Non solo Linee Parallele: i 5 migliori film sulla realtà alternativa

Con l'uscita su Netflix di Linee Parallele, scopriamo i 5 migliori film sulle realtà alternative, da Sliding Doors a Source Code.

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Linee Parallele: Lili Reinhart in una foto

Cosa accade quando siamo al cinema? Cosa scatta nella nostra mente fino a trascinarci al confine del nostro inconscio, mettendoci di fronte a ricordi sopiti, mancanze rimosse, sentimenti nascosti sotto il tappeto del passato? Spente le luci e avvolti da un buio inebriante ci incamminiamo lungo lo stesso percorso del sogno. Illuminati dallo schermo cinematografico, gli spettatori si affacciano lungo il bordo della propria interiorità, profonda e complessa. Guardiamo un film finendo per guardare noi stessi. Tra associazioni visive e giochi metaforici, il pubblico al cinema diventa il principale obiettivo di una scarica di continui stimoli, visivi e psicologici. Finestra sulla realtà, e specchio smerigliato sul nostro subconscio, il cinema parla di noi, di quello che mostriamo e quello che nascondiamo. Ridiamo, soffriamo, ritroviamo nei meandri dei raccordi, sprazzi di sogni, ambizioni e ricordi personali che fanno capolino all'improvviso, nello spazio di un'inquadratura. In quella scatola magica, dove tutto si fa reale perché visibile e così vicino alla nostra realtà, ecco che anche uno slancio di fantasia comune e imprescindibile all'animo umano, come quello di immaginare cosa sarebbe successo se una parola non fosse stata proferita, o un'azione non fosse mai stata compiuta, si trasforma in concetto reale, veritiero e credibile.

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Linee Parallele: Lili Reinhart in una scena del film

Sono esistenze alternative, treni lasciati correre sui binari ipotetici del "se" e del "chissà"; eventualità irrealizzabili che la magia del cinema rende possibili, solo per dimostrare quanto alla fine non esistono scorciatoie, e che la scelta migliore da seguire con sicurezza è forse quella da noi con fare deciso e in pieno libero arbitrio. Sono film che si elevano a saggi redatti con il potere della Settima Arte e che, a seguito dell'uscita di Linee Parallele su Netflix, abbiamo deciso di raccogliere e proporvi in questa nostra classifica dei 5 migliori film sulla realtà alternativa e parallela. Esistenze dove l'alternativa diventa protagonista e burattinaia di storie lasciate scorrere sul binario dell'ipotesi, tra sogno e possibile realtà.

1. La doppia vita di Veronica

La locandina di La doppia vita di Veronica
La locandina di La doppia vita di Veronica

Antesignano e apripista dell'esistenza parallela portata al cinema, La doppia vita di Veronica di Krzysztof Kieslowski ritrova il tema dell'alterità e della doppia possibilità non tanto nella potenza di un minimo cambiamento a discapito del resto dell'esistenza, quanto nella duplicità reale di due persone tanto simili nell'aspetto e nel fisico, quanto opposte sul fronte del destino. La polacca Weronika e la francese Véronique conducono entrambe una vita dedita alla musica. Ma questa non è la sola analogia a tenerle legate. Le due sono infatti fisicamente identiche. Tra le tante cose che hanno in comune (entrambe mancine, musicalmente dotate, orfane di madre) c'è una malformazione cardiaca. La prima ne morirà, causa anche la preparazione per un concerto importante. La seconda se ne salverà, così da poter trovare un conforto dalla realtà nel rapporto con uno scrittore che si diletta coi burattini. Quello che ne consegue è un film enigmatico, un funambolo di celluloide che cammina in bilico tra realtà e mistero; un film più da sentire, che da guardare e scrutare razionalmente a mente fredda. Perché in un mondo soggiogato dalle ipotesi e da continue possibilità, la razionalità e la ragione trovano poco spazio nel compiersi, soffocate dal perentorio potere dell'immaginazione.

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2. Sliding Doors

La locandina di Sliding Doors
La locandina di Sliding Doors

Non si può parlare di esistenze parallele al cinema senza nominare il suo punto cardine: Sliding Doors. Il film di Peter Howitt del 1998 è il termine di paragone massimo con le produzioni successive, l'opera di riferimento, il titolo da inserire nei propri commenti, da analizzare e confrontare con le restanti pellicole. Il tema delle divergenti e infinite opportunità, delle possibilità che la vita può riservare, è qui tutto racchiuso nelle porte di una metropolitana. Già, perché se è vero che nella vita di Helen (Gwyneth Paltrow) tutto appare susseguirsi lungo una linea dell'estrema ordinarietà, perdere o meno una metro è un punto di svolta da cui si dirameranno due esistenze differenti e opposte. Da qui il titolo stesso della pellicola, indizio anticipatori dell'intera sinossi, ed entrato di diritto nel linguaggio comune perché dedito a indicare quanto un piccolo gesto, o un evento all'apparenza superficiale, può determinare conseguenze determinanti nella vita di ognuno. Ciò che ne consegue dal punto di vista narrativo, è una struttura giocata più sulle possibilità, che sulla linearità degli eventi. Le stesse possibilità che ritrovano un perfetto corrispettivo nelle vite di noi spettatori, disegnate e condizionate dalla portata impattante di una parola, di un disguido, o di una porta della metro pronta a chiudersi davanti a noi.

3. The Family Man

The Family Man: Nicolas Cage e Tea Leoni
The Family Man: Nicolas Cage e Tea Leoni

Eccolo, lo vedi da lontano e il cuore torna a battere forte, e i pensieri a bombardare la mente. È il primo, grande amore, quello che hai tentato di dimenticare, superare, ma che basta poco, un luogo, o un incontro fortuito, che si ripresenta in tutta la sua forza empatica e sentimentale. Così forte il suo lascito che un'onda di rimpianti, e riflessioni battono come martelli pneumatici lungo le pareti dell'inconscio. E così, ecco che la macchina dell'immaginazione si aziona e la fantasia crea esistenze alternative costruite sulle fondamenta del "cosa sarebbe successo se" un'altra decisione fosse stata presa, e un'altra scelta avrebbe cambiato il decorso della vita. Ed è proprio partendo da tale presupposto che si sviluppa The Family Man, pellicola del 2000, diretta da Brett Ratner e con protagonista Nicolas Cage nei panni di Jack, uomo di successo che in nome della propria ambizione ha lasciato andare l'amore della sua vita, insieme ai sogni di una famiglia felice. Sono passati 13 anni da quella decisione quando, con l'avvicinarsi del Natale, qualcosa cambia improvvisamente nella vita di Jack. Basta un incontro causale con un uomo misterioso fuori da un market che tutte le certezze del reale crollano, lasciando spazio all'alterità di un'esistenza parallela, sognata, pensata, ponderata, ma mai vissuta se non nello spazio della propria fantasia. E così, ecco che il giorno dopo Jack si sveglia in un letto non suo, e in una casa che non riconosce. La scelta che prese 13 anni prima è stata annullata: adesso è il padre di una famiglia cui aveva rinunciato, con una moglie e dei figli che lo amano, e un'esistenza molto meno lussuosa di prima. Come risponderà a tutto questo? La risposta sta in questo saggio di celluloide su quanto a volte sia difficile scendere a compromessi con noi stessi, con la forza delle proprie scelte, rendendo possibile ciò che abbiamo solo pensato, immaginato, vivendo un'esistenza costretta nello spazio di una possibilità.

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4. Questione di tempo

Questione di tempo: Domhnall Gleeson insieme a Rachel McAdams in una divertente scena del film
Questione di tempo: Domhnall Gleeson insieme a Rachel McAdams in una divertente scena del film

Cosa faresti se potessi viaggiare nel tempo? Compiere piccoli gesti, accentuare certe espressioni, apportare micro-modifiche che, come ali di farfalle, sono in grado di modificare un'intera esistenza? Tim Lake (Domhnall Gleeson) è un ragazzo normale che ha ereditato da suo padre una grande capacità: può viaggiare nel tempo. I suoi sono piccoli spostamenti temporali che gli permettono di farsi protagonista di tante, brevi, vite parallele, tutte da vivere e scartare fino a quando quella più soddisfacente prenderà vita davanti ai suoi occhi. Modellatore e manipolatore della propria esistenza, Tim rivive ad libitum un dato momento solo con la forza del ricordo preciso, un dono che gli permetterà di discostarsi da slanci egoistici, per agguantare quel barlume di felicità incarnato dalla donna della sua vita. Stringendo i pugni, seguiamo il protagonista di Questione di tempo, pellicola del 2013 scritta e diretta da Richard Curtis, lungo la sua ricerca della felicità, tra attimi rivissuti, da modificare, ridendo, piangendo e danzando tra i corridoi di una metropolitana. Il tutto per sentire battere ogni volta e a ogni ritorno temporale, sempre più forte il proprio cuore.

5. Source Code

Jake Gyllenhaal nell'emblematico The Source Code
Jake Gyllenhaal nell'emblematico The Source Code

Come il Tim Lake di Questione di Tempo, anche il capitano Colter Stevens di Source Code si fa protagonista di uno stesso momento: ore o pochi minuti pronti a ripetersi in eterno, così identici eppure così diversi. Non c'è nessuna conquista amorosa dietro a questi frammenti di realtà alternative nell'universo di Colter Stevens, ma solo un gioco alla sopravvivenza e il salvataggio di un manipolo di altre esistenze all'interno di una carrozza ferroviaria. Già, perché la vita di Stevens sembra fatta di tasselli pre-impostati e reiterati all'infinito, un livello videoludico da ripetersi finché l'obiettivo non viene finalmente raggiunto. E così il Source Code di Duncan Jones, uscito nel 2011, si compie di pochi componenti, alimentandosi di una continua suspense: c'è un treno in corsa; l'incontro con una donna misteriosa e mai vista; la sensazione perturbante di vivere una vita non propria; e infine l'esplosione. Una successione di eventi che si concludono per poi ripartire da capo e così all'infinito, almeno finché il Colter non riuscirà a disinnescare una bomba, traendo in salvo le centinaia di passeggeri lì presenti. Con Source Code Duncan Jones torna a giocare con i (mal)funzionamenti della mente umana al servizio delle tecnologie più avanzate. Ne consegue un meccanismo cerebrale e tecnologico che vive di vita propria, reso ancor più vivo dalla performance di un Jake Gyllenhaal convincente e introspettivo quanto basta per infondere mistero e sensazioni divergenti al proprio protagonista, così unico e così scisso in differenti personalità a ogni reiterazione temporale.

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BONUS: Se mi lasci ti cancello

Kate Wislet e Jima Carrey innamoratissimi in una sequenza di Se mi lasci ti cancello
Kate Wislet e Jima Carrey innamoratissimi in una sequenza di Se mi lasci ti cancello

Non sarà una realtà parallela, ma un'esistenza agognata, desiderata, perché apparentemente libera dal dolore della perdita, e della sofferenza di una rottura subita e non voluta. È la vita degli amanti perduti quella immaginata da Michel Gondry nel 2004 e sceneggiata da Charlie Kaufman in Se mi lasci ti cancello. Dopo due anni di amore Clementine (Kate Winslet) decide di affidarsi alla clinica Lacuna inc. per eliminare ogni traccia nella sua mente del suo ex, Joel (Jim Carrey). Una decisione dolorosa, sia per chi la compie, che per chi la subisce. E così, una volta scoperto il fatto, anche Joel tenta di sottoporsi al medesimo processo, ma i fatti non andranno secondo i piani. Ciò che ne consegue è una narrazione frammentaria, una giostra caleidoscopica dove l'immaginario si mescola al reale, il presente al passato, il desiderio al vero. Poesia composta di immagini in movimento e colorata da una fotografia accesa e onirica, Se mi lasci ti cancello è un labirinto della mente in cui perdersi per riassaporare il sapore dell'amore vero, quello che fa male al solo ricordo. Una guerra giocata lungo le trincee del subconscio, dove il ricordo combatte per resistere, e il cuore per eliminare.

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