Recensione K2: la montagna degli italiani (2012)

K2, la montagna degli italiani racconta una conquista eroica che ha permesso all'Italia del Dopoguerra di rialzare la testa e continuare a sperare. Rai Uno affida la missione a Massimo Poggio, Marco Bocci e compagni.

La conquista italiana del K2 diventa fiction

Descrivere un amore è una missione impossibile, ma gli sceneggiatori della fiction K2: la montagna degli italiani, ci provano ugualmente. Usano spesso descrizioni poetiche per dare al pubblico un ritratto verosimile della grandiosità che attendeva gli alpinisti nell'impresa eroica della prima scalata fino alla cima, avvenuta il 31 luglio 1954 (quella successiva avvenne solo 23 anni dopo).
Coprodotta da Italia e Austria (Rai Fiction e Red Film-Terra Internationale Filmproduktionen), la miniserie va in onda su Rai Uno lunedì 18 e martedì 19 marzo in prima serata con la regia di Robert Dorhlem. Il racconto ripercorre la missione dei dodici "pionieri" sotto la guida del professor Ardito Desio (Giuseppe Cederna) che ha convinto l'allora Presidente della Repubblica Alcide De Gasperi a scommettere su di loro anziché investire nella ricostruzione della Penisola in piena crisi del Dopoguerra. "Devo risollevare un Paese che non ha la forza di rialzare la testa", gli risponde il Capo dello Stato, ma Desio non cede e rilancia, intento ad "aiutare l'Italia a fare un passo verso il cielo" con "i migliori alpinisti del mondo".

Nella squadra, selezionata tra centinaia di candidati, si fanno subito notare alcuni elementi d'eccellenza: i due che poi sono arrivati in cima, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli (Massimo Poggio e Michele Alhaique), Walter Bonatti (Marco Bocci) e Mario Puchoz (Giorgio Lupano), ciascuno animato da ambizioni differenti. "Sono stanco di essere considerato un montanaro ignorante - spiega Compagnoni - e il K2 è il posto più vicino a Dio che c'è sulla Terra (...) lassù ci devo andare a tutti i costi". Considerata l'età, infatti, considera questa scalata come l'unica e ultima opportunità per cambiare vita, ma Desio cerca di ridimensionare l'ego di ognuno di loro: "Non si vince con le primedonne: (...) lo scalatore è per sua natura un anarchico, ma solo uniti riusciremo in un'impresa che non ammette fallimenti".
In molti nella Penisola sono scettici, anche perché appena un anno prima il gruppo americano ha fallito a pochi passi dalla vetta. La stampa rema contro, ma il popolo ricomincia a sognare: "Stanno facendo collette per noi - continua Compagnoni - vogliono sentirsi di nuovo fieri di essere italiani".
Lo spirito patriottico, oltre agli interessi personali, accomuna tutti i partecipanti alla spedizione che non si arrendono mai pur di conquistare "il tetto del mondo", per dirla con le parole di Bonatti, giovane "giullare" del gruppo.
Con i suoi 8.611 metri d'altezza il K2 è la seconda vetta più alta al mondo ma presenta maggiori difficoltà nell'ascensione rispetto all'Everest. Per questo finora un alpinista su dieci ha perso la vita tentando di ripetere la scalata, che comunque ha comportato ai nostri connazionali una serie di polemiche e accuse.
Solo di recente è stata confermata la versione di Bonatti, secondo cui Compagnoni e Lacedelli avrebbero spostato la tenda di 200 metri la notte prima di raggiungere la cima mentre aspettavano che portasse loro le bombole d'ossigeno. Tra le ipotesi del gesto, una delle più accreditate rimprovera ai due di non voler condividere con Bonatti la gloria dell'impresa, durante la quale si è spento Mario Puchoz, uno dei personaggi maggiormente caratterizzati dalla fiction. "Non sono uno che può morire - parole sue - senza guardare le montagne".
La fatica e la meraviglia di questo viaggio sono state sapientemente tratteggiate da questa fiction che vanta non solo scenari mozzafiato e interpreti talentuosi, ma soprattutto una sceneggiatura intensa e coinvolgente come non si vedeva da tempo sulla rete ammiraglia della Rai, grazie al team composto da Paolo Logli, Alessandro Pondi, Mauro Graiani e Riccardo Irrera.
In un panorama televisivo made in Italy troppo spesso infarcito di buonismi e retorica, questo prodotto spicca con un risalto maggiore, regalando al telespettatore una dose d'amor patrio di cui ha davvero bisogno.