Recensione Due giorni, una notte (2014)

Marion Cotillard si fa alfiera di una semplice e vigorosa idea di cinema e di dignità umana per l'ennesimo grande film firmato dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne.

Sandra credeva di essere uscita dal tunnel della depressione, ma una brutta sorpresa l'attende dall'altra parte. In procinto di tornare al lavoro, scopre infatti che il suo capo, su consiglio di un supervisore che la ritiene poco produttiva in seguito alla sua malattia, ha deciso di imporre ai suoi colleghi di lavoro di scegliere tra i loro bonus e la possibilità di evitare il suo licenziamento: "O i bonus o Sandra, non possiamo permetterci entrambe le cose." Il week end prima della votazione decisiva, la donna, spronata dal marito e incoraggiata da un'amica, decide di fare quanto può per cercare di salvare il salario sul quale la sua famiglia inevitabilmente conta: incontrare i sedici colleghi, chiedere loro faccia a faccia se possono rinunciare ai loro mille euro per lei.

Umiliata e vilipesa, Sandra sarà spesso sul punto di arrendersi. Quei soldi fanno comodo a tutti, in qualche caso sono l'ultima spiaggia, come convincere i colleghi a rinunciarvi per il lavoro di una donna che è la prima a non credere davvero in sé stessa? Ma nonostante gli innumerevoli ostacoli e la difficoltà dell'impresa, questa esperienza si rivelerà illuminante e preziosa per Sandra.

Lavorare meno, lavorare tutti

Due giorni, una notte: Marion Cotillard in un bellissimo primo piano tratto dal film
Due giorni, una notte: Marion Cotillard in un bellissimo primo piano tratto dal film

La protagonista di Deux jours, une nuit è vittima di un'ingiustizia cui non è possibile opporsi. Un'ingiustizia che si consuma sulla pelle dei lavoratori in questi bui tempi di crisi più che mai. Per portare sul grande schermo il dramma personale e quotidiano di chi perde il lavoro perché "debole", Jean-Pierre e Luc Dardenne reclutano una diva e attrice coi fiocchi, e per Marion Cotillard questa è una grande occasione per cambiare pelle, abbandonare l'immagine sensuale e raffinata per diventare l'eroina della gente comune. Non se la lascia sfuggire: tanto più la sua performance è misurata e understated, tanto più è onesta e profondamente toccante. Data la natura ripetitiva del soggetto, a Marion tocca lavorare sulle variazioni e sulle nuances: ogni volta che avvicina uno dei suoi colleghi è diversa perché c'è stata l'esperienza precedente, che le ha lasciato qualcosa, un elemento appena rivelato, un monito da non sottovalutare, un'inedita astuzia, un coraggio tutto nuovo. In questo aspetto anche lo script è attento a tuffare la protagonista in situazioni sempre credibili senza mai creare un senso di ostilità e superiorità nei confronti di coloro che, non certo per scelta propria, hanno in mano il futuro di Sandra.

Il prezzo della naturalezza

Una storia semplicissima, una dinamica che si ripete molte volte, eppure Due giorni, una notte ci tiene sulle spine dal primo all'ultimo fotogramma. Capita di chiedersi, di fronte a un'opera con questa caratteristiche, ossia che si distingue per la formidabile naturalezza della messa in scena e della recitazione, quale sia il segreto: in realtà è la risposta è ovvia. Lavoro duro, impegno serio, settimane e settimane di prove e sudore per raggiungere non la competenza, ma l'intimità totale con il soggetto, con il personaggio e le co-star. Così hanno sempre lavorato e continuano a lavorare i fratelli Dardenne, un'insostituibile, preziosa fonte di idee e sensibilità per la Settima Arte da cui sgorga un cinema sempre vibrante e capace di raccontare il mondo che ci circonda.

Due giorni, una notte: Fabrizio Rongione e Marion Cotillard in una scena del film
Due giorni, una notte: Fabrizio Rongione e Marion Cotillard in una scena del film

Conclusione

Un altro magnifico tassello per una filmografia di due registi che sono anche habitué del Festival di Cannes: il maggiore ostacolo verso la Palma d'oro di questa 67. edizione potrebbe essere proprio il fatto che ne hanno già vinte due (per Rosetta e Il figlio). La parola ai giurati, noi abbiamo detto la nostra.

Movieplayer.it

4.5/5