Niente da perdere, la recensione: la lotta di una madre contro il sistema

La recensione di Niente da perdere, film dove Virginie Efira veste i panni di una madre che rischia di perdere la custodia del suo figlio più piccolo, in affidamento ai servizi sociali. Al cinema.

Niente da perdere, la recensione: la lotta di una madre contro il sistema

Dopo essere rimasta vedova, Sylvie si è ritrovata a dover crescere i suoi due figli da sola, l'adolescente Jean-Jacques e il più piccolo Sofiane e per cercare di mantenere la famiglia lavora in un bar durante le ore serali. Proprio lì riceve la visita della polizia che la informa di come il secondogenito si sia ustionato e sia stato portato in ospedale: un infortunio fortunatamente non grave, ma che rischia di costare molto a livello di conseguenze legali.

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Niente da perdere: la famiglia al completo

Come vi raccontiamo nella recensione di Niente da perdere, la segnalazione ai servizi sociali e la susseguente visita dei suddetti spinge lo Stato a togliere a Sylvie l'affidamento di Sofiane, con il suo caso che dovrà essere discusso in tribunale. Ma quella che doveva essere un'assenza momentanea di soltanto due settimane si allunga sempre di più e la donna comincia gradualmente a smarrire il proprio equilibrio, non trovando stabilità né in ambito professionale né tra le mura domestiche e rischiando di perdere forse per sempre il suo amato bambino.

Contro tutto e tutti

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Virginie Efira in una scena

Dalla sinossi appena esposta avrete ben compreso che ci troviamo davanti ad un dramma duro e puro, ammantato di verosimiglianza nel raccontare questa storia di una donna proletaria che si ritrova a lottare con le unghie e con i denti per riottenere la custodia del figlioletto, costi quel che costi. Un'opera di finzione che si rispecchia ampiamente nella realtà di tutti i giorni, sia in Francia - dove è ambientata la storia - che in ogni altra parte del mondo, che spinge anche il pubblico stesso a prendere una posizione, trasformandosi volenti e nolenti in giudici improvvisati. Certo a differenza di un recente capolavoro come Anatomia di una caduta (2023) la risposta su come vadano effettivamente le cose viene data in un finale catartico e liberatorio, anche se forse non del tutto risolutore, e la sceneggiatura decide quindi il suo epilogo, scegliendo di schierarsi.

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Nel cuore del dramma

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Il piccolo Sofiane

Il titolo italiano, fedele all'originale, Niente da perdere sottolinea quel senso d'ansia e d'ineluttabilità che ben presto comincia a premere senza sosta sulla malcapitata protagonista, in parte vittima dei suoi sbagli ma anche oppressa da un sistema che non concede nulla, abrogandosi il diritto - giusto o meno che sia - di decidere tramite la burocrazia su questioni private, più complesse e sfumate di quanto possano inizialmente apparire. Ecco così che il corto circuito drammatico che mette a repentaglio la sanità psico-fisica di Sylvie diventa elemento tensivo, pilastro cardine di una narrazione che si evolve verso il solo epilogo possibile anche nelle sue potenziali incongruenze, chiusura necessaria ma non priva di un'attigua amarezza.

L'occhio della madre

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Niente da perdere: Virginie Efira e il piccolo Alexis Tonetti in un scena

Le difficoltà di una donna single che deve ricominciare da capo, mettersi alla ricerca di un nuovo lavoro e al contempo mantenere una stabilità emotiva, tale non soltanto da combattere per la causa centrale che caratterizza il film ma anche per crescere quel primogenito nel complesso passaggio adolescenziale, sono ben catalizzate da una regia attenta che sa come e dove colpire duro e quando insinuare momenti più lievi e parzialmente dolci. Ma se Niente da perdere riesce ad arrivare al cuore dello spettatore il merito è soprattutto della sua straordinaria protagonista, Virginie Efira. La bionda attrice di origini belghe, già memorabile suora saffica del Benedetta (2021) di Paul Verhoeven e ancora nelle sale con Il coraggio di Blanche (2023), è intensa e struggente in un ruolo scomodo, costruito appositamente per non piacere a tutti ma per mettere al centro del film problematiche attuali e di non facile e univoca lettura.

Conclusioni

Non è semplice gestire due figli da sola, tra il lavoro e la routine da casalinga tra le mura domestiche: lo sa bene Sylvie, che cerca di sopravvivere giorno dopo giorno in una società che non fa sconti e che ora, in seguito a uno sfortunato incidente senza gravi conseguenze, rischia anche di privarla del suo secondogenito. La protagonista non ha davvero più Niente da perdere, come dichiara il titolo, e farà di tutto per riottenere la custodia di quel bambino ora affidato ai servizi sociali e il cui futuro è quanto mai incerto. Un melodramma realistico e incisivo, che si fa forza sulla magnetica interpretazione di Virginie Efira e su una sceneggiatura a tratti scomoda ma necessaria.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.9/5

Perché ci piace

  • Virginie Efira è magnifica anche nei suoi lati più respingenti.
  • Una sceneggiatura chirurgica e tagliente.
  • Emozioni figlie di una storia verosimile.

Cosa non va

  • A tratti si calca eccessivamente la mano sul (melo)dramma.