One More Time With Feeling: Nick Cave, dopo il buio la luce, dopo la morte la vita

Andrew Dominik dirige un documentario in 3D sul musicista Nick Cave e la sua band The Bad Seeds, seguendoli nella registrazione dell'ultimo album, Skeleton Tree: le interviste diventano presto una riflessione sulla vita, il dolore e la perdita, sull'arte come unico strumento per accettare la mortalità umana. Solo il 27 e 28 settembre nelle sale italiane.

"Non credo più nelle narrazioni, la vita non può essere narrazione, perché non ha un lieto fine": capelli lunghi e ingellati, sguardo serio, magrezza da rock star: Nick Cave è sempre stato una figura misteriosa, un cantore puro, racchiuso nella sua dimensione, apparentemente imperturbabile.

Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave sul set del documentario
Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave sul set del documentario

Per questo stupisce che, subito dopo la realizzazione di Nick Cave - 20.000 Days on Earth, documentario sulla sua vita diretto da Iain Forsyth e Jane Pollard, Cave abbia accettato di realizzare un'altra pellicola a lui dedicata, diretta da Andrew Dominik, che ha scelto il bianco e nero e il 3D per seguire la registrazione di Skeleton Tree, ultima fatica del cantautore e dei Bad Seeds. Al cinema nelle sale italiane solo il 27 e il 28 settembre, il film è stato presentato fuori concorso alla 73esima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.

Andrew Dominik e Nick Cave: nemici-amici

Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine del documentario
Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine del documentario

Nel 1988 Nick Cave e The Bad Seeds hanno pubblicato una canzone, Deanna, secondo singolo estratto dall'album Tender Prey: la Deanna in questione è Deanna Bond, ex fidanzata di Cave, che proprio in quel periodo cominciò a uscire con Andrew Dominik, giovane aspirante regista appena uscito dalla Swinburne Film School di Melbourne. Inizialmente non proprio legati, con il tempo Dominik e Cave sono diventati amici, tanto che il cantante ha poi partecipato come attore a L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007), seconda pellicola del regista. Il loro rapporto dura dunque da quasi trent'anni e non stupisce dunque che Cave si sia affidato all'amico per documentare passo passo la realizzazione del suo ultimo album.

Per raccontare questo affascinante processo, Dominik sceglie il bianco e nero, che sembra caricare di solennità e mistero ogni singolo gesto di Cave, e, per amplificare il realismo, utilizza il 3D, che sembra dare dimensione all'invisibile, dando corpo al suono. Inizialmente incerto, il documentario sembra seguire la perplessità di Cave, continuamente in conflitto con se stesso, indeciso se farsi riprendere oppure no, rigirando la stessa scena più volte. Sconvolto dall'immagine di se stesso, il cantante si guarda allo specchio e chiede cosa sia successo al suo viso, che vede irriconoscibile: non sembra riferirsi solo agli anni e ai chilometri, si intravede, attraverso la superficie, un pensiero e un sentimento molto più profondo.

The Skeleton Tree

A prendere in mano le redini del racconto è Warren Ellis, collaboratore di Cave e sua roccia personale, violinista unitosi ai Bad Seeds nel 1995, durante la registrazione del disco Murder Ballads, e co-autore della colonna sonora proprio di L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Fonte inesauribile di vitalità e creatività, Ellis sembra diventare un alter-ego di Cave, aiutandolo a venire fuori dall'antro buio e solitario in cui il cantante sembra spesso rifugiarsi. Insieme, i due artisti danno vita a Skeleton Tree, un disco carico di una forza apocalittica, pieno di dolore e senso di colpa, che sembra trarre linfa direttamente dal Libro di Giobbe, dall'ira spietata del Dio del Vecchio Testamento, citato anche nell'autobiografia artistica di Cave, La Carne Fatta Verbo. Nel corso del documentario la voce di Cave si fa ipnotica, diventando quasi una preghiera, facendolo quasi trasfigurare, quasi come se l'artista fosse un Cristo sofferente.

Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine tratta dal documentario
Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine tratta dal documentario

"Nothing really matters when the one you love is gone."

Nella parte conclusiva, è svelato finalmente l'arcano: il documentario nasce dall'esigenza di Cave di affrontare la perdita del figlio Arthur, morto tragicamente nell'estate del 2015, per la caduta da una scogliera mentre era sotto l'effetto di LSD. Con l'entrata in scena della moglie, Susie Bick, e del figlio Earl, gemello di Arthur, tutto è chiaro: il dolore per la perdita di un figlio è talmente grande, talmente devastante, da aver creato un enorme buco nero nell'anima di Cave, in cui quel dolore si è nascosto, senza mai andarsene. Anche se Cave è stato costretto a tornare alla normalità, quel fantasma è sempre lì, a ricordare che la vita umana è fatta di dolore e sofferenza. Come un elastico, tanto più il sofferente cerca di scacciare quel pensiero, così quel dolore torna irrimediabilmente a stringerlo. Con pudore e rispetto, Dominik cerca di far sfogare l'uomo Cave, che rischia di soffocare l'artista, in una catarsi vissuta sullo schermo insieme allo spettatore. Raccontandosi e condividendo quel buio lacerante, Cave riesce a ritrovare la propria voce, illuminando il mondo con la sua arte, unico elemento in grado di colorare la vita di tutti, elemento salvifico che scaccia la morte.

Movieplayer.it

4.0/5