo con un DVD targato Universal tecnicamente valido, anche se completamente privo di contenuti speciali. Il video è di buona qualità e abbastanza compatto, con fondali solidi e incidenza praticamente nulla della compressione, considerata la brevità del film. Anche il croma è vivace, con colori forti e saturi, ma a infastidire sono alcuni sporadici brulichii di pixel attorno alle figure che compaiono in qualche scena o comunque su elementi solitamente ostici da riprodurre per il formato DVD. Insomma qualche sbavatura c'è, con qualche alone di troppo attorno alle figure, ma la situazione sembra migliorare con il prosieguo del film. Il quadro mostra una buona tenuta anche in condizioni di oscurità, con flessioni tutto sommato limitate a livello di dettaglio e solidità.

L'audio multicanale si rivela piacevolmente frizzante: più che su effetti ambientali, gioca molto con l'impatto della colonna sonora per tenere alta la tensione, ne risulta una spazialità soddisfacente, con una buona separazione dei canali e interventi puntuali dell'asse posteriore e del sub. Gli spari hanno una resa discreta, i dialoghi sono puliti ma ovviamente nel complesso siamo lontani dalla resa di tracce multicanali dei blockbuster. Reparto extra completamente assente.

Conclusioni

Joe Johnston si dimostra poco a suo agio nel passare da film come Captain America a un piccolo prodotto low budget: il tessuto narrativo comunque regge ma la tensione necessaria a un thriller è troppo discontinua. Il DVD con il quale il film arriva direct to video è di discreta qualità tecnica ma è privo di contenuti speciali.

Movieplayer.it

2.0/5