Niente è come sembra: Franco Battiato a Livorno

Con l'occasione di un'anteprima livornese del suo ultimo lavoro cinematografico, il poliedrico artista siculo incontra il pubblico e ritira il Premio Ciampi alla carriera.

A Livorno per ritirare il Premio Ciampi alla carriera, Franco Battiato presenta in anteprima il suo ultimo lavoro, terza tappa di una trilogia che sconvolge i canoni del cinema tradizionale per portare avanti un proprio percorso di ricerca parallelo a quello musicale. Molto più vicino al precedente Musikanten che al primo e, tutto sommato, canonico Perduto amor, Niente è come sembra non verrà distribuito nelle sale, ma direttamente in DVD in un cofanetto che contiene anche un libro scritto da Battiato e un CD. Gli intenti del Battiato regista vengono preannunciati da un comunicato stampa che suona piuttosto curioso e un tantino inquietante ("Le trame dei film e dei tappeti moderni sono pieni di anilina, caro perplesso lettore. Dal mio osservatorio, sto segnalando, in tutti i modi e con tutti i mezzi, la mia posizione; lanciando segnali d'allarme e qualche antivirus. Una diossina intellettuale sta decretando il Declino e la Caduta dell'Impero dell'essere umano... e se non avessi qualche speranza lascerei perdere.") e anticipa i toni del dibattito a cui partecipa l'amico e cosceneggiatore Manlio Sgalambro.

Proprio Sgalambro fa la parte del mattatore introducendo con entusiasmo il film e il suo autore e difendendo energicamente anche il precedente Musikanten, stroncato e sbeffeggiato dalla quasi totalità dei critici presenti all'anteprima veneziana, bocciature che hanno pesantemente condizionato il corso del film impedendone un'adeguata distribuzione e costringendo Battiato a stipulare accordi diretti con i singoli esercenti. Aggirato il problema della distribuzione di quest'ultimo lavoro grazie al percorso alternativo del DVD, resta l'approccio con il pubblico. Come far accettare opere con pretese dichiaratamente intellettuali allo spettatore comune? "Non mi interessa prendere lo spettatore per mano, come fa il cinema odierno, e guidarlo passo passo alla comprensione di tutto ciò che le mie immagini vogliono significare" sottolinea Battiato. "Il mio intento è rompere con la mediocrità dominante e con l'antirealismo. Tutto ciò che vediamo è frutto di un appiattimento culturale dovuto a modelli dominanti che ci vengono imposti dall'esterno. Ogni tanto mi incuriosisco anche io e cedo alla tentazione di guardare opere di cui si parla tanto, mi è capitato di recente con un film italiano che ho iniziato a guardare in tv, ma dopo pochi minuti ho dovuto smettere perché era tutto così palesemente falso". Rincara la dose Manlio Sgalambro: "Le immagini dei film di Franco, di fatto, sono sempre più ricche della realtà, frutto di anni di studio e riflessione. Battiato trasforma i suoi personaggi in opere così come Platone trasforma le chiacchiere di Socrate nelle idee dei suoi dialoghi."

Riguardo al recente Niente è come sembra, Battiato sottolinea energicamente che tutte le scelte registiche contenute nel film sono fortemente volute: "Il mio talento può essere messo in discussione, la mia serietà no. Il protagonista è un uomo in cerca, un ateo capace di ascoltare posizioni diverse dalla sua. Il tutto è narrato in modo antitradizionale, mancano raccordi fondamentali nel linguaggio cinematografico canonico, mancano spiegazioni, abbondano le ellissi. Un cineasta tradizionale, analizzando questo lavoro, mi darebbe 0,1 come voto, ma quello a cui io punto veramente è una pulizia totale, interiore ed esteriore." Basta sfiorare appena il tema del confronto tra il suo Musikanten e il recente Io e Beethoven di Agnieszka Holland, anch'esso dedicato agli ultimi anni di vita del grande musicista, per scatenare tutta la vis polemica e la colorita sicilianità di Battiato. "Quello che detesto è la tendenza tipica del cinema odierno di realizzare biografie storiche senza sapere niente dei personaggi in questione. Il Beethoven di Ed Harris è approssimativo, la storia è falsa, l'alterare volutamente i fatti storici è un delitto mentre il mio ritratto di Beethoven è frutto di anni di studio e di ricerca. Così come detesto profondamente i film fatti sulla figura di Buddha dai quali non emergono minimamente le linee principali del suo pensiero, o le storpiature del personaggio di Mozart inserite per far divertire il pubblico. Io per anni ho studiato la musica e la figura di Mozart, per me è un mito assoluto, un maestro e vedere in Amadeus il genio degradato a deficiente che ridacchia per tutto il film è semplicemente scandaloso. Ma questa è soprattutto colpa del cinema americano che produce film storici, come Il gladiatore, con l'unico intento di far vedere i personaggi che vanno a letto insieme. Allora meglio la pornografia che svela subito il suo intento senza mettere di mezzo la storia." Gli ultimi strali sono per tutti quei film che fanno largo uso di violenza: "Vedere uomini che gridano insulti puntandosi la pistola alla testa poteva avere un senso negli anni '70, quando il cinema subiva un rinnovamento e faceva cadere molti dei tabù dell'epoca precedente, ma oggi la realtà è molto più atroce, ne siamo massacrati. Basta andare su Youtube per trovare violenze commesse da ragazzini che si filmano e poi mettono in rete i video. L'immagine, ben più della musica, influenza l'immaginario collettivo. Ecco perché io, col mio percorso cinematografico, voglio offrire un'alternativa alla banalizzazione."