My Sweet Monster, la recensione: tra magia, avventura e rispetto per tutte le creature

La recensione di My Sweet Monster, film d'animazione russo dai produttori de Lo schiaccianoci e il flauto magico, in sala dal 29 febbraio per Plaion Pictures.

My Sweet Monster, la recensione: tra magia, avventura e rispetto per tutte le creature

C'è una domanda che ci capita spesso di porci quando guardiamo film o serie d'animazione che si rivolgono al pubblico più giovane, e che ci siamo ritrovati a pensare anche scrivendo la recensione di My Sweet Monster: quali sono i criteri con cui valutare produzioni di questo tipo? Dobbiamo guardarlo con i nostri occhi adulti e smaliziati o con quelli spontanei e leggeri del loro pubblico d'elezione? L'ideale è trovare un equilibrio tra i due punti di vista, per raggiungere una sintesi da convogliare nel voto finale, il triste e freddo numero che leggerete alla fine, che rischia di non soddisfare né una parte né l'altra, rischiando di essere troppo o troppo poco. Per questo lo accompagniamo a un articolo che possa spiegarlo, illustrarlo e approfondirlo. Perché un numero è freddo, asettico e bugiardo. Le parole, invece, no, le parole ne sviluppano l'intento.

Voglia di libertà nella trama

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My Sweet Monster: una scena del film

La protagonista di My Sweet Monster è Barbara, principessa che si trova a vivere nella gabbia dorata che suo padre ha messo in piedi per lei. Una gabbia le cui sbarre minacciano di inspessirsi quando il padre, vittima di ricatto, si ritrova costretto a concedere la figlia in matrimonio a un individuo subdolo e pericoloso, l'ambizioso Joyce, postino che mira a una posizione migliore per se stesso. Segretamente innamorata del principe Edward e con lo spettro di questo matrimonio all'orizzonte, Barbara fugge nel bosco dove incontra una creatura misteriosa, Bogey, il mostro dolce del titolo, che diventa l'unica speranza di salvezza per se stessa e la sua esistenza, ma anche per il regno nei confronti della terribile minaccia che incombe su di esso.

Barbara e Bogey, la coppia sui generis di My Sweet Monster

Non è la tipica eroina la Barbara protagonista di My Sweet Monster, è piuttosto una teenager con i pro e contro e le caratteristiche della sua età, spinta dal suo desiderio di libertà e l'esigenza di non sottostare alle regole che le vorrebbero imporre, ma senza una costruzione narrativa che cerchi di idealizzarla e renderla più di ciò che è, rendendola una ragazza realistica e concreta con cui il pubblico può riuscire a identificarsi. Ragazza, piuttosto che eroina. Ugualmente a fuoco la sua controparte mostruosa, quel Bogey che si trova a incontrare nel corso della sua fuga, dal character design accattivante e riconoscibile.

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My Sweet Monster: un'immagine del film

Meno riuscito il lavoro fatto sui comprimari, più vicini a macchiette o stereotipi molto schematizzati, a partire dal postino Joyce che rappresenta il principale antagonista della storia, a cui manca l'approfondimento necessario a renderlo interessante e credibile. Se invece parliamo del puro e semplice character design, il lavoro grafico e di costruzione visiva è per lo più in linea con le esigenze relative al ruolo dei personaggi nella storia, senza particolari tratti che possano far emergere il film nel panorama d'animazione contemporanea, se non per le figure robotiche che caratterizzano il mondo della storia, che godono degli spunti visivi più accattivanti e lasciano con un po' di amaro in bocca.

Un viaggio tra magia e avventura

Il motivo è semplice: è tale l'attenzione alla componente robotica e tecnologica di cui è colorato il mondo di My Sweet Monster che dispiace non si sia andati con più decisione in quella direzione, aggiungendo dei tratti più propriamente steampunk all'ambientazione in cui si muove la storia, caratterizzandola in modo più originale e peculiare. È la conferma di una caratteristica ricorrente del film nato dagli stessi produttori de Lo schiaccianoci e il flauto magico: My Sweet Monster si dimostra incerto sulla direzione che vuole prendere e lo fa da diversi punti di vista. Prima di tutto, come detto. sull'ambientazione, di base medievale, ma con inserti tecnologici che ammiccano al genere steampunk senza prendere la decisione di esserlo fino in fondo. Un peccato perché è in questa contaminazione, seppur parziale, che trova i suoi elementi più riusciti.

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My Sweet Monster: un'immagine del film d'animazione

In secondo luogo nell'approccio narrativo, che da una parte guarda a Disney con la costruzione generale del racconto, le canzoni e i toni fiabeschi, ma dall'altra mira a stravolgere gli equilibri favolistici nella miglior tradizione di Shrek, muovendosi tra magia e avventura, sottolineando il rispetto per la natura e le sue creature, suggerendo delle idee e situazioni che deviano dal corso più tradizionalmente fiabesco. Un ibrido che che non sa scegliere da che parte stare, ma in questa incertezza narrativa riesce a trovare anche alcuni spunti e guizzi che strappano il sorriso e si fanno voler bene. Per questo torniamo al dubbio espresso in apertura, perché se è vero che nell'analizzare freddamente il lavoro guidato dal regista Maxim Volkov fatichiamo a raggiungere la sufficienza, dall'altra ci sembra che ci siano abbastanza materiale e situazioni che possano intrattenere il pubblico più giovane. E forse per questo tipo di film può bastare.

Conclusioni

È un film che si rivolge a un pubblico molto giovane My Sweet Monster di cui vi abbiamo parlato in questa nostra recensione e offre abbastanza situazioni e spunti che possano divertire e intrattenere il suo pubblico d’elezione, pur nei limiti di un’animazione un passo indietro rispetto ai grandi studi occidentali. Peccato per non aver insistito maggiormente sull’aspetto tecnologico del mondo di fantasia in cui ci si muove, per caratterizzare in modo più originale il film e la storia, e per le figure di contorno meno a fuoco dei due protagonisti Barbara e Bogey.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Il tema del rispetto per la natura e le sue creature, importante da veicolare nei confronti dei più giovani.
  • La caratterizzazione di Barbara come adolescente in cui potersi riconoscere, piuttosto che eroina da grande storia fantasy.
  • Gli aspetti più tecnologici e robotici del mondo in cui ci sia muove…

Cosa non va

  • … che però restano solo accennati e non caratterizzano l’ambientazione.
  • Una certa incertezza sulla strada da seguire anche dal punto di vista narrativo.
  • Figure di contorno più schematiche e stereotipate.