Raymond & Ray, la recensione: celebrare la vita attraverso la morte

La recensione di Raymond & Ray: il convincente film Apple Original con protagonisti Ewan McGregor e Ethan Hawke, presentato alla Festa del Cinema di Roma e disponibile dal 21 ottobre sulla piattaforma.

Raymond & Ray, la recensione: celebrare la vita attraverso la morte

È stata davvero una soddisfazione a sorpresa Raymond & Ray, il film presentato in anteprima in concorso alla Festa del Cinema di Roma e disponibile dal 21 ottobre su Apple Tv+. Non sappiamo bene spiegare il perché, dato che partiva con tutte le carte in regola per vincere: una produzione - quella Apple Original - che è sempre stata finora sinonimo di qualità medio-alta, un produttore come Alfonso Cuarón, due attori (Ewan McGregor e Ethan Hawke) che di grandi interpretazioni ne sanno qualcosa, e una storia che si prestava alla scrittura e alla regia "sentimentale" di Rodrigo Garcia, già dietro la macchina da presa per molti film e serie tra cui Six Feet Under e In Treatment. Eppure è con un misto di sensazioni e stupore che abbiamo piacevolmente assistito all'evolversi della pellicola sotto i nostri occhi, come cercheremo di spiegare nella recensione di Raymond & Ray.

Fratellastri di sangue

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Raymond & Ray: Ewan McGregor, Ethan Hawke in una scena

Raymond e Ray, che fin dal nome sembrano troppo simili, sono due fratellastri che in realtà non potrebbero essere più diversi. Raymond (Ewan McGregor) è pacato, giudizioso, impiegato, ha cercato sempre di fare la cosa giusta anche se andava a proprio svantaggio; Ray (Ethan Hawke) è invece ribelle, anticonformista, artista (suona la tromba ed è appassionato di jazz), ex tossicodipendente. L'elemento in comune della loro esistenza è il terribile padre che hanno avuto e ciò che ha lasciato loro in eredità, ovvero molti sentimenti disfunzionali da affrontare. Sono costretti a venirne a capo in occasione del funerale del vecchio, in cui Raymond insiste che Ray lo accompagni.

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Raymond & Ray: Vondie Curtis-Hall, Ethan Hawke in una scena del film

Non si tratta però di un viaggio on the road, come potreste erroneamente pensare dall'incipit, una sorta de Il nostro ultimo: i due arrivano abbastanza presto a destinazione ed è a quel punto che avranno molte sorprese sulle disposizioni lasciate dal genitore per il proprio funerale e la sepoltura, nonché alcune rivelazioni sulla vita che aveva vissuto negli ultimi anni senza di loro. Tre esistenze che non sanno quasi niente l'una dell'altra vanno a scontrarsi e ciò che ne verrà fuori non potrà che essere una collisione di sentimenti e frasi non dette, recriminazioni e riappacificazioni. Un turbinio di contraddizioni come la vita stessa. Se la prima parte sembra rientrare più o meno nei canoni del dramedy familiare - due fratelli che si ritrovano a causa di un lutto e devono quindi tirare fuori i demoni del proprio passato -, è il secondo tempo del film a regalare le più inaspettate soddisfazioni e sorprese.

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Elaborazione del lutto

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Raymond & Ray: Ewan McGregor, Ethan Hawke in una scena del film

L'elaborazione del lutto è un processo diverso per ognuno di noi. La morte la affrontiamo e proviamo a superarla in modo soggettivo, è un'esperienza diversa per ciascuno. Il defunto è stato un pessimo padre con entrambi i figli, anche se in modo diverso. Raymond e Ray hanno vissuto una vita inevitabilmente segnata da quelle cicatrici, visibili e soprattutto interiori, non riuscendo ad affrontare la paternità oppure le relazioni in modo salutare. Chiamati a riportare a galla tutto quello che è successo nella loro esistenza finora, i fratellastri fanno anche un bilancio del proprio percorso come esseri umani e, come ultima beffa, il patrigno gli lascia delle incombenze non da poco di cui occuparsi. Faranno anche la conoscenza di alcuni strambi personaggi che renderanno l'esperienza ancora più surreale: un becchino un po' troppo zelante, il reverendo sui generis incaricato della cerimonia, una donna latina amorevole e sensuale ma anche schietta e dolce, con figlio a carico (Maribel Verdú), un'infermiera fin troppo dedita ai pazienti (Sophie Okonedo).

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Raymond & Ray: Maribel Verdú, Sophie Okonedo in una scena del film

Il film è un inno alla vita attraverso la morte e fa riflettere su come ognuno di noi affronti in modo peculiare e totalizzante entrambi i riti di passaggio. Ecco perché l'esperienza di Rodrigo Garcia in Six Feet Under e In Treatment si rivela preziosa, perché la pellicola assomiglia molto a una seduta psicanalitica sui generis, che fa riaffiorare molti più sentimenti di quanto i protagonisti avrebbero voluto. Questo anche grazie all'interpretazione di tutti gli interpreti, in particolare di Ethan Hakwe, cresciuto moltissimo dalla Before Trilogy e Maribel Verdú, protagonista di Y Tu Mama Tambien e rivista più di recente proprio su Apple Tv+ in Now and Then. Raymond & Ray è ricco di suggestioni visive che vogliono celebrare un'esistenza che finisce, come spesso accade in questi casi. Piccoli frammenti, come le fotografie e i ricordi distorti che rappresentano, una tromba e la musica come simbolo di salvezza ma allo stesso tempo di prigione. Frammenti che diventano dettagli della macchina da presa, a cui si contrappone la distesa verso l'infinito del cimitero. Una suggestione visiva tra le tante che offre il film è il tempo atmosferico e ciò che potrebbe rappresentare. Da un cielo sereno passiamo ad uno sempre più nuvoloso che, nella scena finale, esplode in una pioggia incessante. Più che raccontarci un rabbuiamento che poi trova la luce, come potrebbe essere per i protagonisti che trovano infine un po' di pace dove meno se lo sarebbero aspettati, questo cambiamento progressivo sembra rappresentare le lacrime che infine riescono ad uscire a dirotto dai due fratellastri, che possono piangere la morte del padre nonostante in vita gli abbia recato solo che dolore.

Conclusioni

È piena di sensazioni contrastanti proprio come il film, la recensione di Raymond & Ray: un inno alla vita attraverso la morte, una seduta psicanalitica di elaborazione del lutto e molto altro ancora che non ci aspetterebbe. Interpreti in stato di grazia, in particolare Ethan Hawke che fa fare al suo personaggio un percorso sulle montagne russe emotive incredibile.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Ewan McGregor e Ethan Hawke sono in stato di grazia, in particolare il secondo.
  • La tematica dell’elaborazione del lutto individuale e soggettiva per ognuno di noi.
  • La seconda parte piena di sorprese e suggestioni…

Cosa non va

  • …rispetto alla prima che poteva sembrare più canonica