Motherless Brooklyn, la recensione: Edward Norton va a ritmo di jazz

La recensione di Motherless Brooklyn: il secondo film da regista di Edward Norton, che ha aperto la Festa del Cinema di Roma, è una variazione sul tema noir, e funziona come una partitura jazz.

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Motherless Brooklyn: Edward Norton e Willam Dafoe in una foto del film

Sembra ieri, ma sono già quasi vent'anni. Tanto è passato dall'esordio di Edward Norton come regista, Tentazioni d'amore, alla sua opera seconda, che vi raccontiamo nella recensione di Motherless Brooklyn. È il film che ha aperto ufficialmente la Festa del Cinema di Roma, e ci ha lasciato molto soddisfatti.

Se il film d'esordio di Norton era stato, piuttosto a sorpresa, una commedia sentimentale, il suo secondo film dietro la macchina da presa è un noir, o meglio, la rilettura di un noir. Norton (anche sceneggiatore) prende la storia di un acclamato romanzo di Jonathan Lethem e un genere classico del cinema e, come se stesse suonando una partitura jazz, apporta alcune variazioni sul tema. Tenendo per sé, più ancora che nella sua opera prima, il ruolo di mattatore, con una delle sue grandi interpretazioni, di quelle che non si scordano.

La trama: Lionel, eroe per caso

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Motherless Brooklyn: una foto del film

Lionel (Edward Norton) è l'aiutante del detective privato Frank Milla (Bruce Willis) che l'ha raccolto da un orfanotrofio quando aveva sei anni e si è sempre preso cura dl lui. Lo chiamava semplicemente Brooklyn, Brooklyn senza madre (da qui il titolo del film). Lionel è affetto dalla sindrome di Tourette, che gli fa dire all'improvviso frasi fuori luogo, e che non riesce a contenere. Quando Frank viene ucciso, Lionel si improvvisa davvero detective, e, con i pochi indizi che ha prova a scoprire chi è il colpevole. Sulla sua strada trova un'affascinante attivista afroamericana (Gugu Mbatha-Raw) da proteggere, e una storia molto più grande di lui, una storia di corruzione e di potere.

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Edward Norton, reinventare il noir come una partitura jazz

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Motherless Brooklyn: Alec Baldwin ed Edward Norton in una foto del film

Quello che Edward Norton fa in Motherless Brooklyn - I segreti di una città è una sorta di variazione jazz su un tema consolidato. Se il noir classico, quello degli anni Quaranta, aveva un ritmo assorto e trame intricatissime, Norton gioca proprio a cambiare il ritmo, a spezzarne la monotonia. Il primo quarto d'ora del film ha un ritmo sfrenato, parossistico, parole e azioni che vanno a cento all'ora. Poi il film rallenta, fino quasi a fermarsi nel momento in cui, in un locale, i due protagonisti ballano su un lento. Poi risale fino a diventare di nuovo travolgente nel finale. È come se Norton avesse messo un noir nelle mani di un quartetto jazz lasciandolo libero di variare sul ritmo e sulle interpretazioni. In questo senso, Motherless Brooklyn, pur restando nell'ambito di un film molto classico, è un film che ha qualcosa di nuovo. L'atmosfera buia, la trama intricata, cose da noir, ci sono sempre, certo. E nel film c'è qualche lungaggine e qualche ripetizione di troppo. Ma resta comunque un film di gran classe.

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Edward Norton, mattatore a ritmo di jazz

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Motherless Brooklyn: una foto di Gugu Mbath-Raw ed Edward Norton

Il jazz è variazione, non solo nel ritmo, ma anche sulle note. C'è uno spartito, ma chi suona è solito improvvisare. E così la grande variazione sul tema "noir" di Motherless Brooklyn è il personaggio di Lionel, che Norton ha deciso di tenere per sé per lavorare su una delle sue grandi interpretazioni. Se siete abituati ad associare al noir i personaggi monolitici di Humphrey Bogart, qui resterete sicuramente colpiti: il Lionel di Norton è un personaggio scoppiettante, imprevedibile, uno schizzato, come lo chiamano nel film. La sua recitazione è jazzata, i suoi "if", che scattano nel bel mezzo di un discorso come il colpo di una bacchetta sul piatto, le sue allitterazioni, il suo darsi il ritmo per parlare sono una serie di contrappunti che spezzano continuamente la solennità del racconto. Riescono a far sorridere, senza mai far ridere, a darci una continua sveglia senza intaccare minimamente la gravità di quello che accade sullo schermo. È qualcosa che, miracolosamente, non ci fa mai uscire dalla storia, ma, al contrario, ci tiene ben piantati dentro.

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Edward Norton, mai in overacting

Il pericolo di un ruolo simile è quello di andare in overacting. Ma Edward Norton non rischia mai questa deriva, è misurato nella sua follia, delicato nell'esuberanza, funzionale al suo personaggio e al racconto. Certo, la sua recitazione fatta di battute velocissime e giochi di parole e assonanze va vista in lingua originale: è difficile, ora come ora, immaginare come potrebbe essere il doppiaggio di una parte come la sua. Edward Norton è il mattatore della scena, ma non sovrasta mai gli altri, anzi resta sempre al loro livello. E che livello: accanto a Norton e all'intensa Gugu Mbatha-Raw di cui ci siamo innamorati tutti nell'episodio di Black Mirror San Junipero, ci sono Alec Baldwin (che ci regala un imperdibile monologo sul potere), Willem Dafoe, il già citato Bruce Willis, Bobby Cannavale e Leslie Mann. Per Edward Norton Lionel è l'esplorazione di un altro lato della follia, un lato più innocente rispetto ai personaggi di Schegge di paura e Fight Club. In attesa di capire se tornerà nell'Universo Marvel (ma come villain...), il suo Lionel ci dimostra che si può essere (super)eroi in tanti modi, anche con una mente che ti fa uscire le parole anche se non vuoi o se ti fa pensare a come hai sistemato le banconote nel portafoglio.

Conclusioni

Nella recensione di Motherless Brooklyn vi raccontiamo come Edward Norton abbia preso un genere classico del cinema, come il noir, e, come se stesse suonando una partitura jazz, abbia apportato alcune variazioni sul tema. Tenendo per sé il ruolo di mattatore, con una delle sue grandi interpretazioni, di quelle che non si scordano.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Se il noir classico aveva un ritmo assorto, Norton gioca proprio a cambiare il ritmo, a spezzarne la monotonia.
  • Il protagonista è un personaggio scoppiettante, imprevedibile, e Norton lo rende con una recitazione jazzata.
  • Per Edward Norton è l'esplorazione di un altro lato della follia, rispetto ai personaggi di Schegge di paura e Fight Club.

Cosa non va

  • E nel film c'è qualche lungaggine e qualche ripetizione di troppo.