Recensione Pollock (2000)

Un film di grande intensità che esplora, in maniera drammaticamente realistica, la vita di un'artista che, prima di tutto, era un uomo che non ha mai compreso se stesso.

Pollock: il genio tormentato

"Come fa a capire quando ha finito un lavoro?", chiede la giornalista. E l'artista, cercando nel suo genio la risposta improvvisamente parla con il cuore dicendo: "Come si capisce quando hai finito di fare l'amore?".
In queste parole c'è tutto Jackson Pollock: un uomo che considera l'arte la sua vita stessa e che in essa trasferisce le proprie emozioni, quelle brutali e caotiche come quelle vitali, creando tele meravigliose simili a foreste intricate e a incendi fiammeggianti.
Il film, diretto e interpretato da un intenso Ed Harris, ripercorre la tormentata vita del pittore americano dai suoi esordi astratto-cubisti fino alla sua invenzione dell'action painting (stile di pittura che prevede una "danza" dell'artista che, camminando attorno al dipinto, fa sgocciolare il pennello sulla tela creando così linee pregne di colore ed energia che eliminano il concetto di figurativo), che lo ha reso il capostipite dell'Espressionismo astratto nonché uno dei più grandi pittori americani mai esistiti.

Come già detto l'arte di Pollock è inscindibile dalla sua vita, dalle esperienze che lo hanno segnato. Un uomo tormentato, depresso e schiavo dell'alcool che lo porterà, a soli quarantaquattro anni, alla morte dopo una folle corsa in auto conclusasi con una fatale uscita fuori strada.
Nei suoi dipinti le figure esplodevano in fittissimi filamenti grafici, imprevedibili nel loro andamento, che rispecchiano profondamente la vita e gli stati d'animo del pittore. Jackson Pollock non è mai riuscito a trovare un definitivo equilibrio nella sua vita e il sentimento di autodistruzione ha sempre avuto la meglio. Non è riuscito a gestire i momenti in cui il suo stile non era apprezzato, in cui cercava insistentemente se stesso e il successo. Non è riuscito, una volta raggiunta la fama, a confermarsi sui suoi livelli.
L'unico collante della sua difficile esistenza è la moglie, anche lei pittrice, Lee Krasner (una fantastica Marcia Gay Harden, premio Oscar 2000 per questo ruolo) che lo sostiene in tutti i momenti credendo fortemente in lui. Quando la loro unione viene meno per il grande artista è la fine.

Pollock è un film di grande intensità che esplora, in maniera drammaticamente realistica, la vita di un'artista che, prima di tutto, era un uomo che non ha mai compreso se stesso, non si è mai accettato e che solo grazie all'arte riusciva ad esprimere i propri sentimenti. Nei quadri di Pollock c'è la sua vita, in ogni guizzo di colore c'è la sofferenza e la caoticità che riempivano la sua anima.
La storia di questo immenso artista non può non farci riflettere sul significato stesso della vita: è molto difficile vivere bene, passare dei bei momenti. Ci vuole molto tempo e molta fatica per essere felici, anche solo per un attimo. Per rovinarsi la vita invece ci vuole molto poco e all'improvviso non puoi più tornare indietro. Il grande dramma dell'esistenza tormentata di Pollock è proprio questo e l'emozione più grande è capire che dietro un dipinto, un colore, una linea ci sono l'anima e il cuore di un uomo qualsiasi.