Recensione di Homecoming: A Film by Beyoncé, la Regina torna a casa

La recensione di Homecoming: A Film by Beyoncé, il documentario su Netflix che racconta la memorabile performance a Coachella e non solo.

Trovare il modo di fare ciò che ci è stato chiesto, ovvero scrivere una recensione di Homecoming: A Film by Beyoncé e non una sperticata, commossa dichiarazione d'amore nei confronti di una donna splendida e di un'artista dal talento ineguagliabile e dall'impegno ammirevole, verso cui si sente un perenne debito di gratitudine per ciò che ha fatto e ciò che rappresenta? Impossibile. Ma come la stessa Bey, che apriva la sua leggendaria Flawless con la delusione della sua prima band, Girls Tyme, sconfitta allo Star Search nel 1992, impariamo e ricostruiamo dai nostri fallimenti.

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Locandina di Homecoming: A Film by Beyoncé

E dunque ritentiamo, non è impossibile fare le due cose insieme: Beyoncé Knowles in questo Homecoming, appena sbarcato su Netflix, non solo racconta la preparazione, l'allestimento e la performance dello spettacolo già leggendario che è stato l'evento principale Coachella 2018 (altresì noto come Beychella), ma ci consegna anche una sorta di manifesto artistico e morale in cui mette in campo le cose in cui crede, e quelle che l'hanno motivata e sostenuta in una carriera già pluriventennale. Beyoncé non sembra di questo mondo, eppure questo mondo lo abbraccia e ha fatto del suo successo l'opportunità per diventare ispirazione e modello prezioso per le ragazze di colore ma non solo, perché di fronte a quello sguardo fiero, a quel corpo insolente e a quel sorriso sfolgorante ci sentiamo tutti un po' le sue regine. Di sicuro sentiamo che lei è nostra.

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Homecoming - A Film by Beyoncé: Beyoncé in un momento del documentario

Becoming Beyoncé

Homecoming, nel nome, nell'iconografia, nei riferimenti, rivela la sua ispirazione ai college statunitensi frequentati dagli afroamericani; se l'educazione di Beyoncé è stata la musica, le Destiny's Child, girare il mondo per incantare il pubblico pagante, è anche vero che a formare la sua coscienza politica e umana è stato il contributo di tante voci emerse miracolosamente in una cultura ostile, in cui la donna di colore è svantaggiata e marginalizzata praticamente su ogni fronte. Il fatto di essere la prima donna afroamericana a diventare l'attrazione principale di Coachella non è una cosa che possa sfuggire a Beyoncé, che coglie l'occasione per raccontare la bellezza e il dolore della sua gente al pubblico prevalentemente caucasico del festival californiano.

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Homecoming - A Film by Beyoncé: una sequenza del documentario
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Homecoming - A Film by Beyoncé: Beyoncé durante l'esibizione a Coachella 2018

Così Homecoming fa molto di più che raccontare uno show in cui la più grande performer vivente (come sempre) dà il 200%, perché ci parla della strada che ha fatto, del suo impegno e delle sue ambizioni, in un momento di svolta della sua esperienza di donna e artista: Bey avrebbe dovuto partecipare a Coachella nel 2017, ma rimase inaspettatamente incinta dei gemelli Rumi e Sir; dopo una gravidanza durissima e un cesareo d'urgenza, poche settimane di riposo e Miss Knowles-Carter era di nuovo sul palco a preparare Homecoming, affamata dalla dieta e straziata dalla nostalgia dei suoi bambini. "Il mio corpo ha fatto più di quello che credevo potesse fare, ma adesso non posso più lavorare per quindici ore di seguito", racconta la nostra supereroina preferita. "Ho imparato molto, ma ho imparato anche che non voglio più sottopormi a una pressione simile. Ma è anche bello che fare dei figli ci cambi."

Beyoncé non sembra di questo mondo eppure lo è, pare; ha trentasette anni, tre figli, e forse imprese come questa non le saranno più possibili; anche per questa ragione Homecoming è diventato un'eredità delicata e inestimabile. "Ho guardato al mio passato, a tutti i miei errori e a tutti i miei trionfi, tutti i miei ventidue anni di carriera, per condensarli in queste due ore di Homecoming."

Una famiglia a Coachella

Una delle cose più belle che il documentario, diretto e prodotto dalla stessa Beyoncé, ci racconta dell'artista è la qualità della sua leadership: ha chiamato a lavorare allo show i talenti più disparati, giovani artisti capaci di fare cose incredibili con le proprie voci e i propri corpi, e li ha resi liberi di esprimere le proprie potenzialità, senza schiacciarli con la sua personalità e il suo ben noto perfezionismo, ma facendoli sentire al sicuro. Le immagini del film raccontano un'atmosfera intima, familiare, con la piccola Blue Ivy Carter impegnata a giocare con gli strumenti e con altri bambini, Jay-Z prodigo di attenzioni per la moglie e per i suoi collaboratori, e tutta la gioia che accompagna la coscienza di stare dando il meglio di sé - quattro mesi di prove con la band, e poi ancora quattro mesi di ballo e canto - ad un progetto destinato ad essere ricordato.

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Homecoming - A Film by Beyoncé: un'immagine del documentario

Homecoming è dunque anche un omaggio alla famiglia, quella genetica e quella artistica, nel segno di uno spirito che Bey raccoglie in una preghiera: la preghiera di riuscire a dare felicità e speranza alle persone, a trasmettere al pubblico il senso di unione e di solidarietà e di gratitudine che si respira dietro le quinte dello spettacolo.

Perché cerco di portare ovunque la cultura afroamericana? Non ho scelta, non ci posso fare niente se siamo le creature più belle del mondo

Who run the world?

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Homecoming - A Film by Beyoncé: Beyoncé in un'immagine del documentario

E poi naturalmente c'è la musica, tutti i successi di Beyoncé in una confezione travolgente e inappuntabile (dovendo scegliere, scegliamo le performance di Flawless e Run the World su tutte), la sua ugola più smagliante che mai, il duetto con Jay-Z, il contributo della sorella Solange Knowles, la reunion con le Destiny's Child Kelly Rowland e Michelle Williams, la partecipazione appassionata ed emozionante dei fan del Beyhive - non perdetevi la crisi epilettica del ragazzo a cui Bey lancia un asciugamano! Beyoncé non sembra di questo mondo, ma ci dimostra che possiamo diventare quello che vediamo, e da oggi, su Netflix, possiamo addirittura vederlo e rivederlo. Questa è la sorellanza: bow down, bitches.

Conclusioni

La nostra recensione di Homecoming: A Film by Beyoncé si trasforma inevitabilmente in una dichiarazione d'amore a Beyoncé, ma è lei a fare del documentario, incentrato sulla performance a Coachella 2018, una toccante confessione umana e artistica, e una celebrazione delle voci e delle idee che l'hanno sostenuta in ventidue anni di carriera. Per il resto, il film su Netflix ci porta in casa lo show travolgente della più grande performer in attività.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • L'incredibile presenza scenica di Beyoncé, probabilmente la più grande artista pop vivente.
  • La coralità e il senso di gratitudine nei confronti di collaboratori, coreografi, ballerini, musicisti e tutti coloro che sono stati tanto fortunati da partecipare a Homecoming.
  • La trasparenza e l'intimità con cui Bey si racconta come donna, musicista, ispiratrice e leader.

Cosa non va

  • Se non vi piace la musica di Beyoncé Knowles, beh... che ci fate qui?
  • Il minutaggio è consistente e probabilmente alcuni passaggi potevano essere alleggeriti.